Buio. com’è.

Alberto Choukhadarian | Chouk Amuck |

Con Gabriele se ne è andato un “costruttore di mondi” come ha scritto Davide Toffolo, rievocando un’espressione di Jack Kirby. La postfazione de Le mani di Z. ci spiega quanto poco spunto sia necessario (ma sufficiente) a una mente speciale come quelle di AkaB per realizzare uno dei suoi libri più belli. Un episodio comune vissuto nell’infanzia può scatenare sviluppi narrativi di una fantasia così drammatica da chiedersi come sia possibile contenerla negli spazi angusti di un grattacielo dell’hinterland di una grande città, proprio quella “che tutto il mondo conosce”.

Poche settimane dopo, era il 5 settembre 2019, mi sono ritrovato a chiedere a Massimo se, da membri attiv(ist)i del manipolo di forsennati (come da perfetta definizione di Alessandro, forse il più bravo di tutti a d(o)usare le parole) ultra(s)-lettori, riusciamo a far comprendere ai nostri amati autori quanto affetto e riconoscenza proviamo per il loro lavoro, quello che “has already broke our heart”. Perché questa mi pare anche una possibile chiave di accesso all’assopitormentato cuore di Z.: qualcuno che parli con lui, senta con lui e gli (di)mostri l’esistenza di altri infiniti confini oltre quelli dello schermo catodico dom(in)ato dal telecomando e da una testa che si rifiuta di uscire dal bozzolo protettivo di un paio di scutibili baffetti confezionati a suon di tappo di sughero annerito, di una mascherina (mai così in anticipo sui tempi!) nera a sottolineare la profondità abissale del perduto sguardo, del vestitino più semplice ed elegante da confezionare casalingo surclassando tutti gli altri bambini en travesti e così inevitabilmente attratto da tutte quelle fatate fatine in rosa & lust-rini.

Mentre sfoglio le incredibili pagine di Mondo Z., il libro collegato al primo, ricco di tavole e storie che 56 preminenti componenti l’intero movimento hanno tributato, mi domando quanto Z. ci sia (stato?) anche dentro (forse dietro? me(sso) ormai alle spalle?) me. Non poco, direi. Sicuramente quello che non (h)aveva nessuna voglia di lasciare avvicinare i minacciosi altri alle sue cose. E penso ogni singolo mo(vi)mento ho intrapreso verso gli stessi altri, non più così spaventevoli, abbia mosso i suoi incerti primi passi grazie anche alla sensibilità e al desiderio di condividersi di autori come AkaB e i suoi amici, che quel bozzolo hanno iniziato progressivamente a scalfire fino a farlo sgretolarsi.

Grazie, Gabriele. E che peccato non sia mai riuscito a comprendere del tutto il commentino in tedesco al postino del mio blog sciocchino datato sabato 8 ottobre 2011, in celebrazione dell’intervista mozzata (quella sì da ricuperare e rileggere!) condotta in coppia con Ratigher (difficile scegliere tra tante mirabilie, ma suo è forse il migliore (con)tributo all’implacabile giustiziere mascherato e alla sua collezione) apparsa su Lo Spazio Bianco il giorno prima, quando ipotizzavo commento sonoro all’incroci(ncontr)o The Maxx/Cattani.

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(Quasi)