Un pandemonium per la testa!

Tiziana Metitieri | Spaziami |

Tanti piccoli demoni organizzati in squadre, tutti indaffarati e urlanti, presiedono alle operazioni di riconoscimento che ci permettono di elaborare le informazioni che arrivano dall’esterno. I demoni dell’immagine registrano sulla pancia un’unità di informazione, ad esempio una lettera da riconoscere, e la inviano ai demoni delle caratteristiche che sono specializzati per determinate linee, angoli, curve, ecc. Questi demoni guardano quella lettera e se vi si riconoscono in qualche sua parte lanciano il segnale di presenza ai demoni cognitivi che aggregano l’insieme di segnali arrivati. I demoni cognitivi se non hanno niente a che fare con quei segnali cadono in una pennichella ristoratrice ma quelli che hanno uno o più segnali in comune incominciano a strillare in proporzione e a strillare sempre più forte per farsi sentire dal demone della decisione. Quest’ultimo cerca di venire a capo di tutta quella confusione e stabilisce che l’unità di informazione arrivata dall’esterno, la lettera dell’alfabeto da riconoscere, è quella portata dal demone cognitivo che urla di più. Messi insieme dubbi e certezze, il demone della decisione fa proseguire la decodifica del messaggio.

Potrebbe essere una storia a fumetti ma si tratta di uno dei modelli più famosi della psicologia.

Per quanto questo modello abbia incontrato numerose complicazioni per le diverse modalità con cui può arrivare un messaggio (ad. es, cosa succede nel linguaggio parlato?) e per le diverse interpretazioni che possiamo farne in base al contesto e alle nostre conoscenze, con il Pandemonium pubblicato nel 1959, Oliver Selfridge ha posto le basi per lo sviluppo del riconoscimento percettivo, delle reti neurali e dell’intelligenza artificiale.

Come scrissero Lindsay e Norman nel 1977, «i demoni del pandemonio non bastano davvero. Maggiori informazioni devono essere incluse nel processo di riconoscimento del modello per spiegare l’enorme potere del sistema di riconoscimento umano». Tuttavia, sebbene i demoni e tutto il Pandemonium, come altri modelli analoghi, «non possano riflettere accuratamente la complessità e la raffinatezza dei processi del pensiero umano, aiutano a chiarire i problemi e a individuare gli aspetti importanti e non importanti di un problema». I due autori, inoltre, scrivevano «la semplicità dei nostri modelli è prevedibile. L’uomo sta appena cominciando a capire la propria mente.»

Il testo da cui sono tratte queste citazioni e le immagini del Pandemonium è L’uomo elaboratore di informazioni: Introduzione cognitivista alla psicologia, pubblicato negli Stati Uniti nel 1972 e tradotto in italiano nel 1983, dopo essere stato scritto a quattro mani da Peter Lindsay e Donald Norman. Si tratta di un’opera classica e fondamentale che ci ha fatto comprendere il funzionamento del nostro cervello attraverso la scomposizione dei processi implicati, dai livelli sensoriali alle memorie, nei diversi sistemi percettivi, nel linguaggio e nel suo sviluppo, e ha fornito un nuovo paradigma per le scienze cognitive e le neuroscienze.

Comprendere un tale modello in assenza di una narrazione visiva sarebbe stato davvero arduo. Proprio per questo Lindsay e Norman nel loro manuale corredarono le descrizioni del pandemonio di diversi disegni che hanno facilitato anche la memorizzazione a lungo termine del modello. Quei simpatici demoni non si scordano mai.

Nella Figura 3.1 è rappresentata la sequenza di eventi necessari per l’analisi delle caratteristiche degli stimoli esterni, in particolare le lettere dell’alfabeto. Come facciamo a riconoscere che quel particolare segno è una A o una P oppure una Z?

Nel testo, spiegano gli autori: «l’immagine viene prima ricodificata in un insieme di caratteristiche piuttosto che essere confrontata direttamente con una replica o rappresentazione interna. […] È uno schema attraente e flessibile per il riconoscimento. È possibile, ad esempio, che sia appreso. Ogni demone cognitivo potrebbe gradualmente imparare a rilevare le varie caratteristiche associate al suo particolare schema. […] Inoltre, l’analisi delle caratteristiche è compatibile con ciò che sappiamo sul modo in cui il sistema nervoso analizza i segnali esterni. Come hanno mostrato i capitoli precedenti, i singoli neuroni nel sistema percettivo hanno proprio il tipo di schemi di risposta che li rendono utili come demoni.»

Nella Figura 3-3 è rappresentato il riconoscimento della lettera R.

«Innanzitutto, la R è codificata dai demoni dell’immagine e le informazioni vengono inviate per un’ulteriore elaborazione. Ora i demoni delle caratteristiche iniziano a rispondere. Il primo demone registra la presenza di una linea verticale. Questo non è di grande aiuto nella classificazione della lettera. L’immagine mostra i demoni cognitivi che vengono attivati ​​dalla presenza di una singola linea verticale. Delle 26 possibili lettere dell’alfabeto, 13 hanno una sola linea verticale, 6 hanno due linee orizzontali. Scorrendo l’elenco, vediamo che caratteristiche diverse attivano diversi insiemi di demoni cognitivi. In questo caso, il demone della decisione ha una scelta facile, poiché R è chiaramente il demone più attivo. L’altra lettera più probabile sarebbe una P, che appare su quattro dei sette elenchi, e il terzo demone più attivo sarebbe il D, che è abbinato a tre delle sette caratteristiche», scrivono Lindsay e Norman.

Non sono da trascurare i possibili errori e le incertezze quando alcune delle caratteristiche importanti attivano più demoni cognitivi contemporaneamente.

Nella Figura 3-7, le lettere M e W confondono i nostri demoni poiché ciascuna ha quattro linee e tre angoli acuti.

Allo stesso modo, le lettere N e Z possono creare confusione: hanno entrambe tre linee e due angoli acuti. Normalmente, gli adulti non confondono tra loro queste lettere, anche se a volte i bambini lo fanno.

Nei ringraziamenti, Lindsay e Norman dedicano un paragrafo all’autrice di questi disegni, Leanne Hinton, che, oltre ad avere collaborato a tutta la stesura del libro, «ha ricercato e realizzato gli schizzi originali che hanno condotto all’arte finale. I suoi disegni anatomici, i deliziosi demoni e i corpi hanno contribuito a dare il tono appropriato al libro e a chiarire il testo.»

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