Ehi! Dico a te!

Francesco Barilli | Il tradrittore |

Proprio a te. Che HAI SCRITTO…

Sarò sincero, avevo visto un altro tizio, con un cartello che suonava più o meno «Non mi farò mai un vaccino sperimentale che PER DI PIÙ ha delle controindicazioni». Vado a memoria, il senso era quello. Volevo lui, ma non trovo l’immagine, quindi mi accontento di te.
La tua presenza e il tuo messaggio hanno segnato il dannatissimo 2021 persino oltre le tue intenzioni. Molti ti hanno usato per aprire la crociata contro i No Vax. Talmente tanti (il tuo volto è il primo in una banale ricerca on line sull’argomento) che scriverti è come sparare sulla Croce Rossa e mi sento un po’ in colpa. Non tradurrò ne tradirò quanto hai scritto, come vorrebbe la rubrica. Semplicemente cercherò di capire le ragioni (totalmente insufficienti) dei tuoi dubbi e di spiegare i motivi del tuo torto. Perché, sì, ti darò torto, ma qualche riflessione potrebbe persino stuzzicarti. Fossi in te leggerei fino all’ultimo capitolo. Il primo, intanto, è…

L’anima farmaceutica del commercio profitto

Nel 2017 pubblico su “La Lettura” un fumetto. Il titolo è Un’altra frontiera, il giornale lo pubblica come Le medicine hanno un’anima, forse. Ai disegni, Manuel De Carli. Nel racconto immagino che un oscuro ricercatore abbia scoperto un farmaco miracoloso per la lotta al cancro. La sua intraprendenza non è però gradita alla casa farmaceutica per cui lavora: la logica del profitto deve prevalere su qualsiasi considerazione umana. Una storia amara e meno fantascientifica di quanto possa sembrare. Lo capisci dall’ultima striscia, l’unica che ti propongo:

Da quella storia sono passati “solo” quattro anni e, contemporaneamente, un’era geologica. A te serve per sapere che se mi parli di case farmaceutiche, di danni da farmaci, di interessi economici che piegano la ricerca scientifica (e la sua narrazione) a loschi calcoli economici, sfondi un portone aperto.
Anzi, dirò di più. Sai chi era Felix Hoffmann? Sai cos’è l’eroina? Non rispondere “una droga”, ti prego…
Seguimi nel secondo capitolo.

Le alterne fortune di un chimico

Felix Hoffmann è questo signore qui:

Nato il 21 gennaio 1868, il 10 agosto 1897 ha 29 anni, è impiegato alla Bayer, all’epoca una piccola azienda, non ancora il colosso che conosciamo oggi. Quel 10 agosto è un giorno importante per lui. Ha sintetizzato l’acido acetilsalicilico in una forma che oggi conosci come Aspirina. Mio figlio è un chimico, saprebbe spiegarti meglio come diavolo abbia fatto e pure cosa significhi «Ha sintetizzato l’acido acetilsalicilico ecc ecc». Diciamo che più o meno io immagino una scena del genere:

(la faccia di mio figlio mentre gli spiego che per me Hoffmann ha fatto la propria scoperta come Merlino, dicendo Higitus Figitus, te la risparmio…)

È tedesco, Felix, non so quindi se e quanto dia sfogo alle proprie emozioni. Ma, immagino, si sente bello gasato per la propria creazione. Ne ha buoni motivi, tanto che non molla l’impegno al laboratorio! Passano pochi giorni e il 21 agosto riesce pure nell’acetilazione della morfina, ottenendo questo:

Con la deformazione mentale tipica di ogni scrittore immagino che Hoffmann, per crucco che sia, ora non somigli più a Merlino, quanto al personaggio inventato da me e Manuel più di un secolo dopo. In quel momento penso sia felice, convinto di aver trovato le chiavi di un futuro roseo, per sé e l’umanità. In effetti vivrà dei casini, più avanti. Seguimi, poi ci arrivo, ora procediamo.

Il nome del farmaco allude chiaramente a proprietà miracolose, eroiche appunto, del medicinale, messo in commercio due anni dopo. Effettivamente, l’eroina funziona, specie su malanni respiratori. La casa farmaceutica, probabilmente in buona fede ma paradossalmente, almeno così possiamo dire con la consapevolezza attuale, ritiene che uno dei punti di forza di Heroin stia proprio nel non creare la dipendenza che invece induce la morfina.
La nuova medicina diventa diffusissima. Assieme alla ben più innocente Aspirina contribuisce a trasformare la Bayer nella ricchissima multinazionale che oggi sappiamo. È utilizzata da adulti, bambini, persino donne incinte. Fra i suoi utilizzi “laterali” ce n’è uno curioso. Sembra infatti che la sua assunzione possa ridurre le pulsioni sessuali nelle donne considerate affette da ninfomania! Un effetto davvero STUPEFACENTE!!!!

(BUAHAHAHAHAHA… Scusa, io rido da solo alle mie battute…)

Una ventina di altre aziende cominciano a commercializzare Heroin nel mondo. Nel 1905 si stima a New York un consumo di due tonnellate, mentre in Cina praticamente soppianta il consumo di oppio. Avrai capito che, nel frattempo, la scienza ha compreso gli spaventosi effetti negativi, soprattutto in termini di dipendenza. Dal 1925 in poi la commercializzazione dell’eroina diventa illegale. Prima negli Usa e poi, a cascata, ovunque. Ma, figurati, nel 1924 aspirina ed eroina erano ancora pubblicizzate assieme!

Okay, è secondario rispetto al mio articolo, ma magari ti è rimasta la curiosità su che fine abbia fatto Hoffmann.
Dopo un’iniziale fortuna, il suo brevetto dell’aspirina viene contestato. Esiste una disputa su chi abbia davvero ideato il processo. Non so a te, ma a me non sorprende che, al contrario, l’invenzione dell’eroina non sia stata rivendicata da altri. La battaglia legale per la paternità dell’aspirina fu aperta dal suo ex collega e superiore, tale Arthur Eichengrün. Non so come sia finita, se proprio ti brucia la scintilla del sapere dovrai documentarti. Hoffmann uscì dalla Bayer col pensionamento nel 1929 e morì nel 1946. Il tempo gli ha concesso un riconoscimento postumo, nel 2002 è stato introdotto nel National Inventors Hall of Fame.

Tutto questo si collega all’inizio e mi dà modo di rispondere (con qualche vezzo autoriale, l’ammetto) a chi HA DETTO «Non mi farò mai un vaccino sperimentale che PER DI PIÙ ha delle controindicazioni». Controindicazioni in un farmaco? Dico: DAVVERO stiamo parlando di questo? Ma dai!

(incidentalmente: tutto questo serve pure a ricordare come si sono formate le fortune delle case farmaceutiche. Ma procediamo oltre…)

Esegesi della Bolla e del meccanico

Diventata di uso comune in tempi di social, in una “bolla” io vivo da un po’. Non seguo l’informazione in TV. Mai vista una puntata di “Report”, per intenderci. In televisione guardo tennis, Formula 1, scarico qualche documentario e via. Non leggo giornali. I fatti del mondo li seguo grazie a pochi e fidati amici, mi arrivano col filtro della loro sensibilità. Leggo un sacco di fumetti e di libri. Per lo più, roba vecchia. Non ascolto la radio: anche in auto, solo cd o musica scaricata su chiavetta usb
Così, della diatriba manichea pro e contro Vax nella mia bolla arriva poco. E come sia successo non lo so, ma alla fine ci entra la morte di Mauro da Mantova. Un carrozziere di 61 anni, famoso per le sue chiassose intemperanze in molte trasmissioni, soprattutto “La Zanzara” su Radio24.
Tipi del genere sono sempre esistiti. Definiti, a seconda dell’inclinazione, il matto del villaggio; il poveraccio sopportato solo perché non ha tutti i venerdì a casa; il tipo che fa pena per qualche sfiga di vita, molesto ma sopportabile a piccole dosi.
Un mio caro amico aveva un bar. Mi raccontava di un signore che si definiva Il Re del Mondo. Nei primi anni Settanta, durante la guerra in Vietnam, si era presentato all’ufficio postale per mandare un telegramma al presidente degli USA. «Sospendi le ostilità. Arrivo subito». Il telegramma non fu spedito e la guerra non si fermò. Non credo che le due cose siano connesse.

Mauro da Mantova non l’ho mai sentito in quelle sue invettive radiofoniche. La sua storia mi arriva dalla triste fine. È morto dopo aver contratto il Covid. Pochi giorni prima del ricovero aveva affermato di essere entrato in un supermercato con 38 di febbre, la mascherina abbassata. Convinto no vax, fino all’ultimo non avrebbe voluto neppure essere intubato. Era questo signore qui:

Ti dirò una cosa solo apparentemente feroce. La sua vita mi è stata indifferente. Non riesce a esserlo la sua morte. Perché Mauro da Mantova negli anni Settanta sarebbe stato un altro Re del Mondo, e non è “diventato un personaggio” per suoi meriti, ma perché l’audience alimenta le proprie fortune anche su sciocchezze antiscientifiche.

Dopo la bolla, il capitolo vuole che ti parli del meccanico.
Sei in macchina. Ti si accende la spia del motore. E magari un rumore sinistro sibila dal cofano. Di automobili voglio immaginare tu sappia una cippa, come me. Quindi vai dal meccanico. Che ti spara un preventivo da infarto, condito da conseguenze apocalittiche nel caso tu non provveda SUBITO a quella manutenzione.
Ora, chiaro, può darsi che accettando il suo intervento ti becchi una fregatura colossale. Può darsi che tu scelga di sentire un altro parere… Ma sempre da un meccanico, suppongo. E se per la tua auto sceglierai una soluzione diversa non sarà, spero, perché hai ascoltato il parere di Pincopallo98 o FarfallinaDolce su Twitter o Instagram.
Lo ammetto, ho banalizzato questo scritto facendolo scadere a livello -12, ma forse così facendo comincia a esserti chiaro il quadro d’insieme. Che potremmo sintetizzare così…

Esegesi del potere

Sarò arrogante, ma una cosa sola a me sembra chiara di questa “era del Covid” che, nostro malgrado, stiamo vivendo.
Al potere (scusa, sono un vecchio arnese novecentesco e la semantica mi esce di conseguenza) non frega proprio nulla se ti vaccini o meno, se vivi o muori, se ti ammali o no. Al potere interessi nella misura in cui vai a inceppare il meccanismo della società capitalista in cui vivi, quel “produci, consuma, crepa” (aridaje con le formule novecentesche) senza il quale la macchina/stato non va avanti. Pensa, semplicemente, a quella spia linguistica che esce come un mantra a politici, di ogni schieramento e nazione. «Dobbiamo prendere misure contro la pandemia perché L’ECONOMIA DEL PAESE non reggerebbe a un altro lockdown o a un peggioramento della situazione sanitaria».
Resta il fatto che se il potere ti dice “vaccinati” è perché a lui tu servi vivo, anche se non per sua bontà d’animo. E qui arriviamo alla…

Esegesi del complotto e del complottismo

Se guardo alle cose che ho scritto negli anni mi rendo conto d’aver avuto a che fare spesso con complotti, depistaggi, insabbiamenti. Ecco il problema dei complottisti: banalizzano l’idea stessa di complotto, depotenziano la ricerca di un intrigo. Che magari esiste, ma non nella forma e misura che ti raccontano. Nemmeno sul complotto puoi accontentarti di Pincopallo98 o FarfallinaDolce o Mauro da Mantova. Che poi magari finiscono a insegnare agli angeli il complotto Kalergi sulla sostituzione etnica…
Insomma, certo: a due anni dall’inizio della pandemia il sistema sanitario non è stato rafforzato. E il fatto che all’intervento terapeutico si preferisca il metodo vaccinale (peraltro non sperimentato, almeno in uso ciclico) per mero calcolo economico è un sospetto legittimo. Anche perché per fronteggiare una pandemia si dovrebbe immunizzare tutti in ogni angolo del globo. Se il grasso Occidente non ci arriva per solidarietà verso i paesi poveri, sentimento démodé, potrebbe arrivarci per calcolo utilitaristico. Invece si preferisce elemosinare quattro dosi ad Africa e compagnia, mentre da noi si fa incetta di tutte le altre, proponendoci somministrazioni a intervalli (avrai notato) sempre più ravvicinati.

Resta il fatto che, dicevo, al potere tu servi vivo. Questo tutto sommato non ti fa schifo. E rende il restare vivo unico obbiettivo comune fra te e il potere. Una sorta di eterogenesi dei fini in cui l’unica arma a disposizione per sopravvivere, per spuntata che sia, è il vaccinarti.


Ho finito. Non volevo farti cambiare idea. Non so, nemmeno, perché ti ho scritto. Forse, goccia a goccia, la misura del disagio di un anno incasinato si è colmata e ora trabocca nell’unico modo che conosco. Scrivere. E in fondo quando scrivo non ho altro obbiettivo se non quello di scrivere. Sono un vecchio arnese novecentesco, te l’ho già detto.

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(Quasi)