Il senso della lavanda e del Saraceno di Vincenzo FIlosa

Titti Demi | post-it |

Pare che la lavanda abbia un sacco di proprietà. Sembra che il suo odore influisca anche sull’umore con un’azione calmante e leggermente antidepressiva.
Io ne faccio un uso massiccio. Uso dieci gocce di olio essenziale nell’acqua per lavare il pavimento e cinque nel diffusore all’entrata di casa. Siccome è anche antibatterica, spero che funzioni meglio, e con meno impatto sull’ambiente e sui polmoni, di tanti detersivi industriali.

Durante l’ultimo viaggio in Francia, me ne sono procurata dei sacchetti. Abbastanza, ma non quanti avrei voluto.

Ieri ho deciso che era il giorno ideale per il grande riordino del salone-laboratorio. Fuori piovigginava e per me, dopo la neve, la pioggia è il secondo cataclisma che mi può ammazzare una giornata. Allora, ho acceso la TV che funge ormai solo da radio e mi sono tirata su le maniche.
A fine lavori in casa si respirava questo odore di prato viola. Lo sapevi che per il suo odore la lavanda veniva usata per fare talismani d’amore?
Potrei raccontarti che ieri, dopo aver lavato i pavimenti, ne ho preparato uno, ma non è andata così. Quando mi è venuta fame, ho messo in pentola un risotto alla milanese liofilizzato: si è rivelato niente male, ma tutta ‘sta atmosfera di lavanda non poteva andare sprecata. Allora ho preso il plaid più caldo e ho abbracciato il mio lapin e ho verificato se l’incantesimo d’amore funzionasse con il Saraceno, l’ultimo fumetto del Filosa.

Non sono una critica, e forse nemmeno davvero una lettrice di fumetti. Normalmente guardo e basta, stavolta ho anche letto con piacere.
Il saraceno è un libro che fluisce: una narrazione per libere associazioni, per la quale i tempi confluiscono e nella quale non è importante quello che veramente è accaduto ma la rappresentazione. Un filo narrativo che unisce tre generazioni, in cui il passato scatena eventi in relazione causa-effetto e il ricordo e la parola sono forse salvifici, o forse no. Arrivata alla fine della storia di Italo Filone, personaggio e proiezione di Vincenzo Filosa, mi è rimasto addosso il vero senso della terapia: si guarisce solo dicendo il proprio vissuto.
Il saraceno te lo fa guardare, quel vissuto, come al cinematografo: i disegni, il ritmo, la sceneggiatura. Tutto perfetto.
E non solo per quel buono odore di lavanda.

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