AI AI AI AI, CANTA Y NO LLORES: Ovvero: come ho imparato a non preoccuparmi e ad amare l’Intelligenza Artificiale

Stefano Tevini | Due calci al balloon |

Driiiiiin!
«Buongiorno, desidera?»
«Sto cercando John Connor.»
«Un attimo, glie lo chiamo, è su che disegna. Chi lo desidera?»
«Terminator.»
«Joooooohn! Esci da quella camera che c’è un signore gonfio di steroidi col fucile a pompa che ti cerca!»

Io li vedo così, gli illustratori. E i fumettisti. E gli scrittori. Di recente. Ma secondo me non è finita qui. C’è, o a breve ci sarà, un John Connor in ognuno di noi. O quasi. Vi vedo, eh, che v’immaginate a capo della resistenza contro le macchine che hanno conquistato il mondo e cercano in ogni modo di soffocare gli ultimi fuochi di ribellione degli esseri umani. Della serie, lavorate con l’immaginazione e alla fine la roba più avanti che vi esce dalla testa parlando di IA è la variazione sul tema di un film che già nell’84 è derivativo perché prima ancora c’era quell’altra pellicola con Yul Brinner che vabbè, non sto a tirar fuori Čapek perché fa molto mattone polacco di autore morto suicida copie vendute due. Anche perché RUR vendette bene ai suoi tempi. Sta di fatto che se il frutto dei vostri sforzi è quello lì forse un’IA che vi sostituisce non è proprio del tutto un’idea pellegrina.

Sì, perché da Midjourney in avanti lo scossone è quello. Il ruolo dell’artista messo in gioco. Qualcuno minimizza, qualcuno è preoccupato, qualcuno urla non ci avrete mai. Certo, ditelo ai lampionai, che dopo l’avvento della luce elettrica un problemino di ricollocamento lavorativo l’hanno pure avuto. Il punto, con la tecnologia, è per lo più uno: stacce. Dopodiché, sostituirà il lavoro unico e prezioso degli artisti dal cuore delicato? Boh. Forse, forse no, ma in ogni caso la tecnologia difficilmente si ferma. Succede nel caso di vicoli ciechi, come le Girojet, pistole che al posto dei proiettili sparavano dei piccoli razzi autoalimentati. Un concetto esteticamente molto figo ma non troppo pratico. Oppure succede in caso di processi storici grandi e tendenzialmente non troppo piacevoli, come la caduta dell’Impero Romano o l’apocalisse, e allora il problema non è l’IA cattiva che ruba il lavoro all’artista dal cuore di panna, lì sono uccelli per diabetici sul serio. Per il resto la tecnologia va avanti. Voglio dire, guardiamo il nucleare, con tutto l’immaginario pauroso & postatomico. Non abbiamo mica smesso, di fare ricerca sul nucleare. Abbiamo a malapena smesso di tirarci in testa le bombe atomiche e non è mica detto neanche lì, che di tanto in tanto la lancetta del Doomsday Clock si sposta di un petosecondo verso la mezzanotte ma senza Alan Moore ai testi. Quindi, lamentele e cuori delicati che vanno in frantumi a parte, ‘sticazzi, questo lo sviluppo delle IA andrà avanti per quanto possibile e se ne sarà in grado ci sostituirà. Scrittori, illustratori, artisti in generale. Statece.

Anche perché, e qui io lo so che mi tirerò addosso strali e madonne assortite, la maggior parte degli artisti non è fondamentale. La maggior parte degli artisti è derivativa, riassembla, imita, e non dico che non lo faccia bene o con risultati anche ottimi, ma in quanti veramente alzano l’asticella della disciplina in cui si cimentano? Quelli che, probabilmente, dall’IA non hanno granché da temere.

Inoltre, se qualche artista sparirà, saranno quelli che lo fanno per il soldo. Perché probabilmente un’IA costerà meno di un illustratore, di un copy, di uno sceneggiatore, di un colorista destinati a prodotti commerciali che pertanto debbono fare profitto quindi se costano meno è meglio. Ma pare che questo non sia un problema dei soli cuori di panna, ammesso che di problema si possa parlare. Fermo restando che di proiezioni, scenari ipotetici e grandi forse si parla, l’automazione potrebbe (condizionale, ammesso e non concesso) rendere inutili molti altri lavori. Mica solo quello dell’artista che, se artista è davvero, sticazzi. Disegna lo stesso. Scrive lo stesso. Suona lo stesso. Perché, piaccia o meno, il sistema in cui viviamo è questo. Le velleità sono un lusso, conta l’efficienza, conta fatturare, meno costi, meno sbatti, più margine. Solo che quando tocca a te ti si stringono le chiappe. E invece no, stacce. Se ci tenevi lo fai lo stesso, se no forse non ci tenevi così tanto.

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