Che bel tatuaggio! Cosa significa?

Dionea | Under My Skin |

Lo sai perché la gente si tatua?
Io no. Posso dirti perché mi tatuo io.

Quando mi sono fatta il mio primo tatuaggio, un cosino minuscolo, avevo paura fosse una cosa davvero permanente, qualcosa che avrebbe influenzato la mia vita di tutti i giorni in qualche modo, che magari mi avrebbe impedito un giorno di trovare un lavoro. Un centimetro di tatuaggio.
A quel disegno, così piccolo e insignificante, ho attribuito un sacco di significati, un sacco di idee. Ero convinta che l’avrei guardato a distanza di anni e mi sarei ricordata di quanto fosse importante per me. A volte lo faccio. È ancora importante, ma per motivi diversi.
Ho dato troppo peso a quel primo tatuaggio, fatto a casa, dopo cena, sotto una caldissima lampada alogena. Avevo 16 anni.

Ogni tatuaggio successivo è stato un gioco, un abbellimento del mio corpo, un esperimento.

Un paio di anni dopo ho trovato della china in un cassetto, in un periodo in cui YouTube mi aveva proposto un video in cui una persona si tatuava da sola, un buco alla volta. Quel metodo si chiama “stick ‘n poke”, letteralmente “infila e buca”. È uno dei modi di tatuarsi più rozzi e primitivi, facile da fare in un pomeriggio noioso.
Sono stata brava quella volta, coscienziosa. Anche se volevo usare la vecchia china che avevo lì, sono andata in un negozio di tattoo supplies e ho comprato dell’inchiostro per tatuaggi vero. Però ho usato aghi da cucito, non volevo togliermi tutto il divertimento.
Per fare un tatuaggio del genere devi sterilizzare tutto con acqua bollente. Infili l’ago da dietro nella gomma di una matita, che ti serve per sostegno, l’attacchi con un chilo di scotch e ci giri del filo da cucito tutto attorno, fino a lasciare tipo 3 millimetri di punta. Il filo serve per assorbire l’inchiostro, poi quando fai il buco, e il filo impregnato arriva a toccare la pelle, lascia cadere una gocciolina di inchiostro, che va sotto quel primo strato sottile.

Un tatuaggio stick ‘n poke va ripassato un sacco di volte per avere un disegno consistente. E si allarga molto col tempo, specialmente se non sai davvero che stai facendo, come me quella volta.
Sono molto contenta di quei tatuaggi, sono un passatempo divertente, negli anni me ne sono fatta ancora. E li ho fatti anche ai miei amici; a oggi ancora non so come possano essersi fidati tanto.
Da allora ho conosciuto molta gente che si è fatta stick ‘n poke, raramente hanno significati profondi, ma sono quasi sempre ottimi argomenti di conversazione.

Per il tatuaggio successivo mi sono infilata in uno studio, scelto più o meno a caso, e ho detto che cosa volevo. Non ho scelto accuratamente l’artista, ho a malapena visto i suoi lavori prima di prenotare l’appuntamento. Mi è andata bene che quello è un posto piuttosto famoso, con artisti molto bravi.
Quel tatuaggio è stato un free hand, disegnato direttamente sulla mia pelle con un pennarello apposta, e poi ripassato con la macchinetta. Normalmente i tatuaggi si fanno ricalcando uno sticker, per avere maggiore precisione e controllo del disegno. Un tatuaggio free hand non si può replicare facilmente, l’artista stesso non sarà capace di fare una cosa identica. Ed è bello sapere di avere un pezzo unico, c’è un sacco di plagio nel mondo dei tatuaggi.

Poco prima di quella volta ero stata alla mia prima tattoo convention, la MiTaCon, una delle più importanti in Italia. Una convention del genere attira un sacco di artisti internazionali, ci puoi scoprire gente davvero brava. I tatuatori vanno lì con lavori già prenotati e con spazi vuoti, quando hanno tempo fanno walk-in. Ci sono disegni già preparati, con dimensione e prezzo, e tu puoi farteli tatuare, lì e in quel momento.
Un’esperienza da fare, se ti piacciono i tatuaggi, è andare in convention e farti tatuare. E poi girare con il tuo nuovo tatuaggio fresco, in mezzo ad altra gente con tatuaggi freschi o vecchi, piccoli o assolutamente enormi, in un ambiente in cui tutti possono guardare e commentare i tatuaggi di tutti. In genere ti becchi solo complimenti, o silenzi imbarazzati alla peggio.
Ci sono altre cose da fare in convention, e ci puoi andare anche se di tatuaggi non ne hai. Magari ne parlo un’altra volta.
Il mio tatuaggio successivo è stato un walk-in. L’artista non l’ha mai postato sul suo Instagram e non sono così sicura sia un pezzo unico. Pazienza.

Spesso, quando ti tatui, non lo stai facendo per gli altri. Ma un sacco di persone verranno a chiederti perché hai voluto quel disegno in particolare inciso in modo permanente nella tua pelle. È divertente quando racconti a quella gente della tattoo convention, e che hai quel tatuaggio «perché mi piaceva il disegno». Mi chiedono perché una vespa, che poi a loro sembra una mosca, ed è divertente la confusione, a volte disapprovazione, che ricevo quando cerco di spiegare che i tatuaggi degli insetti mi fanno impazzire punto. Nessuna altra ragione.

L’ultimo tatuaggio, il più recente, è il primo che mi sono studiata davvero bene. Sapevo quello che volevo, seguivo una marea di artisti su Instagram, ci ho pensato un po’ meglio. È venuto davvero bene.
È uno scheletro di un animale, per ora mi hanno chiesto perché mi sono tatuata un dinosauro circa una dozzina di persone, tra amici e conoscenti a cui l’ho mostrato.
Non mi tatuo per gli altri, per gente che non sa neanche come è fatto un dinosauro, e quanto è diverso da un mammifero.
Forse questo vale solo per me, non posso certo parlare per tutti, ma io mi tatuo perché i tatuaggi mi piacciono. Sono belli e mi fanno sentire bella. Sono una parte di me che voglio portarmi in giro, per ricordarmi chi sono. Tutto qui.
Davvero.

Ti è piaciuto? Condividi questo articolo con qualcun* a cui vuoi bene:

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

(Quasi)