Ombre nell’ombra

Quasi | Strani anelli |

Mentre, in quel 15 marzo del 1977, su Milano e hinterland «cadevano le prime ombre della sera», noi piccoli cittadini di nove anni, dopo aver guardato nel buio fuori dalla finestra (a marzo fa scuro ancora presto), in quel fuggevole passaggio che dalla cucina ci portava alla sala con il televisore, e avere ignorato un brivido d’inquietudine per tutto ciò che non riuscivamo a distinguere in quel buio fatto d’ombre e riflessi (quelli del vetro), ci sedevamo davanti al secondo canale. Erano le 20 e 40 e cominciava “SuperGulp”.

Probabilmente proprio grazie a quell’incipit, che apriva tutte le avventure del Nick Carter di Bonvi e De Maria, abbiamo capito che le storie, di solito, cominciano quando si spengono le luci e noi entriamo nel cono d’ombra delle nostre paure, ossessioni, voglie recondite. Ombre la cui natura è tutt’altro che lineare: anzi, è assolutamente contradditoria, controversa, carica di riflessioni estetiche, fisiche e filosofiche. Lo scopriremo al tempo delle scuole superiori, quando nel triennio ci toccherà studiare le tre cantiche dantesche. Qui la contraddizione delle ombre balza agli occhi con evidenza inevitabile. L’ombra è un’anima, ma per poter permettere alla storia di svolgersi è dotata di saldezza, di solidità fisica. È un gioco ricorrente, per esempio, in buona parte della pittura occidentale, dove l’ombra, come ci spiega Ernst H. Gombrich nel suo Ombre, richiama un’inclinazione di luce, e nelle superfici su cui cade, spesso verticali o orizzontali, una presenza-assenza (quella del corpo che la proietta). La storia nasce e si sviluppa nel nodo esatto tra questa presenza-assenza. Le storie sono ombre nell’ombra.

Lo impara presto lo stupido Peter Schlemilh, protagonista di un racconto di Albert von Chamisso splendidamente illustrato da Georg Cruiskshank, che vende la sua ombra al diavolo per un sacchetto di monete d’oro e per questo non potrà sposare la sua amata Mina. Un uomo senz’ombra è come un uomo senza storia, un reietto. Come lo scoprono, a loro spese, le quattro amiche del romanzo di Pier Carpi, Un’ombra nell’ombra (dal quale lo stesso Carpi trarrà un film nel quel purtroppo riuscirà a sprecare la presenza della bellissima Lara Wendell), che concedendosi al diavolo rinunciano a ogni futuro rapporto sessuale. Se le storie sono ombre, perdersi nell’ombra è un attimo. Il narratore conradiano della Linea d’Ombra invece sembra saperlo già benissimo come fare a non perdersi: «ci sono misteri e meraviglie a sufficienza nel mondo reale per andare a scomodare le follie del soprannaturale».

Se non abbiamo capito male da quello che abbiamo letto… no, non preoccuparti, non stiamo millantando di aver letto libri che ci annoiano già solo dal titolo, è stato sempre al tempo delle superiori, quando eravamo obbligati a studiare sul manuale di filosofia, che abbiamo imparato quel poco che sappiamo su Giordano Bruno. Cioè che in un libro intitolato proprio De umbris idearum, sostiene che sono proprio le ombre (cioè le immagini che noi percepiamo della realtà ideale) lo strumento basandoci sul quale possiamo articolare la nostra conoscenza della realtà. Al diavolo i diavoli, allora. Una volta che hai superato consapevolmente la linea d’ombra, il vento arriva e porterà la tua nave in un porto sicuro.

Quando i quattro amici, già protagonisti del programmatico e pirotecnico Ombre nell’ombra, di Paco Ignacio Taibo II, si ritrovano in una sorta di vent’anni dopo (Torniamo come ombre), sarà quello dei quattro che ci sta raccontando la storia, a rendere esplicita la chiara intuizione di Conrad:

«Chi mi ha incaricato di scrivere questo libro? Dio? Il diavolo? (Quale con la minuscola e quale con la maiuscola?) Una combinazione dei due? Un arcangelo colto e bibliofilo? Niente di tutto ciò. Per quanto ne so, un’entità più rispettabile: il caso.
Scrivo allora dalla mia stanza dopo una passeggiata vespertina. Scrivo con rabbia, senza pietà per la mia stilografica, e faccio loro pensare che la cronaca dei fatti sia romanzo. Che la realtà sia finzione. E loro credono (ne sono assolutamente convinti) che la finzione sia innocente.»

Questo strano anello è composto da:

  • tutti gli episodi di Nick Carter trasmessi su Raidue nel programma Supergulp, dal 1977 al 1981
  • Ernst H. Gombrich, Ombre. Rappresentazione dell’ombra portata nell’arte occidentale, Einaudi,1996
  • Albert von Chamisso, Storia straordinaria di Peter Schlemilh, Stampa Alternativa, 1997
  • Pier Carpi, Un’ombra nell’ombra, Ed. Nord, 1974
  • Joseph Conrad, La linea d’ombra, qualsiasi edizione ti capiti
  • Paco Ignacio Taibo II, Torniamo come ombre, La nuova Frontiera, 2019
  • Da tutto quello che manca, ché l’ombra delle idee è un argomento troppo vasto per avvilupparlo tutto in un anello solo.

Lo abbiamo accompagnato, per restare in tema, con un numero adeguato di quelle che, nei bacari di Venezia, chiamano n’ombra de vin.

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