Il demone Vegeta e il triplo Kaioken

Federico Beghin | Affatto |

All’inizio di novembre sono state caricate su Amazon Prime Video le prime stagioni di Dragon Ball e di Dragon Ball Z, insieme ad alcuni film d’animazione più o meno collegati alla saga. Ovviamente mi ci sono fiondato. Sorta di panacea di tutti i mali, la visione mi ha rinfrancato, mi ha fatto chiudere un occhio (con l’altro dovevo guardare Goku e soci) sulle sfighe della mia vita. Ed era proprio da una vita che non vedevo una puntata. Ho iniziato il mio viaggio dagli episodi che narrano l’arrivo dei Saiyan, Nappa e Vegeta, sulla Terra: vogliono uccidere Goku, appropriarsi delle Sfere del Drago e poi distruggere il Pianeta, ché tanto cosa te ne fai di una palla di fango e acqua?!

So che lo sai, ho già visto la serie completa e a spizzichi e bocconi mille volte. Sono nato negli anni Novanta e come ogni virgulto appassionato di mazzate colorate e animate ho approfittato delle repliche andate in onda su Italia 1 a getto continuo. Però vuoi mettere assistere allo spettacolo quando vuoi e come vuoi? Ma soprattutto: grazie alle opzioni della piattaforma puoi donare a te stesso la migliore versione di Dragon Ball possibile, depurando quella preconfezionata dalle scene inutili e saltando i ragionamenti posticci dei personaggi. Tempo fa ho letto da qualche parte che, soffrendo di una sorta di horror vacui, i curatori dell’adattamento e del doppiaggio italiano hanno inserito dei testi laddove nella versione originale non esistevano e le immagini erano accompagnate solo dalla colonna sonora. Sono sicuro che hai bene in mente anche tu tutte quelle elucubrazioni mentali sull’aura potentissima del nemico, sulla strategia da mettere in atto e le altre dissertazioni filosofiche nate nel bel mezzo di una battaglia, durante un fermo immagine su un guerriero. Ecco, fuffa! Invenzioni! A meno che quell’articolo che ho letto non fosse a sua volta fuffa… sia come sia, io mando avanti e mi risparmio lunghi secondi di chiacchiere. Ma non lo faccio quando a parlare sono Goku e Vegeta, perché le voci del compianto Paolo Torrisi e di Gianluca Iacono sono troppo belle per non essere udite. Nella mia testa i due Saiyan, prima nemici e poi quasi amici, parlano con le voci dei due doppiatori da sempre: il primo mi sprona a fare la cosa giusta e il secondo a non farmi schiacciare dagli altri, entrambi mi ricordano che non devo mai arrendermi. Lo so, sembrano cazzate, ma quando hai dieci anni e il mondo attorno a te, quello reale, fatto di persone in carne e ossa, ti ripete continuamente che non vali niente e che da grande prenderai un sacco di botte sui denti avere due amici che ti sostengono è vitale. Soprattutto se sono due amici fighissimi, che superano sempre i loro limiti, che si tratti di un Kaioken (base, doppio, triplo – no, Goku, non farlo o morirai per lo sforzo!) o di uno stadio del Super Saiyan.

Rivedendo le puntate su Prime Video, mi sono accorto, o meglio ri-accorto, che Vegeta, appena arrivato sulla Terra, sembra un demone. Piccoletto, a volte viene disegnato con un testone sopra un collo sottile e altre più proporzionato, è spesso imbronciato e tiene le braccia conserte. Poi ghigna, deride l’avversario, gode delle sue sofferenze, minaccia, si dispera, fa il matto e si trasforma in uno scimmione gigantesco e fortissimo. Ci sono alcuni frame, quelli in cui la metamorfosi è appena stata innescata, nei quali i denti del cattivo si allungano, aguzzi e ferini. È un demone, c’è poco da fare.

Goku, invece, è gonfio di muscoli, è compatto e sul punto di esplodere. Allenandosi con Re Kaio, ha imparato delle nuove tecniche e non ha paura di usarle. Queste nuove tecniche devono aver messo un po’ di confusione ad adattatori e doppiatori, perché il Kaioken all’inizio viene chiamato Energia sferica, mentre quest’ultima sarebbe la Genkidama, un’enorme palla di energia raccolta dalle creature viventi. Errori più o meno simili sono disseminati nel corso delle puntate. Chissà se da bambino, alla prima visione, mi sono accorto che qualcosa non quadrava? Forse sì e sono abbastanza sicuro di aver fatto spallucce. Erano le immagini a parlare: c’erano due scalmanati che si affrontavano con pugni, calci e onde, senza risparmiarsi. Era la mia catarsi: evitavo di restituire pan per focaccia ai miei detrattori, perché se lo avessi fatto sarei passato dalla maledetta parte del torto, e costruivo scena dopo scena quella forza di volontà che ancora oggi mi tiene a galla. Un po’ demone, un po’ triplo Kaioken.

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