Piogge animali

Elisabetta Stella | Raccolta indifferenziata |

Freddy: What a filthy job.
Igor: Could be worse.
Freddy: How?
Igor: Could be raining.
A CRACK OF THUNDER…

Mel Brooks, Young Frankenstein (1974)

Potrebbe andare peggio… potrebbe piovere. Sì, ma cosa? Cosa potrebbe cadere da lassù?

Rane. Potrebbero piovere rane. Nella celebre sequenza del film Magnolia (1999) di Paul Thomas Anderson improvvisamente, è sera inoltrata, piovono rane. O meglio, è un acquazzone di rane. E non si tratta di rane comuni, le Pelophylax esculentus, piccole creature (9-12 cm) verdi o brune maculate. Pare che le rane piovute in Magnolia, tutte di gomma o ricreate tramite la computer graphic, siano copie conformi delle Lithobates catesbeianus, note come rane Toro o rane Bue per il caratteristico verso che emettono, simile a quello dei bovini. Questa pioggia di anfibi grandi almeno 20 cm (zampe escluse!), del peso variabile tra i 750 gr e il chilogrammo e mezzo, è frutto dell’immaginazione iperbolica del regista o potrebbe capitare realmente? «But it did happen», per citare nuovamente Magnolia.

Al di là del riferimento biblico, a quanto pare sconosciuto al regista, – l’invasione delle rane, una delle dieci Piaghe d’Egitto – piogge di animali sono rare ma accadono davvero fin dall’antichità (uno dei primi a segnalarle è stato Plinio il Vecchio nel I° secolo d.C.).

Nella maggior parte dei casi la spiegazione scientifica concerne la forza di alcuni di venti a bassa quota. Piccoli (o grandi!) tornado chiamati trombe marine, rasentando superfici acquatiche di varie dimensioni e portata, risucchiano acqua e tutto ciò che contiene trasportandoli a chilometri di distanza per poi pioverli al suolo. Nel corso del 19° secolo il meteorologo americano Charles Fort documentò molti di questi eventi bizzarri, tra cui piogge di rane (vive e morte), di pesci, lumache, serpenti e anguille. Se all’epoca Fort fu considerato da parecchi scienziati una specie di pazzo assolutamente inattendibile, oggi le piogge di animali sono un fenomeno ampiamente accettato, documentato e chiarito dalla comunità scientifica.

Nel 1873 piovvero rane a Kansas City. Dato che non c’erano bacini d’acqua nelle vicinanze la prestigiosa rivista scientifica Scientific American concluse che un tornado o una tremenda tempesta anomala doveva averle raccolte altrove e scaricate lì, una volta perduta la sua forza catalizzatrice. Caso simile si verificò nel 1882 in Iowa e gli scienziati dell’epoca ipotizzarono che piccole rane comuni fossero state avvolte da una potente corrente ascensionale, congelate in grandine e quindi, scemato l’impeto del tornado, precipitate a terra. Fra gli aspetti più interessanti delle piogge animali vi è la loro omogeneità. Quando piovono rane, piovono solo quelle. Se invece piovono pesci, piovono solo pesci e non anche altre forme di vita o materiali. Questo perché le trombe marine scaricano oggetti dello stesso peso nel medesimo momento. Quindi le rane cadranno tutte insieme, all’unisono, proprio come nel film Magnolia.

Piogge animalesche sono accadute anche in tempi più recenti. Nel 2005 una pioggia anfibia si è abbattuta su Odzaci, città della Serbia nordoccidentale. A febbraio 2010 a Lajamanu, in Australia, sono piovuti centinaia e centinaia di pesci persici, raccolti a piene mani dalla gente del posto, per nulla o poco spaventata. Altre segnalazioni di simili fenomeni si sono registrate recentemente in Giappone, Uruguay, Gran Bretagna, Ungheria, Norvegia, Stati Uniti. In It’s Raining Fish and Spiders, il meteorologo statunitense William Howard Evans racconta che piogge animali cadono in media 40 volte all’anno e un po’ in tutto il mondo. Oltre a pesci e anfibi, possono piovere vermi, meduse, iguane, polpi, granchi, ragni e persino alligatori. Sì, nessun errore di battitura. Alligatori.

Dalla pioggia di pesci ai pesci della pioggia

Ci sono piogge di pesci che trascinati e imprigionati in furibonde trombe d’aria, a un certo punto si schiantano al suolo, tutti insieme, alcuni vivi altri non più. E poi ci sono i pesci della pioggia, creature marine che prendono vita proprio durante i temporali.

Lois Ehlert, Fish Rain (2016)

«When blue sky turns gray and it rains all day, sometimes rain fish come out and play. They swim among discards and debris. Do you see them, too? Or is it just me?».

I pesci in questione sono illustrazioni-collage fatte di quelle piccole cose che galleggiano sui rivoli d’acqua in una giornata di pioggia: un pezzo di giornale con un occhio di conchiglia e un sorriso di piume; un frammento di cartone con un occhio a buccia di arancia e una pinna che è una foglia. L’illustratrice americana Lois Ehlert ci immerge nel meraviglioso mondo dei pesci della pioggia, apparentemente così lontano dal pianeta delle rane che piovono dal cielo. Ciò che in fondo li accomuna è l’inatteso, l’inaspettato, l’imprevedibile: degli animali che piovono sui tetti, nelle case e sull’asfalto di una città; dei pesci-collage che nascono da rifiuti, scarti, detriti buttati da chiunque per strada e che vedono la luce nei giorni di pioggia, galleggiando qua e là. Se le piogge di animali sono eventi che succedono, sì, ma piuttosto raramente, i pesci della pioggia li incontriamo più spesso di quanto crediamo. Basta farci attenzione: alle pozzanghere, ai canali di scolo lungo i bordi dei marciapiedi, ai tombini intasati di pioggia, spazzatura e fogliame. Eccoli, i pesci della pioggia. Li vedete anche voi? Vivono e muoiono in un battito di pioggia.

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