Non è la caduta…

Quasi | Consigli per editori distratti |

Tra l’aprile e il marzo del 2007 si tenne a Parigi, all’Espace Niemeyer in Place du Colonel Fabien, una mostra delle tavole originali del Grido del popolo di Jacques Tardi. Invitata all’inaugurazione, Chantal Montellier (fumettista cui dobbiamo il ciclo noir dedicato ad Andy Gang e lo straordinario Shelter) rispose all’organizzatore legato al Partito Comunista, più o meno, con queste parole:

«Ho ricevuto il tuo invito a raggiungervi in Colonel Fabien per omaggiare Jacques Tardi e Dominique Grange, che riceveranno tutti gli onori dal Partito (che fortuna che hanno questi anarchici da salotto! se lo avessi saputo prima). Ti dico che verrei davvero volentieri, per sputare nei vostri bicchieri. Visto che onorate l’illustratore di un fascista come Celine e di quel collaborazionista di Geo-Charles Véran, con quel suo sinistro fumetto Jeux pour mourir

Ora, è vero. Durante l’occupazione nazista, lavorando al “Petit Parisien”, Véran fu probabilmente colluso con gli occupanti. Della sua vita sappiamo così poco che possiamo ipotizzare il suo collaborazionismo basandoci unicamente su questo fatto. Tuttavia questo non significa che Tardi, quando decise di fare un fumetto adattando il suo romanzo, lo avesse saputo (lui sostiene di no). Comunque, che lo sapesse o meno, non cambia niente.

Jeux pour mourir è un gran bel romanzo, teso, asciutto, con una prosa alla Leo Malet (e non ci stupiamo che Tardi ne sia rimasto affascinato). Pubblicato nel 1949, valse al suo autore il Grand Prix de la littérature policiére, l’anno dopo. Dopo un breve periodo di successo, il romanzo sparì dai cataloghi degli editori, per ricomparire solo nel 1989 ripubblicato dalle edizioni L’Atalante. È in questa edizione che, vivamente consigliatogli dal suo libraio di fiducia, finisce nelle mani di Jacques Tardi, il quale lo divora e decide di adattarlo a fumetti.

Quattro ragazzi, Cat (15 anni), La Fouine (15 anni), Mérou (12 anni) e L’Hérisson (9 anni), amici per la pelle conducono la loro esistenza tra le strade della periferia al tempo della ricostruzione postbellica. La storia si svolge in 4 giorni (come gli atti di una tragedia): un giorno per giocare; uno per aver paura; uno per uccidere; uno per morire. Quello che doveva essere un rito d’iniziazione verso l’età adulta, diventerà una discesa all’inferno. Non ci sarà nessuna salvezza. Nessuna pietà. L’infanzia si rivelerà mostruosa tanto quanto l’età adulta.

Le strade rappresentate da Tardi in questa storia, con le sue vignette così ampie e aeree, sembrano quasi preludere (il volume è del 1992) a quelle filmate da Mathieu Kassovitz, tre anni dopo, ne L’Odio. Stessa la tragedia finale. Ogni vignetta distribuita nelle 240 pagine di questo volume, con un uso del colore mai stato così indispensabile, è una dichiarazione di poetica e una presa di posizione ideologica (altro che anarchico da salotto!) che al termine della lettura, mai così veloce e al contempo intensa, ci lascia senza respiro. Con lo stomaco svuotato da ogni speranza. Devastati.

Probabilmente è per questo che non ne esiste ancora (a distanza di quasi trent’anni) un’edizione italiana. Sarebbe proprio ora di correre ai ripari.

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