Feticcio misto

Titti Demi | Feticci |

Fritto misto su tovaglia di carta e quartino di bianco della casa. Un classico da queste parti. Prima che le orde barbariche dei turisti di lusso invadessero il Salento, un buon fritto misto o di paranza lo trovavi fatto come si deve ovunque, e sotto le diecimila lire.

Noi preferivamo comunque le bettole di mare. Trattorie di pescatori a picco sulla scogliera con camerieri senza un braccio, reduci dalla pesca con le bombe, camerieri con le magliette sudate e piatti di plastica non riciclabili. Ma il pesce era buono, fresco di pesca, e, anche se a trent’anni ancora vivevamo di precariato ed eravamo poco più che pezzenti, la cena di pesce al mare, con ancora le infradito e il bikini bagnato era il must delle serate agostane, prima di disperderci a frotte lungo le due coste, lo Ionio e l’Adriatico. E poi si andava alla ricerca di musica e di albe sulla spiaggia, o discorsi lunghissimi con gli amici che ripartivamo per le loro case studentesche al nord a settembre.

Gli amici del nord, compagne e compagni di studentato, se me venivano giù da noi a scroccare le vacanze. Venivano accolti a botte di stanati di parmigiana dalle nostre mamme, a pranzo e a cena, e, una volta detto ciao alla famiglia, si accampavano abusivamente nella campagna che scende fino al mare. Una tenda e sacchi a pelo, che tanto fa caldo, e con spirito promiscuo. Il campeggio per eccellenza era quello di Torre Sant’Andrea a ridosso del “Babilonia”, bar sul mare in cui si è fatto il reggae salentino. Centinaia di tende, i bagni di notte, gli amori facili e passeggeri, e il fritto misto, in questo caso, va bene anche da asporto, con litri di bianco in bottiglie di plastica da assaporare mentre si guarda il tramonto, giovani e felici.

Gli anni Novanta li passammo così, poi arrivarono i finti tarantolati italiani e stranieri, in tutte le piazze. Eravamo folkloristici e quelli giunsero da ogni parte per gustarsi questi momenti antropologici. Il fritto misto – ma anche ciceri e tria – divenne cibo di culto. Per primi arrivarono i fricchettoni , poi tutta la sciacquatura New Age con cui la Milano da bere puliva i bicchieri del Negroni. Tutta gente che lo spirito imprenditoriale ce lo ha sempre e comunque. E, infatti, si comprarono trulli e trulletti. Ultimi giunsero gli stranieri ricchi del Nordeuropa.

I primi furbi furono i possessori di case estive. Poi arrivò il fiuto del mercato: finanche nelle più sprante osterie resistono solo le tovaglie di carta a quadretti che fanno ancora indigeno, ma gran parte di noi ha dovuto rinunciare al dopomare e al fritto misto tutte le sere.

Quando arriva il grande turismo è così. Ci portano bellezza ma ce ne tolgono anche tanta.




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