A testa in giù

Boris e Paolo | QUASI |
Disegno di Titti Demi

Ecco ci risiamo. È arrivato aprile, il mese della nostra festa preferita. Ed è iniziato anche quel periodo dell’anno in cui, approfittando del fatto che QUASI celebra il proprio compleanno proprio nel giorno in cui si festeggia la Liberazione di questo paese dai nazifascisti, lasciamo che il sacro fuoco irrori i nostri corpi e, con sguardo fiammeggiante e parole tonanti, ti raccontiamo come tutto è iniziato e perché lo facciamo. Non siamo degli usurpatori: la nostra nomea di individui assolutamente autoreferenziali ce la siamo sudata.
Va beh… Questa volta facciamo conto che tu sappia già tutto. QUASI esiste da tre anni, mette insieme voci e corpi belli e sinceri, dedica i suoi articoli al bello, al buono e all’utile, racconta le storie in cui viviamo (e, se hanno le immagini, le racconta anche meglio), non ha paura di prendere posizione, costruisce un discorso critico e militante. QUASI ha una posizione, esplicita e dichiarata. È la posizione che innerva ogni singolo articolo presente su questa rivista ed è la posizione che rimarchiamo con vigore, tutti gli anni, quando si avvicina il 25 aprile: la prima volta abbiamo declamato “QUASI un manifesto”; la seconda abbiamo rubato l’adesivo appiccicato sulla chitarra di Woody Guthrie e abbiamo affermato “This Magazine Kills Fascists”; la terza abbiamo inneggiato alla “Futura umanità”. Oggi è il turno di “A testa in giù”.

Poche fandonie. Quando scegliamo “A testa in giù” come tema del mese, non stiamo sfiorando un’ambiguità, strizzandoti l’occhio, come a dire «Guarda con quale coraggio alludiamo a quel corpo che non menzioneremo, per scandalizzare la fangazza fascista che costituisce la gran parte della popolazione di questo paese che, appunto, è stato liberato il 25 aprile del 1945».
Non c’è nessuna allusione.
Il riferimento è esplicito. Dicendo “A testa in giù”, pensiamo, senza il minimo sentimento di umana compassione, al 28 aprile 1945, al distributore di Piazza Loreto, al corpo esanime e penzolante di Benito Mussolini, al suo capoccione pelato che oscilla, a quella mascellona finalmente molle e non contratta nel morso della virilità ostentata, a quel torace crivellato di colpi.
Non passiamo le nostre giornate a chiederci se avrebbe meritato un processo diverso, se la pena inflittagli sia stata vergognosa, se una giustizia diversa ci avrebbe regalato una storia repubblicana migliore. Semplicemente, è successo e l’evento non ci produce dolore. Andiamo avanti e festeggiamo la Liberazione.

Poi, diciamocelo, “A testa in giù” è un bel tema: dentro ci puoi mettere tutto. Non appena lo scolleghi dal corpo appeso, dalla vendetta o dalla pena (davvero c’è differenza?), diventa un argomento attorno al quale divertirsi molto. Ha a che fare con il corpo, la cosa più divertente di cui disponiamo.
Mettersi a testa in giù richiede disciplina, muscoli ed equilibrio. Puoi imparare anche tu, se già non lo sai fare, ed è liberatorio. Normalmente il peso del nostro corpo si distribuisce equamente, per scaricarsi, progressivamente, sulla schiena, sul bacino, sulle gambe. Con fatica, in un tempo così lontano da non averne più memoria, abbiamo imparato a tenere la testa nel punto più alto e a rimanere in equilibrio su quei piedi ridicolmente piccoli. Lo hai sicuramente notato: tenere in equilibrio sui piedi scalzi un Big Jim, così ben proporzionato, non è mica facile. Eppure noi ci riusciamo quasi senza problemi (è vero, Arabella casca più spesso di quanto sia lecito aspettarsi, ma questa cosa ha più a che fare con il suo essere sempre distratta che con l’equilibrio).
Possiamo stare a testa in giù e pare che faccia benissimo: gli insegnanti di yoga dicono che produce giovamento alla circolazione, ci libera dalla stanchezza, migliora l’attenzione, combatte ansia e depressione, fortifica i muscoli della schiena, quelli delle spalle e della braccia e gli addominali, e allontana perfino la vecchiaia.

Caspita. Quanta bellezza! Quale altra rivista ti può promettere tutti questi benefici?

Buon aprile. Iniziano i festeggiamenti.

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(Quasi)