Tout ce qu’il éditait avait le souffle de la liberté

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Éric Losfeld è stato un libraio, un editore, un commerciante, un surrealista e un pornografo. È nato Erik da madre tessitrice fiamminga e padre sconosciuto e ha imparato il francese leggendo Alfred Jarry e Rabelais.
È stato l’editore delle riviste dei Surrealisti e poi di André Breton, Xavier Forneret, Antonin Artaud, Jean Cocteau, Théophile Gautier, Eugéne Ionesco, Sade, Sacher-Masoch, Benjamin Péret, Marcel Duchamp, Boris Vian, Emmanuelle Arsan, e ancora di Barbarella di Jean-Claude Forest, di Jodelle e Pravda di Guy Peellaert, di Epoxy di Paul Cuvelier e Jean Van Hamme, della Saga de Xam di Nicolas Devil, e di Lone Sloane, le mystère des abîmes, primo libro di Philippe Druillet.

Se non sai niente di questa storia bellissima, non è solo colpa tua. Sappi, però, che esiste una sua autobiografia uscita poche settimane prima che morisse, cinquantasettenne, nel novembre del 1979.
La trovi in un’edizione tascabile ed economicissima francese e si chiama Endetté comme une mule. Se un editore facesse il piacere di tradurla, sarebbe molto meno faticoso godersela appieno.

«Eravamo accampati, io e le altre burbe (ma in Belgio ci chiamavamo spine), dalle parti di Namur, città di una tristezza spaventosa. Trascorravamo tutte le sere in un piccolo caffè. E un giorno, afflitto da un’immensa malinconia psicosomatica, dovuta a un eccesso di birra Lambic, ho chiesto alla cameriera carta e penna. Ho scritto al signor Adolf Hitler, cancelliere del III Reich, Berlino, Germania: “Signore, sono un soldato belga che si annoia in una città di guarnigione che si chiama Namur. La reputo personalmente responsabile. Di conseguenza, ho l’onore di dichiararvi guerra. Firmato Éric Losfeld” Dopodiché lessi ad alta voce la mia prosa ai miei camerati. Non avevamo notato, nel tavolo accanto al nostro, un tipo che ci ascoltava attentamente.
Il giorno dopo mi svegliai con un terribile doposbronza e fui chiamato nell’ufficio del colonello che mi passo una copia del giornale locale e mi disse – Se continui con queste stronzate finisci al fresco.
Il giornale titolava su tre colonne: “Un soldato belga dichiara personalmente guerra a Hitler”.»

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