Se non hai niente da dire…

Emiliano Barletta | Derive di Quasi |

Quando ero bambino, durante le feste, la nostra casa era piena di parenti. Spesso gli adulti chiacchieravano senza sosta, creando un sottofondo di risate e voci accoglienti. Io restavo in silenzio e gli ascoltavo affascinato. Poi, di solito dopo un sospiro o un colpo di tosse, calava il silenzio. Gli argomenti erano esauriti. A quel punto, c’era sempre qualcuno che riempiva quella pausa dicendo: «Poteva andare peggio». Tutti iniziavano a sorridere e l’ultimo che aveva parlato rispondeva: «Poteva piovere». E dopo una risata si riprendeva la discussione su un nuovo argomento.

Durante gli anni Ottanta, un film insolito come Frankenstein Junior veniva regolarmente proposto nelle TV private tra Natale e Santo Stefano – molto prima che Una poltrona per due gli “rubasse” questo ruolo. A pensarci ora è strano che un film comico, vagamente sexy-horror, fosse trasmesso durante le feste. Proprio nel periodo in cui gioia e armonia riempivano la programmazione televisiva. Era strano, ma questo contrasto faceva di quel momento un ricordo indelebile. Proprio come il profumo acre delle bucce di mandarino, il rumore appagante delle noci schiacciate o il guardare gli adulti giocare a carte avvolti nel fumo azzurrino delle sigarette MS. Il film di Mel Brooks era il mio film di Natale. Quello zio che vedi solo durante le feste.

Del film amavo il rapporto tra Aigor e Frankenstin, le situazioni paradossali e quei momenti occasionali in cui i personaggi si rivolgevano direttamente al pubblico. E poi i cavalli che nitrivano al solo sentire il nome di Frau Blücher. Per non parlare delle battute più celebri che venivano da noi anticipate o delle risate scatenate ancor prima che la situazione comica si verificasse.

Ma quello che adoravo di più era osservare gli adulti imbarazzarsi durante certe scene del film. Da bambino, forse non comprendevo appieno, ma trovavo affascinante il modo in cui cambiavano espressione e si scambiavano sguardi di rimprovero o di imbarazzo.

Col tempo, quella tradizione si è persa. O meglio, io dico tradizione, ma nei ricordi di un bambino, anche tre o quattro Natali trascorsi così sembrano riti scolpiti nella pietra.

Ancora oggi, durante le feste di Natale un paio d’ore le dedicato al buon vecchio zio Frankenstein jr. Anche quest’anno ci siamo ritrovati ormai alla soglia dei cinquant’anni (entrambi siamo del 1974). Poi, ormai adulto, quando mi trovo a parlare con altre persone, per rompere il ghiaccio nei momenti di imbarazzante silenzio, dico spesso: «Potrebbe andare peggio». E ogni tanto, sfortunatamente non sempre, qualcuno risponde con un sorriso complice: «Potrebbe piovere».

Ti è piaciuto? Condividi questo articolo con qualcun* a cui vuoi bene:

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

(Quasi)