D. 3 – Dai dai dai

Alessandro Lise | Leggere Rusty Brown |

Analisi di una scena

Dividiamo per comodità la sequenza in tre parti, sequendo la scansione originale delle pagine. Ogni parte, dunque, contiene due strisce.

Nella prima parte abbiamo, come già visto, l’esplicitazione del problema: Chalky non vuole andare a scuola. Questa esplicitazione avviene all’inizio della seconda striscia, praticamente al centro della doppia pagina: la frase di Chalky stabilisce un prima e un dopo, e modifica la temperatura emotiva della scena; all’inizio la sorella è scocciata, diventa comprensiva dopo l’affermazione del fratello.

L’atteggiamento di Allison è quello di chi conosce già il problema, sa che avrebbe potuto presentarsi (lei non è sorpresa da quel che le dice Chalky); ma è anche una situazione che non si può (più) ignorare e va, in qualche modo, risolta. Come sorella maggiore Allison avrebbe potuto sminuire Chalky, prenderlo in giro, scacciarlo malamente; oppure rassicurarlo, come avrebbe potuto fare la madre, abbracciarlo: lei non fa nulla di tutto questo. Continua, invece, a prepararsi e, nel frattempo, cerca un modo per incoraggiare il fratello, tenendolo però a una piccola distanza.

Nella seconda parte Allison tenta una soluzione, facendo leva sulla passione di Chalky per i supereroi. Lo fa dicendo “Nemmeno io ho voglia di andarci… Ma ho bisogno di te, devi proteggermi”. Il lettore ancora non sa che Chalky è un appassionato di fumetti, e questa frase non sembra avere senso nemmeno per il ragazzo, che infatti chiede spiegazioni (“Devo proteggerti?” e poi “Da cosa?”). Se nella parte di Rusty i personaggi vivono in un mondo tutto loro, immaginario, quasi delirante (delusional, direbbero gli inglesi), qui l’immaginazione viene evocata da Allison per dare sicurezza a Chalky: è lei a portarlo su un terreno in cui il fratello è sicuro di sé. Da cosa deve proteggerla? “Non so bene… Mostri, alieni… o quel tizio verde, come si chiama? Freccia Verde?”, risponde.

Come prima, anche questa frase arriva al centro della doppia pagina e cambia l’atteggiamento dei personaggi: Chalky all’inizio è in ansia, impaurito; quando Allison lo riconduce al suo immaginario, il fratello acquisisce una sicurezza: l’orizzonte del mondo torna conosciuto, non più del tutto spaventoso, tanto che, da qui, sarà lui stesso a trovare la soluzione definitiva al problema. Ma questo accadrà più avanti, perché la frase di Allison crea una complicazione. Freccia Verde è un supereroe, un buono. Allison, che non sa nulla di supereroi, lo cita per dare un maggiore senso di verosimiglianza al suo discorso – quasi volesse far entrare Chalky in una cornice concettuale che lui possa riconoscere e fare sua –, ma sbaglia e si infila in una situazione goffa dalla quale non sa bene come uscire, mentre lo stesso Chalky, da bravo nerd, sente il bisogno di puntualizzare.

Questa complicazione, oltre a dare un effetto di realismo alla situazione e a creare una leggera tensione, permette a Ware di caratterizzare finalmente anche Chalky come fumettaro, mettendolo ulteriormente in parallelo con Rusty; ma questo scambio è anche l’anello chiave per portare i due personaggi a parlare della madre. Mi pare molto bello e intelligente il modo in cui Ware gestisce la situazione: il cambiamento di posizione di Chalky è graduale e deve passare attraverso diverse sfumature emotive per essere credibile.

L’ultima parte, infine, ci dà la risoluzione. Chalky dice: “Forse intendevi Goblin. È verde”. Il traduttore italiano, bravissimo, rigira la frase in modo da riprendere il colore nominato prima da Allison, ma in inglese è molto più rapido e diretto: Freccia Verde è Green Arrow, Goblin è Green Goblin. Chalky, ormai nella dimensione che gli è più familiare, non pensa alla scuola, ma ragiona in termini narrativi: pensa: se Chalky deve proteggere Allison da Green Goblin, allora Allison è la fidanzata di Spider-man? Perché solo la findanzata di Spider-man è minacciata da Goblin, dice.

Anche qui il momento clou avviene a cavallo delle due strisce, quando Allison rivela, seguendo l’intuizione del fratello, che forse sì, è proprio lei la fidanzata di Spider-man, sottointendendo, quindi, che Chalky è Spider-man. Finalmente Chalky può sorridere, mentre Allison gli fa l’occhiolino (non lo vediamo, lo capiamo solo dall’onomatopea: “blink blink”). Adesso che si è immedesimato in un supereroe, Chalky può affrontare ogni cosa.

Tuttavia perlare di fidanzate gli fa pensare alla mamma (in fin dei conti è un bambino di otto anni), e si rende conto che Allison, con quella pettinatura, le somiglia (e Allison, da brava adolescente, cambia acconciatura, per differenziarsi). La scelta di Ware è quella di inserire il balloon nella vignetta centrale della striscia (confermando un’attenzione incredibile alla collocazione dei momenti chiave), quando tutto sembra risolto, per un ultimo colpo di coda.

Questo colpo di coda non è fine a sé stesso, e non serve unicamente a caratterizzare Allison: è solo adesso che la scena è completa, quando gli atteggiamenti di entrambi i personaggi risultano cambiati: Chalky accetta di andare a scuola, non è più così agitato come era nel suo letto, quando si rigirava verso la finestra; Allison, invece, esibisce un’inquietudine che finora, nel confronto con Chalky, non avevamo colto.

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