Per guardarti meglio

Francesco Pelosi | QUASI |

«Che occhi grandi che hai!», esclama impaurito l’anziano giornalista culturale italiano sperduto nel bosco dei manga.
«Per guardarti meglio!», risponde il giovane mostro mezzo uomo – mezzo demone motosega mentre fa a brandelli l’imbrattacarte, spargendone carni, sangue e umori ai quattro venti.

«Che occhi grandi che hai!», pensa Osamu Tezuka, ancora ragazzo, mentre in un cinema buio assiste incantato per la quarantesima volta alla proiezione di Bambi di Walt Disney.
«Per guardarti meglio!», gli risponde più di cinquant’anni dopo Il Re Leone, dal suo successo al botteghino e dalla sua estrema – e mai chiarita – somiglianza con il suo Kimba.

«Che occhi grandi che hai… E pure le orecchie non scherzano!», dice Topolino ad Astroboy.
«Per guardarti meglio!», risponde il robot-bambino, che dimostrerà nelle sue storie un’attenzione a temi sociali e intimi che resteranno territori poco praticati dal topo a cui ha rubato gli occhi.

«Che occhi grandi che hai, ora che ti ci ho fatto un buco. Credi che così riuscirai a guardarmi meglio?», chiede infine il giovane mostro mezzo uomo – mezzo demone motosega all’anziano giornalista culturale italiano. Ma quello non risponde, chissà perché.

Il tema di giugno di “Quasi” (e forse l’hai già capito) è “Per guardarti meglio”.
Francesco Guccini dice, in un famoso concerto insieme ai Nomadi, che «gli americani ci fregano con la lingua», perché è più diretta della nostra. Noi qui possiamo invece dire che i giapponesi ci fregano con le immagini (e fregano anche gli americani).
Quei volti neotenici, con gli occhi e la testa tondi e grandi che ricordano quelle dei neonati, che Tezuka mutuò da Disney e che poi divenne il marchio di fabbrica di moltissimi manga, stimolano in noi che guardiamo una profonda empatia, andando a toccare corde recondite e istintuali del nostro intimo.
In più, la loro scrittura a ideogrammi, alla cui base stanno riduzioni stilizzate di elementi naturali, ha un legame immediato e diretto con il disegno. C’è poco da fare: gli orientali scrivono con le immagini. Per cui non c’è da stupirsi se nel fare fumetti e animazione surclassano costantemente il resto del mondo.
E poi, sì, sanno raccontare le storie e sanno come incatenarti a esse, andando a toccarti proprio in quell’intimità nascosta che attendeva di essere contattata.
Quegli occhioni che ci guardano da quelle sfilze di pagine stampate su carta da poco ci inducono a guardarle meglio, calamitandoci lo sguardo, mentre ci sbranano e fagocitano con il loro artigianato sopraffino e le loro tecniche, ancora mai eguagliate, di rapimento dell’attenzione.

QUASI è una rivista che, per quanto ci si sforzi, continua a esser fatta prevalentemente di parole e quelle, qui in occidente, ti tocca leggerle. Non c’è verso. Perciò, mentre attendi una rivoluzione del linguaggio che porti anche la gente dell’Ovest più vicina alle proprie emozioni, consolati in compagnia di questa rivista che, se la guardi, lei ti guarda meglio.

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(Quasi)