Chi è Francis Kéré, vincitore del Pritzker Architecture Prize?

Lella Parmigiani | Interni |

Diébedo Francis Kéré è il primo architetto del continente africano a cui è stato da poco assegnato il più prestigioso premio di architettura, il Nobel dell’architettura ,il Pritzker Prize, spesso precedentemente riservato agli archistar.
Ho sentito parlare per la prima volta di Kéré da mio figlio, iscritto all’Accademia di Architettura diretta da Mario Botta a Mendrisio, una decina di anni fa.
A Mendrisio i docenti provengono da tutto il mondo. Insegnano in inglese e il primo anno non si usa il PC. Si disegna a mano, perché un architetto impari a usare la matita per pensare.
Kèrè insegnava da poco tempo. Si era laureato in Germania nel 2004, diplomandosi con il progetto della Ganda Primary School, una scuola per il villaggio in cui era nato. Già trasferitosi in Germania per laurearsi, qualche anno prima, nel 1998, aveva fondato, con alcuni amici, l’associazione Schulbausteine für Gando (che oggi si chiama Fondazione Kéré), per raccogliere fondi per la realizzazione del progetto, perfezionando metodi sostenibili per costruire con materiali tradizionali e manovalanza locale.
Le richieste d’iscrizione ai suoi corsi a Mendrisio erano innumerevoli e non tutti riuscivano ad accedervi. Il corso comprendeva un workshop in Burkina Faso, presso cantieri nei villaggi nei quali bisognava collaborare con gli abitanti della comunità alla costruzione degli edifici. Si usavano materie come l’argilla e il fango e si impiegavano tecnologie elementari.
Kèrè proviene da un paese in cui l’80% della popolazione è analfabeta e il 45% vive sotto la soglia di povertà. Un paese che ha subito poche settimane fa, il 24 gennaio, il terzo colpo di stato, di cui, per altro, sulla nostra stampa non si legge niente .
Da sempre progetta con l’obiettivo di migliorare la qualità di vita con poche risorse, in ambienti estremamente difficili, con un’architettura sostenibile e a basso costo. Usa l’ architettura per emancipare le persone e far ricadere produttività sul territorio.
Agli studenti il suo messaggio arrivava chiaro e forte.

Kèrè nasce a Gando nel 1965 in un piccolo villaggio del Burkina Faso, fatto di 3000 capanne. È figlio del capo villaggio e abbandona Gando a sette anni per  frequentare la scuola. Vince un paio di borse di studio e si trasferisce a Berlino per frequentare l’università. Lavora e studia.
Mentre frequenta architettura, progetta la Ganda Primary School, la scuola per il suo villaggio, che è un posto, come tanti, senza acqua né luce.
I parametri che deve considerare per progettare sono il clima, i costi, la fattibilità e le risorse.
La Ganda Primary School è un edificio di mattoni, fango e argilla, meno deperibili rispetto ai metodi tradizionali, facilmente trasportabili, più robusti , isolanti ed economici.
Il materiale viene prelevato scavando e preparato sul luogo.
Il grande tetto in lamiera, la copertura più economica in uso in quasi tutte le capanne, qui viene usato in grande ampiezza per preservare i mattoni da piogge e sole. Per non subire all’interno dell’edificio il surriscaldamento del metallo, la lamiera poggia su un sistema strutturale di travi di legno che non necessitano dell’ausilio di macchinari. Tutto viene montato a mano, per creare un intercapedine a ventilazione naturale.
Tra il tetto in lamiera e le aule viene posizionato un soffitto in argilla perforata in modo che l’aria calda che entra dalle finestre possa uscire dall’ alto.

il villaggio intero partecipa alla costruzione. I bambini raccolgono le pietre, le donne portano l’acqua. Ogni costruzione, ogni capanna, viene costruita da tutti. In linea con questa pratica culturale, sono state sviluppate e migliorate le tecniche a bassa tecnologia, sostenibili, in modo che gli abitanti del villaggio di Gando potessero partecipare al processo.
La scuola è costata solo 50.000 dollari ed è un modello per semplicità e fattibilità. Ha ricevuto l’Aga Khan Award for Architecture nel 2004 ed è diventata un punto di riferimento nei paesi vicini.

Laureato, torna in Burkina Faso e costruisce edifici, scuole, ospedali; a basso costo, usando manodopera locale e materiali del luogo. Attento al massimo sfruttamento delle risorse locali, studia la raccolta delle acque piovane, canalizza al riuso le acque nere, progetta la ventilazione passiva naturale.
Insegna a Harvard e a Yale.
Oggi è in corso la realizzazione del suo progetto per il Nuovo Parlamento del Burkina Faso, pensato per essere uno spazio anche per la collettività.
La giuria Pritzker, per motivare la scelta di Kéré, dice:

«La sua sensibilità culturale non solo offre giustizia sociale e ambientale, ma guida tutto il suo processo, nella consapevolezza che è il percorso verso la legittimità di un edificio in una comunità.»

Kéré spiega:

«Spero di cambiare il paradigma, spingere le persone a sognare e a sottoporsi al rischio. Non è perché sei ricco che dovresti sprecare materiale. Non è perché sei povero che non dovresti cercare di creare qualità.»

Kéré ci mostra il valore politico dell’architettura
Ecco chi è.

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