Sottoterra

Boris e Paolo | QUASI |

«Qual è il posto migliore per occultare un cadavere?», dice. Non lascia nemmeno qualche secondo di pausa, per godersi l’esitazione, tanto è forte la smania che lo pervade. Da un lato, teme che possa arrivargli una risposta sensata; dall’altro, freme già al pensiero della potenza della sua battuta. «Nella seconda pagina della ricerca di Google!», e poi ride.
Una risata ben scandita e priva di gioia. Le battute a carattere professionale sono sempre così. Ben scandite e prive di gioia.

Si occupa di SEO e ci ha scritto una mail gentile chiedendo quindici minuti del nostro tempo. Ci spiega che quella sigla di tre lettere di cui vuole parlarci significa “Search Engine Optimization” ed è la disciplina che fa emergere le pagine web nei risultati dei motori di ricerca. Con alcuni semplici accorgimenti, ci dice, tutti sapranno che esistiamo e potremo liberarci di quel sottotitolo che oggi è drammaticamente vero.
«La vostra pagina è l’incubo della SEO! Non avete un dominio di primo livello! Usate solo titoli metaforici! Non specificate in apertura le parole che interessano gli utenti! Non avete analizzato i vostri competitor! Sembra quasi che non vi interessi il ranking Google… follia!»

Il brutto delle videochiamate è che ci hanno privati dell’epica del «Grazie, ma NO, GRAZIE!». Ognuno davanti al proprio PC, rinchiuso nella propria stanzetta, non abbiamo la possibilità di essere posizionati dalla stessa parte del tavolo rispetto al nostro interlocutore. Non possiamo guardarci negli occhi, ostentando stupore. Non riusciamo nemmeno a convenire i tempi corretti per rispondere all’unisono. Alla fine, quando diciamo che non ci interessa, non tentiamo neanche di spiegare. La gentilezza del primo contatto è sparita. Prima di salutarci indignato, ci dice un’ultima frase. Il tono di voce ha la durezza dell’insulto: «Non basta la qualità dei contenuti. Per liberare la potenzialità della vostra comunicazione e vendere i vostri servizi è necessario il valore aggiunto della SEO. Così avete messo la vostra impresa sottoterra!»

Impresa? Potenzialità? Servizi? Vendere? È evidente che non condividiamo l’insieme minimo di elementi linguistici convenzionali che avrebbero consentito un dialogo. Quelle parole ci offendono davvero. Per chi ci ha presi? Non lo richiamiamo per insultare lui e la sua genia per sette generazioni solo per quell’ultima parola. Sottoterra. Si è salvato per un soffio.

Quando suona l’allarme che segnala l’attacco aereo, la popolazione civile si stipa nei rifugi sotterranei, per aver salva la vita. Pensiamo a QUASI proprio così. I bombardamenti web, crudeli e privi di senso, fanno un sacco di vittime. Le imprese misurano il proprio valore sulla scorta del posizionamento Google, del numero di visualizzazioni e della quantità di like e cuoricini distribuiti sui social. Gli individui definiscono la propria arte in termini di follower e ambiscono alla qualifica incerta di “influencer”.
QUASI è un rifugio sotterraneo. Trascorriamo la maggior parte del tempo all’aria aperta, sentendo odore di cordite, iprite e rose. Quando suona l’allarme, veniamo qua sotto, ci sediamo, appoggiamo i taglieri e le bottiglie sul tavolo e iniziamo a raccontarci storie. Da qui le bombe non si sentono. Qualche volta trema il tavolo, ma niente di più. Disegniamo la nostra mappa dell’immaginario e cerchiamo, con esiti incerti, di capire il mondo. Mentre proseguiamo a tentoni, non ci fa paura l’assenza di grandi numeri, non sentiamo il bisogno di visite occasionali che incrementino i contatori delle pagine viste, non ci misuriamo in termini di visitatori unici.

Siamo sottoterra per scelta programmatica. Quando diciamo che QUASI è “la rivista che non legge nessuno” non stiamo facendo un omaggio lezioso a “Raw”. Non è il nostro modo per dire, proprio come in uno dei sottotitoli meglio riusciti della testata seminale di Françoise Mouly e Art Spiegelman, “la rivista che sopravvaluta il gusto del pubblico”. Non sopravvalutiamo nessuno, lo sai, e nemmeno sottovalutiamo.
Stiamo dichiarando esplicitamente che non abbiamo merci da vendere. E se non compri e non vendi, cosa ci fai al mercato?
Allora rimaniamo sottoterra, tumulati nella seconda pagina dei risultati del motore di ricerca. Almeno qui si è al riparo dalle bombe, i taglieri sono colmi, i bicchieri pieni e siamo in ottima compagnia.

Buona domenica.

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(Quasi)