B. 2 – Pagine 12-13 (2 di 2? mi sa di no)

Alessandro Lise | Leggere Rusty Brown |

La narrazione

La scena inizia fuori casa; Rusty viene sbattuto in cortile a spalare la neve. In questa doppia pagina non vediamo altri personaggi, ma sentiamo la voce di W.K. “Woody” Brown (padre di Rusty) e quella di sua moglie. Woody apparirà per la prima volta a pagina 15 e sarà uno dei protagonisti del fumetto; la moglie, invece, la vedremo brevemente in un paio di flashback verso la metà del libro e in una piccola scena nel quarto episodio, verso la fine.

Rusty è in scena da solo. Ha portato con sé Supergirl, nella tasca interna della giacca (“Profuma ancora di regalo di Natale”, pensa). Con lei parla sempre a voce alta, come se fosse un personaggio reale, vivo – e in effetti lo è, nella sua immaginazione, come vedremo più avanti. Ma è chiaro, da queste due pagine, che Rusty ha un problema con la realtà: non si limita ad avere una fantasia vivace, Rusty fugge appena può da un mondo con cui non riesce a stabilire alcuna relazione e del quale non capisce le regole.

Ma andiamo con ordine: nelle prime quattro vignette, Ware crea il collegamento narrativo con le pagine precedenti: nella prima, il padre continua con i suoi modi bruschi (“E non ciondoliamo! è già abbastanza tardi!”); nella seconda, Rusty parla con Supergirl così come le parlava a letto. L’immaginario di Rusty è colonizzato dai supereroi: è un vero nerd, non si pone il problema della neve, del freddo, della scuola o del suo rapporto con i genitori: nella quarta vignetta si accende un barlume di verità (“Se stessi davvero con Supergirl…”), subito messo a tacere da una domada più pressante: come funzionano i raggi di calore? Queste due battute di Rusty riproducono in piccolo quello che accadrà nello sviluppo della scena: un accenno di realtà spazzato via, o meglio, sotterrato sotto una fantasia “supereroistica”.

Le due vignette centrali si aprono in verticale, verso l’alto, e creano un diversivo che cambierà la direzione narrativa della scena. Qui, Rusty, stranamente silenzioso, ascolta i genitori che discutono; è lui stesso la causa di un litigio di cui forse abbiamo perso la parte iniziale (“Senti, quel ragazzino deve imparare la responsabilità” / “M-ma… William… ha appena compiuto otto anni…”).

Intervallo

Da un punto di vista grafico la doppia pagina è divisa in tre sezioni che occupano ognuna lo stesso spazio con questa scansione: 1. quattro vignette quadrate, 2. due vignette rettangolari verticali, 3. altre quattro vignette quadrate; la sezione centrale, divisa dalla piega delle pagine, ha le vignette più grandi e, allo stesso tempo, la minore quantità di dialogo: Rusty qui fa una pausa, si mette in ascolto dei genitori. Questa suddivisione grafica corrisponde anche a una scansione narrativa: una prima parte che imposta una situazione normale; un “incidente” che crea una frattura; uno sviluppo imprevisto con “epifania” (e poi, nella pagina successiva, l’epilogo).

L’ingrandimento delle vignette permette al lettore, prima di tutto, di vedere da dove provengono le voci (dalla finestra del piano di sopra: una finestra chiusa), ma, anche, aumenta il senso di pausa, di silenzio, attorno a Rusty, e amplifica l’effetto di distanza della voce dei genitori, che risulta leggibile, ma smorzata (anche grazie al lettering più piccolo: ne riparleremo). Il litigio dei genitori prosegue anche nelle quattro vignette successive, ma non è più la parte centrale della narrazione, agisce da contrappunto all’invadente monologo di Rusty.

Il senso di Rusty per la realtà

Nelle quattro vignette finali le cose si fanno più interessanti: Rusty ascolta i genitori litigare; non coglie il senso del dialogo, ma solo il tono della voce: i genitori urlano, Rusty si preoccupa che i vicini possano sentirli. Pensa: “Urca, lo saprà tutto il quartiere cosa succede a casa nostra!”, con una frase che non sembra un pensiero autonomo del bambino, ma la ripetizione di qualcosa che ha sentito dire dagli adulti; il lettering, così piccolo, confermerebbe questa ipotesi, perché non rappresenta un suono amplificato e forte, ma rende l’effetto delle voci attutite; anche le onomatopee sono proporzionate al tono della voce dei genitori: evidenziate in rosso, certo, ma più piccole anche dell’onomatopea nella prima vignetta.

Da qui Rusty riporta l’attenzione sul suo mondo interiore: non sono i genitori che parlano forte, è lui (e solo lui) che riesce a sentirli, perché ha sviluppato un super-udito!

Questa presa di coscienza inizia con due voci che si intersecano (dicevamo prima, come un contrappunto): quella di Rusty e quella della madre (R.: “Spettaunattimo… A meno che…”; madre, da lontano, con due ballon uniti: “William… caro…” / “… lui non è… un bambino molto forte, e…”; di nuovo R.: “A meno che non sia solo io a poterli sentire da lontano!”); dove l’agnizione di Rusty avviene proprio quando la madre afferma la sostanziale debolezza del figlio.

Si passa poi a un primo piano che spezza l’uniformità grafica delle due tavole (e la loro tremenda simmetria) e segnala l’epifania di Rusty; spicca lo sfondo giallo, che mette in evidenza la vignetta, staccandola dalle altre, e che aumenta il senso di isolamento (dalla realtà) di Rusty; la voce del padre (“Che è esattamente il motivo per mandarlo fuori, ‘cara’”) è qui una sorta di commento ironico al pensiero di Rusty, o, meglio, si affianca al ballon di Rusty in una forma di doppia illusione (del padre, del figlio): la strategia di Woody per rafforzare il figlio non solo non funziona, ma riesce a chiudere ancora di più Rusty nel suo mondo interiore.

Un appunto sulle onomatopee

Il dialogo tra i genitori è ritmato da quattro onomatopee a chiasmo: slam, bam, bam, slam; se slam indica la porta che si chiude, non è del tutto evidente cosa indichi bam: probabilmente lo sbattere di un cassetto, o dell’anta di un armadio, o di uno stipetto. Sembra abbastanza evidente che sia sempre Woody a produrre i rumori: dei due, è lui quello arrabbiato. Ma c’è anche un altro elemento che sottolinea questa attribuzione: quando parla Woody il rumore arriva sempre dopo la conclusione della frase; nell’unico caso in cui parla la moglie, il rumore la interrompe prima che possa finire il suo discorso (“… Lui non è… un bambino molto forte, e…” BAM), come se Woody usasse il rumore nel primo caso per sottolineare la sua rabbia, nel secondo per zittire la moglie.

(continua, ve l’avevo detto…)

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