Tutto cade

Ugo e Michel | La grande abbuffata |

(Le illustrazioni sono di Lucia Lamacchia, che è responsabile di quanto segue almeno quanto lo sono Ugo e Michel)

Giacciono sul piano della cucina, lavate e asciugate bene. Le guardiamo con le loro forme irregolari. Sono le verdure. Melanzane, zucchine, pomodori, peperoni verdi. E, accanto, già sbucciate, le cipolle, bianche, grosse, odorose che la voglia di addentarle ti muove dentro.
Le osserviamo, allineate come condannati che devono essere passati per le lame. Hanno forme irregolari. È inutile sforzarsi di cercare ortaggi simili, per forma e dimensioni. Il coltello, ben usato, ricondurrà la natura alla ragione. O, almeno, alla ragionevolezza.

Tagliamo ognuna delle verdure, avendo cura di ottenere fette dello stesso spessore. Non sottili, certo, ma neanche così spesse da rallentare la cottura. Oggi abbiamo fame, ma le mani e i pensieri sono occupati da altre forme. Abbiamo poco tempo per la cucina, ma al cibo, e agli odori che ti riempiono la testa e il corpo, non rinunceremmo mai.

I pezzi scendono con una velocità regolare. Dall’alto verso il basso. Cadono. Ognuno di essi ha area identica. Quattro quadrati di dimensioni uguali che aderiscono tra di loro per almeno un lato, in diverse disposizioni. Tetramini, così pare che li chiamino i matematici. I J L O S T Z. Queste sono le forme dei pezzi in caduta libera. Lettere stilizzate, disegnate con quattro quadrati e colorate uniformemente che si muovono con moto costante dall’alto verso il basso. E, mentre scendono, le note ossessive di una versione semplificata e sintetizzata di Kalinka di Ivan Larionov ci ipnotizzano.

La disposizione dei pezzi è il cuore della ricetta. Dopo averle lasciate a insaporire con l’olio il timo il prezzemolo e quello che ci capita a tiro, giusto il tempo di un’altra partita, prendiamo le fette e le disponiamo in cerchi concentrici, nella larga padella. Abbiamo cura di alternare tutti i colori. Il viola della melanzana, il bianco della cipolla, il verde scuro della zucchina, il rosso del pomodoro, il verde tendente al giallo del peperone. Incastri perfetti, per comporre file circolari che si risolvono nella loro completezza.

I tetramini, mentre scendono, si muovono, assecondando la nostra volontà. Si spostano lateralmente, alla ricerca di uno spazio ospitale, e ruotano, per garantirci il miglior incastro. Al completamento di una riga, quando tutti gli spazi sono pieni, avviene un piccolo miracolo: la riga scompare e il BLOP che fa dissolvendosi si fonde con la musica ossessiva, facendo scomparire un’altra fetta della nostra coscienza.

La cottura è veloce. Un quarto d’ora con il coperchio e cinque minuti senza, perché il fondo si asciughi. Le verdure devono essere riconoscibili alla vista e al palato. Ognuna con la sua forma, il suo colore e la sua consistenza. Qualcuno considera questo piatto un contorno. A noi piace dargli dignità di portata principale.

La nostra volontà non è sufficiente a muovere i pezzi dove vogliamo. Mano a mano che completiamo le righe, quelli scendono sempre più velocemente. La musica mantiene il suo ritmo costante. Eppure, mentre facciamo smorfie strane per agevolare il movimento delle dita che guidano i tetramini nel loro alveo ospitale, la sentiamo incalzarci. Sembra ci prenda in giro.

Non è mai solo una. Dopo la prima porzione di ratatouille nizzarda, abbondantemente innaffiata di Gewurztraminer, perché ci piace sentire la bocca piena di sapori fiorati, neanche l’avessimo riempita con una cucchiaiata di pot pourri, ne arriva sempre un’altra. Troviamo dilettantesco il tentativo di servirsi porzioni sempre più piccole, come se ci si volesse allontanare dal cibo gradualmente. Le nostre porzioni hanno sempre la medesima dimensione e cercano l’incastro migliore nel nostro corpo.

Arriva il momento in cui noi finiamo di giocare a Tetris, ma non c’è reciprocità. Tetris continua a giocare con noi. A lungo. Mentre ci muoviamo, vediamo nel mondo le forme dei pezzi, ne cerchiamo gli incastri. La musica ci risuona in testa e si rifiuta di abbandonarci. Anche di notte. Nei sogni. I pezzi si muovono, ruotano, cercano incastri difficili, mentre speriamo che arrivi una I per chiudere quella voragine.

E tutto cade.

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3 risposte su “Tutto cade

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(Quasi)