Post-it di febbraio

Paolo Interdonato | post-it |

Post-it è la rubrica di QUASI che ci piace meno. Ci pare un po’ fuori luogo una raccolta di consigli per gli acquisti in una rivista che mal si colloca nello spazio delle merci. Nelle pagine di QUASI non ci sono pubblicità, non ci sono tutti quei trucchi per catturare click e tap, non facciamo un uso agguerrito della comunicazione sui social network, non vogliamo giocare con quelle cose che ti fanno emergere nelle ricerche, addirittura, quando abbiamo un fascicolo di carta che ci piacerebbe tu comprassi, lo infiliamo in un posto al riparo dai siti di ecommerce che usi normalmente.
Però viviamo di contraddizioni: i fumetti li compriamo e alcuni ci sembrano utili e necessari. Allora che la carrellata di piccole pubblicità immotivate continui.
Siccome non sono, in alcun modo, capace di capire come funziona la programmazione delle uscite leggendo notizie e cataloghi, riassumo le cose che ho già visto in giro e sfogliato.

Non ho resistito di fronte alla copertina variant con la ragazza in salopette che fa le coccole al gatto: ho preso il primo volume di Insomniac After School di Makoto Ojiro. Uno studente e una studentessa insonni, che riescono a dormire solo di giorno, quando dovrebbero essere in aula, trovano un laboratorio dismesso e lo trasformano nel loro nido d’affetto e sonno. No, niente sesso. Poi ci sono i gatti e i corpi celesti. Divertente!

Patrice Killoffer è l’autore tanto delle 767 apparizioni di Killoffer quanto di Les Profondeurs, uno dei miei episodi preferiti di quel monumentale puzzle narrativo di Lewis Trondheim e Joann Sfar che si intitola Donjon. Coconino ha appena pubblicato In carne e ferro. Non ne so niente, se non che sembra in linea con il tema del mese di QUASI (“Allerta AI”) e che è in formato orizzontale, ha la copertina cartonata d’argento  e completamente privo di parole.

21 lettere è una casa editrice che fa pochissimi titoli. Dichiara di essere un editore di parole che nascono alla composizione dei ventuno simboli alfabetici che danno il nome all’impresa. Dall’anno scorso, però, ha iniziato a pubblicare dei libri che definisce – scatenandomi un sottile brivido di piacere, per l’evidente volontà di stare alla larga dalla locuzione “graphic novel” – fumetti. Ne sono usciti due, entrambi firmati da Jean-Jacques Sempé. Quello più recente si chiama Alcuni bambini ed è una raccolta di cartoon.

Ryoichi Ikegami è stato uno dei primi giapponesi sconvolgenti importati dalla Granata Press di Luigi Bernardi all’inizio degli anni Novanta (scorso secolo, scorso millennio). Un disegnatore incredibile che, in Crying Freeman (scritto da Kazuo Koike, lo sceneggiatore di Lone Wolf & Cub e Lady Snowblood), dava corpo a erotismo e azione. La sequenza in cui la pittrice ritrae l’assassino il cui volto bellissimo ha visto con un realismo tale da non accorgersi che quello si è sostituito al dipinto è magistrale (e può essere solo fumetto). Star Comics ha recentemente rispolverato Sanctuary, un’altra serie pubblicata per la prima volta in Italia sulle testate di Granata Press. Mentre ad Angoulême c’è una mostra dedicata ai lavori del mangaka (durerà fino alla metà di marzo), arriva in libreria, in queste prime settimane del 2023, Yuko, un volume che raccoglie otto storie brevi realizzate da Ikegami nel corso degli anni Novanta. È un bell’oggetto, pieno di azione ed erotismo. Se non ho capito male, all’inizio di marzo uscirà un altro volume che raccoglie storie brevi pubblicate da un giovane Ikegami sulle pagine della rivista “Garo”.

In edicola è uscito il quarantaquattresimo numero di “Dylan Dog Color Fest”. Una storia composta dalle canoniche 96 pagine di fumetto bonelliano, realizzata interamente da Marco Galli. Il progetto di quella collana è chiaro: si prenono autori che di solito non stanno sulle pagine delle collane dedicate a “Dylan Dog” e si chiede loro di raccontarci una storia a colori. Sarebbe stata un’idea eversiva in anni in cui la divisione dei mercati era netta, adesso – in questi tempi di assoluta fluidità dei generi narrativi – quelle pagine scatenano meno emozioni. Qui però c’è Galli e fa tutto. E allora ne vale la pena. In realtà Galli fa quasi tutto, perché in Bonelli – si sa – il lettering non si può lasciare all’autore. Le parole nel balloon (in qualche pagina decisamente troppe), che sono la visualizzazione del fiato che diventa suono, sono l’anima del personaggio, e quella appartiene all’azienda. Almeno fino a quando durerà la concessione d’uso da parte del Creatore.

Shun Umezawa è bravo! Se hai letto Sotto un cielo di collant, già lo sai. Per un caso fortuito, me lo sono ritrovato tra le mani nello stesso periodo in cui leggevo Seventeen di Baron Yoshimoto. In entrambi i volumi ci sono storie di studenti, sfigati e losers collocate a mezzo secolo di distanza le une dalle altre. Mi è parso che le due raccolte si parlassero con un’intelligenza finissima. Appena ho finito di leggere Sotto un cielo, ho scoperto che era in corso di pubblicazione Darwin’s Incident, sempre di Umezawa. A oggi ne sono usciti due volumi ed è una storia potentissima, con un supereroe fichissimo, i grandi poteri, le grandi responsabilità e un discorso accesissimo intorno alle questioni del nostro vivere su questo pianeta (così acceso che Animal man e Morrison, spostateve!). A giorni esce Utopias, raccolta dei nove fumetti brevi dell’esordio di Umezawa. Un altro giapponese da seguire con spasmodica attenzione.

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