Max, quando è morto l’underground?

Viva Max Capa | Viva Max Capa |

di Gianluca Umiliacchi

«Mai l’uomo ha visto tante figure come nell’era attuale, mai ne ha guardate così poche. Vediamo le figure senza più guardarle, se non per scienza. Per istinto intuiamo che non cambiano mai e, anche quando cambiano, è difficile accorgersene. Il tipico è travolto dalla valanga dell’atipico e il modello sprofonda in innumerevoli imitazioni.»

Questo era l’inizio del pezzo che ho scritto nel 1993, all’interno della mia auto-edizione fanzinara “Phumettoteca Fumetti & Media”, col titolo “Quasi un manifesto per l’illogica delle immagini”, due pagine con illustrazioni dedicate a un autore che da anni era scomparso dalle scene: Maximilian Capa. La persona che usava questo pseudonimo era Nino Armando Ceretti e l’ho conosciuta in quella occasione; l’autore invece lo avevo già conosciuto tanti anni prima, nelle mie letture con le nere folaghe e alberi umanizzati che da adolescente mi sbalordirono riempiendomi di meraviglia.

Nelle tante letture fumettistiche disimpegnate del periodo quali “Humour”, “Il Monello”, “Contro”, “Scarpantibus”, “Super Vip”, i “Pocket Sansoni” e tante altre, finii, inconsapevolmente, per trovarmi di fronte a questi strani fumetti che, amalgamati fra la produzione più tipica fumettistica, debordavano dalle pagine, ondeggiando nelle vignette e, immancabilmente, mi trascinarono nel loro atipico mondo. Tutto qui, nulla di più.

Da lì in poi la mia ricerca sui lavori dell’autore fu complicata ma redditizia: riuscii a rintracciare e a rendere parte della mia collezione tutti i fumetti pubblicati sulle varie testate da edicola. Sebbene soddisfatto di questo risultato, avvertivo una mancanza; ancora non conoscevo i suoi trascorsi nella produzione controculturale. Solo anni dopo mi addentrai in quello spazio non ufficiale, per rintracciare, uno dopo l’altro, i numeri di “Puzz” e per scoprire i diversi volti dell’autore. 

Come scritto sopra, ho avuto il piacere di conoscere Max nel 1993, in occasione del varo del primo numero di una mia testata auto-edita fanzinara, e con l’intenzione di poter pubblicare testi su Max Capa, un autore che seguivo da anni ma di cui non sapevo nulla. Dopo tanti anni, proprio quando volevo scrivere di questo autore, pensando che non esistesse più, almeno a livello fumettistico, mi capitò di leggerne la presentazione sulle pagine della eccezionale testata “Fumetti d’Italia” di Graziano Origa. Che strana coincidenza! Per rintracciarlo, contattai Origa che, gentile come sempre, mi inviò la documentazione usata per il pezzo e un recapito francese per poterlo contattare. Capa, dopo tanti anni di lontananza, era tornato in Italia per un breve periodo e poi ripartito per la Francia.

Dopo che ci siamo conosciuti, grazie ai modi affabili di Max, abbiamo avviato un rapporto graduale e continuo, fatto di interviste e recensioni per molte auto-edizioni fanzinare, cartacee e online. Nello stesso tempo discutevamo dell’eventualità di riesumare la rivista “Puzz”. Dopo alcuni anni – eravamo ormai nel 2000 – proposi a Max di aprire un sito dedicato proprio a “Puzz”, uno spazio in rete dove presentare e proporre ciò che riteneva più opportuno.

Non fu facile. Ci volle del tempo perché Max iniziasse a usare la posta elettronica e, fino a quel momento, le nostre comunicazioni e discussioni si svolgevano in gran parte per posta tradizionale. Alla fine, nel 2002 in accordo con Max, acquistai il dominio e il sito Puzz.it prese il via, con molto impegno ma anche moltissima soddisfazione. Ricordo che a volte ci si scriveva 4 o 5 mail al giorno, mentre altre volte una alla settimana, a secondo dei progetti e delle idee di Max o di come io pensavo di modificare certe cose del sito. Era interessante discutere con Max, tanto delle attività che facevamo quanto di tutto il resto: portavamo avanti l’impostazione del sito e pianificavamo vari progetti da realizzare, come appunto i nuovi numeri di Puzz dopo il 2002.

In sintesi, una pubblicazione pensata in modo che cercasse di seguire le orme della testata anticonformista di 50 anni prima, ma con un ovvio sguardo all’attualità del periodo, più grafica che testi, un tentativo di adattarsi ai tempi.

In tre decenni di corrispondenza, collaborazione e progettazione, citando Nanni Moretti, abbiamo fatto cose e visto genti: “Puzz” dal 2002 fino al 2008, il sito che per vent’anni ha proposto in rete l’autore e le sue opere, e tante altre cose che mi hanno permesso di proseguire un percorso in compagnia di Max. 

Ho avuto il piacere di incontrarlo di persona varie volte, in Italia e anche in Francia, ma il momento più intenso è stato nel 2017 a Milano. Eravamo presso il Centro Sociale Leoncavallo per Afa, Autoproduzioni Fichissime Anderground, manifestazione realizzata dall’amico Hurricane, Ivan Manuppelli, altro autore conosciuto grazie a Max.

Per l’occasione, il Festival propose una reunion storica: i principali esponenti del fumetto underground e della stampa alternativa della Milano degli anni Settanta si sarebbero riuniti, per la prima volta dopo quasi trent’anni, per celebrare la presenza in Italia di Max Capa. Sul palco, dietro il tavolaccio, assieme a Capa erano presenti l’artista psichedelico Matteo Guarnaccia, il fumettista Enzo Jannuzzi, il poeta rock metropolitano Cataldo Dino Meo e Marcello Baraghini, fondatore di Stampa Alternativa. Al sottoscritto spettava di moderare, o tentare di moderare, l’incontro. Definita anche “Conferenza Psichedelica”, la serata del 2017 ha visto i cinque protagonisti della controcultura e dell’editoria indipendente italiana trasformare il tutto in una vera performance situazionista, con i miei vani tentativi di moderazione. Tutto nuovo, e al tempo stesso vecchio, davanti a un pubblico interessato e divertito, l’incontro “dietro le quinte” vede Max e il sottoscritto che confabulano ripetutamente. Per vari motivi ci si escludeva dall’incontro per parlare tra noi e, in quella circostanza, forse era divertente vedermi allungare verso la parte sinistra di Max, non solo per parlargli più vicino ed evitare il rumore del microfono, ma perché lui, sentendo poco dall’orecchio destro, mi obbligava ad agire in quel modo. 

Avevamo preparato, nel pomeriggio, in comune accordo una scaletta di domande da porgli all’incontro, la prima domanda l’aveva inserita Max, poi avevamo discusso e concordato le altre.

Esordivo così: «È venuto a farci visita direttamente dalla Francia Max Capa. Max, quando è morto l’underground?»
E la risposta di  Max fu: «Bisognerebbe chiedermi quando è nato!»

Poi fu tutto a ruota libera. Le altre domande della scaletta non sono state poste, dopo che Max mi aveva avvisato che era troppo stanco per partecipare alla discussione. Ho cercato anche di concordare un modo poter rimodulare il percorso delle domande, ma alla fine ho concordato con lui che era meglio evitare che si stancasse di più.

Mi aveva fatto presente che la precedente video-intervista lo aveva reso esausto, lui stesso ne era stupito, non pensava che lo avrebbe potuto stancare così tanto.

Nonostante questo problema, esteriormente tutto fila liscio, ci sono momenti esilaranti dove Max prende i biglietti scritti da Baraghini, che si fingeva muto perché anche lui non se la sentiva di partecipare, e grazie alla presenza degli altri l’incontro pubblico si è svolto splendidamente e, contemporaneamente, anche il nostro “incontro dietro le quinte” è andato egregiamente.

È stata comunque una grande occasione che mi ha permesso di trascorrere tre giorni interi in compagnia di Max, tanto tempo per parlare e confrontarci su molte cose che, nei precedenti 30 anni, avevamo considerato e discusso, o ignorato, oppure mai considerato. Senza alcun dubbio sono stati momenti interessanti, ho avuto modo di conoscere o approfondire alcuni aspetti del periodo iniziale della sua carriera, della vita non facile delle sue testate controculturali, a partire da “Puzz”, alcuni aspetti della stessa vita di Max, con aspi,razioni sempre più attive.

Max era entusiasta, parlava di ampliare il sito e aggiornarlo con nuovi lavori, aveva un’infinità di idee di progetti. Rimanemmo d’accordo che, una volta tornato a Parigi, ci saremmo sentiti e messi subito al lavoro. Ho atteso alcuni mesi, poi l’ho contattato e mi ha detto che non voleva più continuare con il sito e i blog, oltre al fatto che avrebbe usato sempre meno la mail. Ho cercato di convincerlo a cambiare decisione o, almeno, a lasciarmi in mano il sito per poterlo aggiornare. Negli ultimi anni lo avevo modellato in modo che risultasse come un suo blog, con varie pagine disponibili, incluso la vendita delle sue opere. Fermo nella sua decisione ha lasciato il sito statico con l’ultimo post del 2017, come tutti i suoi blog, e gradualmente le sue mail si sono diradate, fino agli ultimi mesi dell’anno passato.

Max mi precisò che non aveva più alcun interesse a portare avanti il discorso tecnico, il sito e i blog e anche l’uso delle sue mail (ne aveva circa una decina). Chiuse tutte le sue mail in una volta. Poco dopo, seguì la stessa sorte anche il sito: il dominio cessò di esistere dopo ventun anni di attività, tra alti e bassi. Anche se Max aveva il cellulare, lo teneva di frequente spento, e senza mail divenne difficile contattarlo. Per questo motivo sono venuto a conoscenza della sua morte mesi dopo.

Non serve che lo dica io. Max è stato un grande protagonista del fermento controculturale, nel panorama dello sballofumetto italiano; è stata una voce dirompente di quel fumetto underground nazionale dagli anni Settanta in poi; un valido “Padre” dell’arte sequenziale narrativa italiana. Le sue storie, surrealiste, visionarie allineate al nonsenso narrativo, si possono sdoganare come feroci critiche dirette alla politica, alla società e all’umanità del periodo. Un creare e ricreare che portava all’apertura di percorsi alternativi, nella sperimentazione del panorama fumettistico italiano, quando ancora i fermenti culturali e sociali era più che mai vivi.

Maximilian Capa rimane un concreto punto di riferimento per tutti coloro i quali cercano, nella produzione fumettistica, quello specifico percorso di conoscenza e apprendimento opportuno e la sua ultima pubblicazione ne è un concreto chiarimento, fin dal titolo: Puzz & Co. – Monografia illustrata d’una disfatta-riuscita.

Ora, con la Fumettoteca Nazionale Alessandro Callegati ‘Calle’ sto lavorando per programmare una serie di eventi dedicati all’autore scomparso – limitati purtroppo dal nostro budget limitato – da presentare nell’arco dell’anno in corso, ma sono certo che, collaborando con Hurricane, si potranno realizzare valide e adeguate iniziative e proposte dedicate a Maximilian Capa-Nino Armando Ceretti. 

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