La Coppa dell’ultima occasione

Mabel Morri | Play du jour |

Nell’ultima settimana di febbraio del 2019 io e famiglia ci concediamo un fine settimana a Roma. Il sabato pomeriggio passeggiamo in una assolata e primaverile Capitale, Campo dei Fiori, il trittico delle opere di Caravaggio dedicato al ciclo di San Matteo nella Cappella Contarelli della Chiesa di San Luigi dei Francesi, una cacio e pepe a Testaccio e poi un’incursione in un Roma Store.
Nei miei ricordi è quello in via del Corso ma sono sicura di esser voluta entrare anche in uno dietro Palazzo Chigi. Sono anni che desidero una maglia di Totti e una di De Rossi, ho temporeggiato talmente tanto che entrambi hanno smesso di giocare e non ho nemmeno la scusa di carriere brevi. Pigrizia, solo fannullona pigrizia. Eppure nel 2019 la maglia di De Rossi è appesa orgogliosamente a fianco dell’astro nascente Zaniolo.
Io sono troppo presa da chissà quale pensiero, gironzolo, osservo il soppalco della vendita biglietti, guardo i commessi che vestono con una tuta che costa almeno 70 euro da catalogo online e che loro usano come divisa, vedo una scala che va a un piano sottostante. Scendo. La stanza che mi si apre forse vuole essere interattiva, non saprei, non funziona granché e in ogni caso c’è troppa poca gente per attivare qualcosa di digitale. Ma il digitale è ciò che mi interessa meno in quella stanza, perché sotto una serie di teche, a scorrere dietro coppe e coppette e un facsimile della Coppa del Mondo, che anche se finta una sua emozione la procura, eccola, forse una copia anch’essa, ma che bella che è, che bella che è la declassata Coppa dell’ultima occasione, quella che le squadre provano a vincere gli ultimi mesi quando ogni speranza è andata. Eccola lì, maestosa e semplice: la Coppa Italia.

La Coppa Italia è talmente bistrattata dal calcio italiano e dalle società che lo compongono che persino il Trofeo Birra Moretti (che non esiste più) ha avuto momenti più alti.
Eppure è proprio quella coppa che negli ultimi anni è diventata l’ultima spiaggia per tutte quelle squadre che erano partite con intenti epici e invece si ritrovano a volte al decimo posto finanche sull’orlo della zona retrocessione. Fuori da tutte le competizioni, dalla corsa scudetto, dalla corsa persino dei preliminari di Europa League, la Coppa Italia concede l’accesso diretto alla vecchia Coppa UEFA e concede anche il classico “salvare la faccia”. Lentamente però sta ritornando a essere una competizione degna di nota, pur rimanendo sempre l’occasione per schierare le seconde linee.
Ovviamente, io adoro la Coppa Italia.
Adoro tutto ciò che è impopolare, che se fossi Fran Lebowitz farei ridere Martin Scorsese presumibilmente, ma essendo me stessa potrei persino riuscire in un incidente diplomatico.
Il tabellone al primo turno eliminatorio, quello cioè che rimane ai lati estremi della scacchiera e che viene tagliato man mano che ci si avvicina agli incroci delle partite più succose, è per me il classico brodo di giuggiole. RaiSport sceglie qualche gara e le trasmette una dietro l’altra, in quasi interminabili dirette che iniziano a volte anche alle 13,50 per finire alle 23, salvo tempi supplementari e rigori.
Partite come Imolese – Sambenedettese, Ravenna – Sanremese, Monza – Alessandria, Reggina – Lanerossi Vicenza, Pro Patria – Matelica di solito si giocano tutte nel primo turno eliminatorio, per, dal secondo, veder comparire altre di Serie B e qualcuna di A, quelle di metà classifica di A al terzo turno fino a quando, agli ottavi, vengono inserite le ammiraglie, le cosiddette grandi.

Ricordo un Maurizio Sarri ancora allenatore dell’Empoli, un Empoli fantastico, un giocattolino prezioso che ha conquistato le nuove generazioni e nelle cui file giocatori come Rugani venivano lanciati e quelli come Saponara sembravano finalmente aver trovato una loro giusta dimensione, lamentandosi della struttura, l’aver incontrato negli ottavi la Roma (La super Roma che insieme al Napoli si è alternata per almeno un lustro tra le migliori tre del campionato, la prima ça va san dire era sempre la Juventus) aveva evidentemente precluso un avanzamento che non sarebbe stato né scandaloso né tantomeno immeritato.

In molte altre coppe la formula è forse più meritoria, come in Francia o in Inghilterra: per dire, in Francia ancora si ricordano il piccolo Calais che arriva in finale contro il Nantes nella stagione 99/2000 che poi perderà ma che avventura!
In Inghilterra invece, nella mitologica F.A. Cup, nelle ultime settimane hanno parlato molto della partita del piccolo Marine Fc che gioca in quella che potremmo definire la nostra Prima categoria, ha perso contro il Tottenham prendendo 5 gol ma ricorderà quel pomeriggio per molto, molto tempo.

Come l’anno nel quale il Pordenone arrivò a giocare contro l’Inter al Meazza. Era la stagione 2017/18 e il neroverde Pordenone giocava in Serie C. Agli ottavi, avanzando e vincendo anche abbastanza clamorosamente, trovò l’Inter. San Siro, quella sera, viene travolta dall’onda neroverde e la gente parte da Pordenone anche senza biglietto. Il Pordenone se la gioca come fosse una finale mondiale riuscendo a rimanere sullo 0 – 0 portando i nerazzurri ai rigori, ai quali poi persero. O come l’anno nel quale sempre agli ottavi il Milan incontrò l’Alessandria: i ricordi corsero su ogni riga di giornali e servizi televisivi essendo dai grigi che venne scoperto e portato a Milano quel Gianni Rivera che segnò la storia del club rossonero e dell’Italia nazionale.
Crampi al 75esimo, infortuni muscolari, stanchezza sui novanta minuti, poca lucidità sotto porta dovuto al poco utilizzo, ma anche tigna pazzesca nei giocatori delle squadre piccole o delle serie minori, azioni sorprendenti, esultanze commoventi, gesti tecnici improbabili ma bellissimi proprio perché ce li si aspetta dai giocatori professionisti e meno da giocatori che in settimana magari lavorano in fabbrica.
Sono favole alle volte, calcisticamente parlando, e regalano emozioni.

Un film francese del 2012, Dream Team nella versione italiana rispetto al più bellino Les Seigneurs, racconta la storia di un ex calciatore sulla falsariga dei Campioni del mondo del 1998 (e con esso tutto la retorica della nazionale inclusiva e multietnica) si ritrova a dover allenare una squadra formata principalmente da pescatori sull’isola della Bretagna Île-Molène. Varie vicende si alternano fino a quando la squadra riesce incredibilmente ad avanzare in Coppa di Francia giocandosela ai rigori contro l’Olympique Marsiglia. Magari non è un capolavoro, ma è uno di quei film francesi che sposta l’attenzione dalla catalizzante Parigi e mette in luce la situazione di ciò che accade fuori la capitale, e non è sempre rose e fiori e che, in fondo, è banale ma davvero tutto il mondo è paese.

È un Claudio Ranieri visibilmente teso e arrabbiato quello che esce dal campo di Marassi rientrando negli spogliatoi dopo che la Sampdoria, da lui allenata, ha perso il derby di Coppa Italia giocata giovedì 26 novembre 2020, in uno dei giorni più tristi della storia del calcio: è quello che segue alla dipartita di Diego Armando Maradona.
Il Genoa, squadra che sta abituando a essere una continua pezza nella scellerata gestione del presidente dei giocattoli Preziosi (presidente della Giochi Preziosi), riesce a riprendersi dopo il bellissimo gol da fuori area di Verre e, nel secondo tempo, pareggia, passa in vantaggio e la chiude con tre reti di cui una doppietta di Scamacca, giovane ventenne perno della Nazionale Under 21 il cui cartellino è di proprietà del Sassuolo.
Proprio il Sassuolo giovedì 14 gennaio 2021 incontra la SPAL. È da qualche stagione che i biancoazzurri ferraresi sono tornati a veleggiare tra Serie A e Serie B, mentre il Sassuolo anno dopo anno prova a conquistarsi una posizione stabile nel massimo campionato. A maggior ragione sembrava un risultato abbastanza telefonato quello della vittoria dei neroverdi, sulla carta, perché sul campo il 2 – 0 con cui i ferraresi escono dal Mapei Stadium fa abbastanza notizia. Che poi è stato un turno di Coppa Italia pericolosissimo, perché il Milan con il Torino è finito ai rigori, la Juventus contro il Genoa ha dovuto far entrare Cristiano Ronaldo per i supplementari e l’Inter, sempre nella mezz’ora post novantesimo, l’ha risolta all’ultimo minuto contro la Fiorentina. Quasi che, quindi, la vittoria della SPAL poteva assolutamente rientrare nella pazzia di questa sessione.
O forse no, forse è tutto nella norma.
Rai Uno trasmette Atalanta – Cagliari. Lo 0 – 0 regge giusto il primo tempo. Nel secondo l’1 – 0 bergamasco è rimontato quasi subito dai sardi, poi il 2 – 1 dell’Atalanta regala contropiedi emozionanti con il Cagliari che spinge in tutti i modi per riacciuffare il pareggio.

Faccio in tempo a versarmi un altro goccio di vino e l’Atalanta ha segnato il 3 – 1 finale.

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2 risposte su “La Coppa dell’ultima occasione

  • Franco Borghesi

    Visto che si parla di Roma ,di Totti, di coppa Italia e di imprese di squadre provinciali, volevo integrare il pezzo con una partita del mio Cesena. è il 1 Febbraio 2017 il Cesena terzultimo in B affronta la Roma di Totti all’olimpico, è un quarto di finale e inaspettatamente i bianconeri di Romagna dominano la partita, ma sull’ 1-1 al 96° a un soffio dai supplementari, arriva un rigore GENEROSISSIMO per la Roma che Totti trasforma e porta la squadra giallorossa a giocarsi la semifinale con la Lazio. Gol storico di Totti, fra l’altro, perchè sarà l’ultimo gol ufficiale in carriera.

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    • Mabel Morri

      La Coppa Italia regala sempre emozioni dalle “piccole”. L’articolo voleva puntare l’attenzione su una competizione mal strutturata e bistrattata. Di certo, la storia cronologica della Coppa Italia meriterebbe più spazio che ahimè nei miei articoli, già lunghi, non c’è.

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