Il mio nome è Byrne, John Byrne

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Lo confessiamo. Non ci piace guardare i siti italiani dedicati al fumetto. Per la maggior parte del tempo fanno un lavoro utilissimo: segnalano le ultime uscite, rendono comoda la consultazione dei comunicati stampa delle case editrici e propongono un’infilata di necrologi e notizie intorno ai fatti strani e diversi che sono state ospitate dai principali siti informativi americani e francesi. Non ci ha mai fatto schifo girare per il supermercato alla ricerca delle offerte e delle promozioni, però non possiamo negare che il fatto che la catena ci faccia recapitare nella cassetta postale il dépliant che le raccoglie e le impagina per classe merceologica può essere molto comodo.

Quando, orgogliosi del nostro snobismo, cediamo alla tentazione di guardarli, capita che troviamo cose interessanti. A volte addirittura degli articoli che ci fanno dire: «Accidenti, perché non lo abbiamo pubblicato noi?». Ecco, qualche giorno fa, in occasione dei festeggiamenti per il settantesimo compleanno di John Byrne, siamo incappati in un articolo scritto bene da un tipo che sembra non aver paura di raccontare storie per dare sostegno alle sue tesi e di esporsi come lettore.

L’articolo, pubblicato da Lo Spazio Bianco, s’intitola “È un uccello, è un aereo, no… è John Byrne”, è firmato da Marco D’Angelo e inizia così:

«1956, West Bromwich, Contea di Staffordshire (Inghilterra).

La vedete quella piccola casa laggiù? Avviciniamoci: mentre scende la sera, il vetro appannato della finestra fa filtrare i bagliori catodici di un televisore acceso nel piccolo salotto. Entriamo all’interno. C’è un bambino, seduto sul divano, di fronte allo schermo. Ha gli occhi che gli brillano e il fiato corto: ha appena scoperto che ci sono uomini che possono volare. Beh non tutti, ma quell’uomo sul canale tv della BBC, sì perché…
È più veloce di una pallottola! Più forte di una locomotiva! Può saltare grattacieli con un solo balzo! Può modificare il corso dei fiumi. Può piegare l’acciaio con le sue mani possenti. E lotta per tutti noi senza fine in nome della verità e della giustizia…
Perché – ora il bambino lo sa – quello non sono le storie di un uomo qualunque: sono le storie di un superuomo… Sono le avventure di Superman!»

Se riesci a non farti spaventare dalle immagini sottoposte a un insopportabile trattamento grafico gigione, puoi leggerlo tutto QUI.

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