Polemica alla moda

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Noi di Quasi mangiamo pane, cinema e fumetti. Con sempre maggior moderazione sorbiamo anche letteratura, teatro e distillati di videogiochi. E per dessert degustiamo pittura e fotografia. Ma ci sono piatti di questo grande banchetto dell’immaginario per i quali non abbiamo le competenze per poterne fare corrette degustazioni.
Per esempio la moda.

Jennifer Guerra, giovanissima autrice di un saggio, che abbiamo letto quest’estate con estrema attenzione, sul corpo femminile, le sue interpretazioni e le politiche e i comportamenti che attorno a esso e su di esso incidono nel reale: Il corpo elettrico: il desiderio nel femminismo che verrà (Edizioni Tlön), tiene una rubrica periodica su “The Vision”, nella quale indaga tutti gli aspetti dell’immaginario che ruotano attorno al corpo femminile.

In un pezzo interessantissimo, partendo dalla polemica su Armine Harutyunyan (la modella di Gucci) di qualche settimana fa, smonta, con piglio barthesiano, un bel po’ di luoghi comuni sull’immaginario della moda. Noi ti consigliamo di leggerlo assolutamente, e a partire da questo articolo, di seguire tutto quello che scrive.

«L’immaginario della moda, specialmente quando si parla di haute couture, non è costruito per compiacere uno sguardo, men che meno quello maschile. Nell’abbigliamento, come ci insegnano l’antropologia e la Fashion Theory, si intersecano discorsi e simboli sul corpo, il valore sociale, la cultura, l’immagine di sé. Ma quando parliamo del processo di creazione della moda, cioè delle passerelle e degli stilisti, stiamo parlando di una creazione simbolica più elevata, anche se intrinsecamente legata al sistema produttivo.»

Lo trovi QUI.

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(Quasi)