Solo l’ampio mare (i sette mari di Corto)

Boris Battaglia | Una pietra sopra |

Originariamente apparso, con qualche problema di impaginazione, su “Comicon Plus” numero zero, 2019.

«Il mare non è niente di speciale…»

Cambogia

Nel fumetto, a differenza della letteratura, il mare non è certo uno dei topoi più frequentati. Non intendo in quanto luogo comune e tematico, da romanzo d’avventure conradiano, quanto piuttosto proprio come luogo geografico. C’è un motivo preciso per questo. Un motivo che va oltre tutti i vuoti significati simbolici e metaforici affastellati dalle tante interpretazioni psicologiche. Il fatto è che, come scriveva Ungaretti in quella meravigliosa poesia che è Finale (raccolta in Terra Promessa), il mare non è altro che un campo incolore.

Mentre le strade sono state tracciate, se non una volta per sempre, almeno per lunghi periodi, finché servono e vengono percorse, il mare è una tavola vuota, su cui lo sguardo non sa dove andare se non è stata tracciata una rotta. Usare il mare come luogo fisico del proprio racconto a fumetti richiede la capacità di tracciare rotte complesse in mezzo a qualcosa che non c’è. Creare il percorso dello sguardo mentre si crea lo sguardo.

Sono veramente pochi gli autori capaci di ottenere buoni risultati in questo. Hugo Pratt lo ha fatto, con tutto il corpus delle opere dedicate al marinaio per antonomasia: Corto Maltese. Personaggio che nasce dal mare e ne solca, seguendo una rotta che è anche il suo percorso di formazione esistenziale, ben sei. Anzi, in realtà, quasi Pratt lo abbia fatto per dar ragione a Kipling, sono sette.

«Sette mari piangerò
intorno a me
so che tu non tornerai
e da sola resterò
come un’isola sperduta»

Mina

UNO

La dimostrazione che il mare, l’oceano PACIFICO, sia per Hugo Pratt prima di tutto un luogo geografico su cui tracciare la rotta della propria narrazione, è già nelle prime tavole della Ballata del mare salato, in cui ci vengono date addirittura le coordinate esatte di dove si trova il nostro sguardo. Tra il 155° meridiano e il 6° parallelo sud. È esattamente qui che il capitano Rasputin in un’allegria di naufragi (mi si passi la citazione ungarettiana) incontrerà prima Pandore e poi Corto. L’oceano Pacifico è il mare che dà la vita a Corto Maltese (che viene letteralmente salvato dalle acque come Mosè) e nel quale, in qualche modo chiudendo un cerchio (la rotta), nell’ultima avventura, quella intitolata Mu, scompare colui che di Corto è stato la levatrice, colui che l’aveva salvato dalle acque. Quello di Rasputin, a conclusione di Mu, è l’ultimo naufragio. Siamo sicuri che approderà da qualche parte, ma non sappiamo dove.

DUE

Il ciclo di avventure successive alla Ballata, quelle ambientate in Sudamerica e nei Caraibi, si svolge nell’oceano ATLANTICO. Per arrivarci Corto deve aver doppiato Capo Horn. Non c’è dubbio su questo, il canale di Panama, anche se lo hanno terminato nell’agosto del 1914 non fu aperto ufficialmente fino al 1920. Poi c’è questa cosa: che i marinai che doppiavano il capo venendo dal Pacifico, si mettevano un orecchino a sinistra. Corto porta un orecchino sull’orecchio sinistro. C’è un piccolo problema però. Corto l’orecchino ce l’ha già nella Ballata. Probabilmente perché il Capo l’aveva già doppiato, nel 1905 quando lasciata la Manciuria (ne La Giovinezza) con Rasputin finiscono in Argentina.

Quindi il Pacifico non è il mare della nascita di Corto, ma il mare della rinascita, del nuovo inizio; l’Atlantico è il mare della traversata che, ciclicamente da un nuovo inizio porta a una fine.

Passando per Venezia.

TRE

Lasciato il Perù, Corto arriva a Venezia. L’ADRIATICO è un mare piccolo, stretto, non è il grande mare caraibico delle avventure dei gentiluomini di fortuna, dove servono le mappe e le rotte; qui volendo puoi navigare a vista. Infatti questo mare è una finestra sulla Storia (la prima guerra mondiale) e una porta verso l’oriente: è proprio quando mischiando le sue acque con lo Ionio, l’Adriatico diventa un altro mare, l’ EGEO, che comincia il lungo viaggio di Corto verso Samarcanda.

QUATTRO

Ma non è una cosa così immediata. Prima di intraprendere il lungo viaggio a oriente verso il proprio doppio, Corto deve chiudere la finestra sulla Storia e aprire quella sulla Leggenda.

CINQUE e SEI

Prima di affrontare la costruzione del proprio mito (da Samarcanda alle rose alchemiche) e poi la decostruzione stessa del proprio mito (Mu: e siamo di nuovo nel Pacifico, dove come già visto il cerchio si chiude), Corto dovrà affrontare la natura più profonda del mito e lo farà nell’unico luogo in cui si può fare: nel sogno. Addormentandosi sulle spiagge del MARE D’IRLANDA e svegliandosi sull’altra costa, dall’ altra parte, sulle spiagge del MARE DEL NORD,

Dove, sognandolo, imparerà il mito. Ma anche a essere assolutamente inutile.

E notare che quando lo fa, siamo praticamente tornati sull’Atlantico. Tutto si tiene nel ciclo di Corto, tutti i mari, lo abbiamo visto sono collegati.

SETTE

Si, ma non erano sette? Vero. Il settimo mare, in realtà non è un mare, funziona come un mare (non ha riferimenti per lo sguardo se non sia tracciarne il cammino tra le dune), ma è un lunghissimo approdo, che taglia in diagonale il ciclo di tutte le avventure di Corto, conducendolo in altri luoghi rispetto al mare: mettendo insomma in crisi la sua natura. È il DESERTO DANCALO, e come per l’oceano c’è bisogno di qualcuno che sappia tracciare la rotta, nel deserto c’è bisogno di tracciare il cammino, ma un marinaio non ha la perizia per farlo: qui, il desiderio di inutilità di Corto raggiunge il suo compimento, e passa il timone a un altro personaggio: Cush.

Destinato a tracciare una rotta che, come se avessimo doppiato il nostro Capo Horn, ci porterà addirittura in un altro ciclo narrativo. Quello degli Scorpioni del deserto.

Ma, per usare un luogo comune, un topos abusato delle chiusure narrative – un po’ come il mare- quella è proprio un’altra storia.

«quello che voglio lo posso prendere
e ciò che resta saranno abissi e deserto»

Murubutu

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Una risposta su “Solo l’ampio mare (i sette mari di Corto)

  • R Good

    Però Ungaretti definisce il mare “incolore campo” quando è privo di onde “più non muggisce”.
    La tua citazione è funzionale, je compri, ma sbagliata.
    Con ringraziamento per gli stimoli, salut.

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