D’ora in poi: Alice Milani ricorda Tuono Pettinato

Quasi | Plat du jour |

di Alice Milani

Perché facciamo fumetti? Non è un mestiere ben pagato. Anzi, nella maggior parte dei casi è decisamente sottopagato. Non conosco nessun fumettista che lo faccia per soldi, e fin qui siamo tutti d’accordo. Lo facciamo perché ci piace, perché è la nostra passione. All’inizio è di sicuro così. Però abbiamo anche, ciascuno, delle ambizioni. Corriamo per raggiungere dei traguardi, ci hanno educati a essere ambiziosi. Gli obiettivi sono: quando sei esordiente, essere pubblicato; quando sei pubblicato, essere pubblicato da quell’altra casa editrice più bella; essere invitato a un festival; essere invitato a quell’altro festival che è più bello e, in più, avere la mostra durante il festival; essere pubblicato all’estero; essere invitato ai festival all’estero… Sono tutte cose che ti fanno guadagnare punti, status, credibilità, soddisfazione personale. E quando sei al festival all’estero, mi raccomando, posta una foto: fallo sapere a tutti i tuoi amici, perché, si sa, ogni fumettista è un piccolo imprenditore di se stesso, quindi deve autopromuoversi. Deve sbracciare, farsi vedere, sgomitare. Deve ricordare agli editori che esiste, perché c’è tanta competizione.
Ecco, Tuono era il contrario di tutto questo.

Tuono se ne fregava dell’autopromozione, lui era troppo al di sopra di queste cose. Tuono non aveva un sito. Aveva degli account sui social che usava per postare giochi di parole e annunci di gattini scomparsi. Tuono non era capace di selezionare le proposte di lavoro, diceva di sì a tutti: al giornaletto locale, a Rizzoli, a disegnare pupazzetti sulle vetrine dei negozi per Natale. Perché lui non pensava a cosa era più prestigioso, meglio pagato, migliore per la sua carriera di autore unico. Non pensava a come gestire il tempo, ottimizzare le risorse. Lui pensava solo che quel lavoro poteva essere divertente, e così lo faceva. Perché Tuono aveva capito tutto della vita – e dei fumetti – e dell’arte. Aveva capito che tutto il tempo che passiamo a preoccuparci, a incazzarci, a pianificare, a rosicare, è tempo perso, mentre tutto il tempo che passiamo a divertirci disegnando – chessò – Oscar Wilde che va sullo skate, è tempo guadagnato. Tuono faceva fumetti SOLO perché si divertiva. Quanti di noi possono dire esattamente la stessa cosa?

Questo è quello che mi rimane di Tuono. E quindi ho deciso che, per omaggiare la sua memoria, da ora in poi, non mi prenderò mai più sul serio. Cercherò di fare solo le cose che mi piacciono, che mi divertono. Tutti i giorni, quando disegno, penso a lui. Inserisco in ogni tavola della biografia di 200 pagine di una matematica russa dell’Ottocento dei dettagli buffi, bizzarri, incongruenti. E rido pensando alla faccia che farà l’editore quando gli consegnerò le tavole.

D’ora in poi, Tuono, mi divertirò e basta, giuro. Che poi è un insegnamento un po’ in controtendenza rispetto alla retorica che ci circonda che dice che bisogna lavorare sodo per ottenere risultati, successo. Non è vero. È tutto falso, non credeteci. Il segreto nella vita è che bisogna divertirsi. Io lo so perché me l’ha insegnato Tuono.

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