Distretto 13

Boris Battaglia | Ce ne sarà per tutti |

Ce ne sarà per tutti – Capitolo 1

Dolorini

All’inizio mica ci fai caso. È solo un fastidioso dolorino al ginocchio destro che ogni tanto arriva, magari verso sera, e il mattino dopo se ne è già andato. Allora pensi che sarà un reumatismo, la conseguenza, adesso che sei entrato nei quaranta, degli anni di gioventù passati al freddo e all’umido, oppure un po’ di artrite dovuta al trauma che ti eri procurato, proprio a quel ginocchio, praticando arti marziali, vent’anni prima.

Poi però il dolore peggiora. Niente di insopportabile, intendiamoci. Ma ci sono dei giorni che, addirittura, zoppichi e fai fatica a salire e scendere le scale. E dannazione! La redazione di “Hara-Kiri”, in rue des Trois Portes sta in un vecchio palazzo senza ascensore. Allora decidi di andare a farti vedere da un ortopedico. Fai visite, radiografie, al ginocchio e al bacino. Ma niente. Sembra che tu non abbia niente.

Eppure il dolore non passa. Anzi, continua ad aumentare e tu, di conseguenza, devi aumentare le dosi di analgesici e antinfiammatori, che comunque non ti fanno niente. Ci sono giorni che non esci di casa. Per non fare le scale e per non farti vedere così sofferente dagli amici, quelli con cui hai rivoluzionato l’immaginario dei lettori di fumetti e con cui hai condiviso ogni eccesso, sempre ridendo di tutto. Vorresti ridere anche di quel fottuto dolore al ginocchio, ma quel giorno lì è troppo forte, non ce la fai a riderne e, piuttosto che ammetterlo, preferisci non farti vedere. È comprensibile. È umano.

Siamo più o meno tra la fine del 1982 e l’inizio del 1983. Jean-Marc Reiser è ormai un autore affermato. Oltre che sulle pagine di “Hara-Kiri”, pubblica regolarmente per “le Nouvel Observateur” e per “Lui”, testate che pagano benissimo; scrive soggetti e sceneggiature per il cinema; gli editori più importanti lo vogliono per le copertine; il suo penultimo libro, Les copines, ha venduto talmente bene da avere scalato la classifica dei best-seller del 1981, tanto che Bernard Pivot lo ha invitato alla sua trasmissione “Apostrophe”.

Figurati.

Passare da “Apostrophe” significa vendite incredibili già dal giorno dopo: Pivot è abituato a vedere gli scrittori strisciare e leccargli le scarpe, pur di essere nella sua trasmissione. Reiser invece gli dice: scusa, non c’ho voglia, non vengo… scusa, ma io racconto storie alle persone libere, e le persone libere di solito non guardano la televisione.

Capisci chi cazzo è Reiser in questo inizio di anni ottanta?! Uno per cui è la star televisiva a strisciare pur di averlo nella sua trasmissione. Alla fine ci va, ma non è questo che ci interessa. Ci interessa quanto era considerato Reiser in Francia all’inizio di quel decennio.

Nel gennaio del 1983, si trasferisce a vivere con la sua compagna, Michèle Jouhaud-Castro, giornalista di FR3, che ha conosciuto durante il festival di Angoulême del ’79, in un bellissimo appartamento su due piani in rue des Archives, nel cuore di Parigi (a 500 metri da Notre Dame, dove tutti – fatto salvo che da lì non si vede il mare ma bisogna accontentarsi della Senna – vorremmo vivere). Da quando sta con Michèle, ha una vita sentimentale stabile, niente più storie da nulla che lasciano però pesanti strascichi di risentimenti e incomprensioni.
Gli elementi per considerarsi un uomo soddisfatto ci sono tutti. Potrebbe persino essere un uomo felice, non fosse per quel maledetto dolore al ginocchio che non lo fa dormire e gli impedisce di fare le scale!

L’onomatopea di qualcosa che si spezza

Il 13 aprile 1983, grande festa: Reiser compie 42 anni. È il primo compleanno nella nuova casa in cui finalmente convivono. Qualche giorno dopo Michèle parte per girare un documentario. Jean-Marc è appena stato visitato da un osteopata tra i più rinomati di Parigi, che gli ha consigliato l’uso di una talloniera. Mentre si salutano a Orly, lei gli dice: «Mi raccomando, vai a prendere quella talloniera, Non voglio vivere con uno zoppetto».

Lui ride.

Il giorno dopo, prima di passare da Dagmar Meynel, per discutere della produzione del film tratto dal suo fumetto Vive les femmes!, Reiser si ferma in rue François I, per ritirare le sue nuove scarpe di coccodrillo con la talloniera. Scende dall’auto e…

CRACK!

…il femore della gamba destra si spezza in due.

Per non cadere come un sacco, Reiser si appoggia al muro di una casa, poi si accascia stordito dal dolore. Immediatamente soccorso, viene portato all’ospedale Bichat. Il personale sanitario quel giorno è in sciopero. A Reiser non viene nemmeno somministrato un antidolorifico sufficiente. Si tratta di una frattura, aspetterà il suo turno. Meyniel lo raggiunge subito lì, è resasi conto che della gravità della situazione, lo fa trasferire all’ospedale americano di Neuilly, dove è primario il suo amico Léon Schwartzenberg. Lì non c’è problema, basta pagare e ti danno tutto quello che serve.

Reiser non perde il suo sarcasmo. «Sto all’Ospedale Americano, l’albergo più caro del mondo!», dice al telefono a Michèle raccontandole quello che è successo.

Morfina e radiografia. E la radiografia al femore rivela il motivo di quella improvvisa e ingiustificata frattura. È la conseguenza di una patologia tumorale. Operano subito. Rimuovono il tumore e sostituiscono il femore con una protesi.

Quando Michèle arriva, abbandonando le riprese del documentario, trova Jean-Marc in gran forma. Finalmente quel cazzo di dolore al ginocchio non c’è più. Solo che insieme a Michèle… no, poco dopo, arriva anche il risultato della biopsia: osteosarcoma. Uno di quei gran bei nomi, come avrebbe scritto Allain Leprest dieci anni dopo in una canzone, che hanno di solito le cose schifose. Il dolore al ginocchio era un riflesso causato dal bastardo che gli stava mangiano il femore. Ingannate dal sintomo, le indagini mediche erano state condotte nelle zone sbagliate. Adesso è tardi. Ci sono metastasi che hanno intaccato i polmoni. La prognosi non è favorevole. Bisogna attaccare il tumore con chemio e radioterapia.

Come Choron

Nonostante questo colpo, Jean-Marc e Michèle reagiscono bene. La vita finché c’è, continua. E non si smette di ridere di questa sorte demente – glielo ha insegnato François Cavanna – nemmeno se in fondo ti sta condannando a morte. Anzi, ci metti ancora più cattiveria nel riderne, per non dargliela vinta.

La chemio, gli fa perdere tutti i capelli, ma sembra funzionare. La progressione della malattia sembra essersi arrestata. L’estate del 1983 è quasi un momento felice. Viaggiano molto e a chi gli chiede come mai ha la testa rasata Reiser risponde: «perché ci tengo a somigliare a Choron». Ad agosto è a Roma, con Georges Wolinski, per l’”Estate Romana” e a un giornalista che gli fa la stupida domanda sulla sua pelata, risponde: «per somigliare al vostro amato Mussolini!»

Sempre e per sempre stupido e cattivo.

Il 29 luglio pubblica su “le Nouvel Observateur” questa tavola crudelissima, di cui regalerà l’originale al dottor Schwartzenberg.

All’inizio dell’autunno, sentendosi sempre meglio, si sposa con Michèle e chiude il suo nuovo libro, Fous d’Amour.

Uscirà postumo.

L’ultima persona a vederlo, sulla fine di ottobre, è Wolinski. Si incontrano al solito bistrot sotto la redazione di “Hara-kiri”. Reiser sta bene. Bevono vino bianco e vodka. Ricordano il passato e progettano il futuro. Poi tornano a casa a piedi, piano, che Reiser cammina ancora con le stampelle. Si salutano con un abbraccio. A presto. Invece, non si rivedranno più.

Vado a fare una passeggiata

In seguito a una crisi polmonare causata da una improvvisa recrudescenza del tumore, il 5 novembre 1983 Reiser muore, assistito da Michèle.

Sembra che le sue ultime parole, ma dobbiamo dare loro il credito che meritano le ultime parole di chiunque, siano state: «Je vais faire une petite balade.»

La settimana dopo, detournando una sua vecchia vignetta realizzata nel ’75 per la morte di Franco, in cui si vede una bara che cammina da sola, la banda di “Hara-kiri” esce con un numero spiazzante, titolando

REISER STA MEGLIO, È ANDATO AL CIMITERO A PIEDI.

Se passi da lì, dal cimitero di Montparnasse, dirigiti al distretto 13 (sarà un caso che il film di Carpenter sia uscito proprio un 5 novembre?), a pochi passi dalla tomba di Baudelaire. Ripensa alla sua vignetta più crudele e fatti una grossa risata.

Reiser se la merita e la gradirà.

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