Tra le cornacchie di Urano

Viva Max Capa | Viva Max Capa |

di Vittore Baroni

Le vie della controcultura sono imperscrutabili, spesso mosse da magiche sincronicità. Quando ero poco più che un ragazzino, nei primi anni di liceo, trovavo a Viareggio nella Galleria del Libro – un bello spazio Liberty ristrutturato da Gae Aulenti nei primi Settanta, oggi divenuto un banale outlet d’abbigliamento – ben occultate sul retro di un bancone e chissà per quali arcane strade arrivate fin lì, sparute copie di riviste alternative e di movimento come “Re Nudo”, “Rosso”, e appunto “Puzz”, che non esitavo ad acquistare e divorare, da giovane tardo hippie di provincia affamato di quel tipo di informazioni qual ero. Fu su quei librettini formato A5 che conobbi il bizzarro fumetto situazionista di Max, per me affascinante e misterioso almeno quanto gli scritti situ-fluxus di Gianni Emiliuo Simonetti (mai avrei pensato che, di lì a una decina di anni, avrei stampato per le AAA Edizioni un volume di Raoul Vaneigem caldeggiato proprio da Simonetti!).

Molto probabilmente, com’era mia abitudine, contattai subito per posta Max per procurarmi ulteriori pubblicazioni, e fui piacevolmente sorpreso quando, sulla copertina della rivista “di cultura alternativa, informazioni underground, musica d’avanguardia e arte varia” che per prima pubblicò all’epoca miei scritti (“Carta Stampata” n. 1, novembre-dicembre 1972) trovai un bel disegno con le immancabili cornacchie di Capa e un alieno che con un’unghia apriva una grande vulva nel cielo.

Anche Piermario Ciani, mio socio in AAA Edizioni, aveva conosciuto Capa e ospitato tavole originali nella sua prima fanzine “115/220” (giugno 1980). Quando poi, nell’unico concerto delle Forbici di Manitù tenuto a Milano al Leoncavallo nel 2017 ebbi modo d’incontrare di persona Max, che proprio lì esponeva una sua mostra personale, mi parve in qualche modo di chiudere un cerchio.

Un altro tassello della grande famiglia allargata dell’underground purtroppo lascia le sue spoglie terrene, ma continua a vivere nella nostra memoria e ad aprire sensuali varchi spazio-temporali tra le cornacchie di Urano.

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