Gli acquisti di marzo

Paolo Interdonato | post-it |

La nuova forma dei post-it è meravigliosa. Un articolo breve, concentrato su un’unica fonte di piacere: un libro, una canzone, un ristorante, una bottiglia di vino, un sorriso sul tram…
Abbiamo questa striscia di post-it in home page e, mentre ti raccontiamo il tema del mese un giorno alla volta, ti diciamo anche i nostri ottimi motivi per stare al mondo.
Ti sei accorto, vero, che il sito è stato trasformato e reso più leggibile? Stiamo anche cercando un modo per rendere ancora più evidente il fatto che, alla fine del mese, tutti gli articoli pubblicati compongono l’indice dell’ideale (e, diciamocelo, ottocentesca) rivista cartacea che vorremmo pubblicare, componendo una newsletter su substack cui dovresti proprio iscriverti.

Comunque, mentre mi muovevo per i corridoi della redazione, tutto tronfio, con il passo da gorilla imparato da Conor McGregor, mi è arrivata una spallata.
Era l’odioso editore. Solito sguardo arcigno e solita ramanzina. Prima che arrivasse al consueto «alla prossima che fai / prendi tutto e te ne vai», gli ho dato ragione. È una tecnica infallibile: da uomo di sinistra, è così abituato a sedere dalla parte del torto che questo evento lo spiazza e mette a tacere.
Per fartela breve, Claudio si lamentava della sparizione della checklist dei fumetti snob che chi non legge QUASI dovrebbe procurarsi.
Prima di presentartela, lascia che gongoli un altro po’ mostrandoti la nostra meravigliosa redazione ottocentesca, così come è stata catturata dai formidabili dagherrotipi di Pietro Arrigoni.

Da sinistra: la straordinaria Lella Parmigiani, la fantastica Arabella Urania Strange, l’umile estensore di liste della spesa, il truce editore Claudio Calia e il prode fiancheggiatore Paolo Valietti (Ph. Pietro Arrigoni)
Da sinistra: la mirabolante Lella Parmigiani, l’obnubilante Arabella Urania Strange, il servile estensore di liste della spesa, il prepotente editore Claudio Calia e il nobile fiancheggiatore Paolo Valietti da un lato migliore (Ph. Pietro Arrigoni)

Preparare i consigli per gli acquisti è un’operazione faticosissima e costosa. Da un lato mi tocca spulciarmi i cataloghi dei distributori e i siti degli editori; dall’altro, scopro un sacco di roba uscita che mi ero perso. (Arrivati a questo punto dell’articolo, l’editore sicuramente si è annoiato, non sta più leggendo e si limita a guardare le figure. Allora te lo posso dire: quando fa così mi è proprio antipatico.)

All’inizio di marzo, Editoriale Cosmo pubblica, dopo l’edizione da edicola, il primo volume brossurato di grande formato di Torpedo 1936 di Enrique Sánchez Abulí e Jordi Bernet. Immagino che il volume contenga anche i due episodi disegnati da Alex Toth e che, alla fine, tutta la serie si risolva in quattro volumi. Quei fumetti – che in Italia abbiamo letto sulle riviste “L’Eternauta” e “Torpedo”, in un’edizione in volumi cartonati proposta tra il 2007 e il 2008 da Edizioni BD e in quella da edicola di Cosmo – racconta le vicende di due gangster, Luca Torelli, detto Torpedo, e il suo opaco sottoposto Rascal. L’ho sempre trovata divertentissima e amo Bernet. Mentre cercavo di capire le caratteristiche del libro, mi sono accorto di essermi perso l’uscita di due volumi di Torpedo 1972, scritti sempre da Abulí e disegnati da Eduardo Risso, dedicati alla terza età dei due gangster. I due volumi sono il secondo e il terzo. Il primo è uscito per Panini che, con le consuete oculatezza e convinzione, ha mandato in libreria una roba tra tante e poi basta.

Il 7 marzo esce, per Bao, Sylvia Beach di Emilia Cinzia Perri e Silvia Vanni. Riporto la nota di presentazione:

«La sceneggiatrice Emilia Cinzia Perri e la disegnatrice Silvia Vanni raccontano, per la prima volta in forma di fumetto, la storia di quella che probabilmente è la libraia più famosa del secolo scorso.
Quella di Sylvia Beach è una storia atipica: americana, innamorata della letteratura, ma senza alcuna preparazione accademica, decide – dopo la prima guerra mondiale – di aprire una libreria americana a Parigi. Finirà per diventare amica dei più influenti intellettuali francesi dell’epoca, e la sua libreria, la mitica Shakespeare and Company, sarà per decenni il porto sicuro al quale approdano gli intellettuali di tutta Europa, oltre a molti scrittori americani.
L’incontro con James Joyce le cambierà la vita. In meglio? In peggio? Lasciamo che a decidere sia chi leggerà questa storia, raccontata con amore e disegnata con una capacità sorprendente di fondere i fatti storici alle emozioni e alla dimensione onirica della protagonista.»

È un fumetto lontanissimo dalle cose che mi piacciono e mi interessano. Eppure, mentre sfogliavo l’anteprima sul sito dell’editore mi sono imbattuto in una pagina che cita, in modo esplicito ed educato, In the night kitchen di Maurice Sendak. A questo punto, non posso più scappare.

Se non ho capito male, in marzo esce il terzo e conclusivo volume di Labirinti di Charles Burns. È un fumetto realizzato per il mercato francese che gli americani potranno leggere solo alla fine dell’anno con il titolo Final Cut.  Coconino ha annunciato anche l’edizione italiana dell’adattamento de La Strada di sua maestà Cormac McCarthy, firmato da Manu Larcenet. Dovrebbe uscire in aprile, ma inizia ad appuntartelo. Per il momento è questo il fumetto che aspetto di più in questo 2024.

Sembrerebbe proprio che sia uscito per In Your Face il secondo numero di “Zazà Magazine”, il progetto di Pierluca Galvan e AlePop (che è il nome più recente di Alessandro Staffa). Il primo l’ho trovato per caso in libreria ed è stata una sorpresona.
Questo secondo numero – che puoi comprare partendo da QUI – viene presentato così:

«Il progetto comincia ad avere una conformazione precisa. Un contenitore più POP.
Seminiamo per un diverso genere underground, anomalo, atipico. Pur rispettando quello prodotto tra gli anni ‘60 e ’80, senza nostalgie. Cerchiamo stradine diverse. Anche con le illustrazioni, presentando il lavoro di: Nicola Stradiotto, Simone Lucciola, Toma Sickart, Officina Infernale, David Bacter. E con gli articoli sulla “cultura di base” autoprodotta da singoli o da collettivi. In questo numero parliamo dell’inventore del Theremin, di Trap e Drill, di Street Art, di una graphic designer che lavora per l’editoria, dei laboratori artigianali grafici dell’Atelier Blu Cammello. Ecco questo è Zazà, un contenitore di arte pop varia e non avariata. Mutevole, senza parrocchiette da seguire.»

Se ti dico Winnie the Pooh, pensi subito all’insopportabile orsetto tutto mossette, miele e «Oh rabbia!». Prima di essere quella macchietta disneyana, quell’orso era il protagonista di un bel libro per bambini, scritto da A. A. Milne e disegnato da Ernest Howard Shepard. Quelle parole e quei segni sono schiacciati dalla versione animata che pare essere il coronamento del sogno di quegli zii che, dovendo fare un regalo a un bambino, gli appioppano il libro più tamarro presente sull’espositore, abbagliati dai colori contrastati e dalla copertina di plastiva gommosa. Se non ti sei fatto fregare e custodisci gelosamente la tua edizione Salani (che l’editore mantiene costantemente in catalogo), sarai felice di sapere che Drawn & Quarterly ne presenta un adattamento a fumetti e Montreal, città in cui ha sede la casa editrice, è lontana da  Burbank. L’ha realizzato Travis Dandro e la copertina promette benissimo. Riporto la nota editoriale malamente tradotta:

«L’amato classico per bambini appare per la prima volta in forma di graphic novel. Il vincitore del PEN Graphic Novel Award Travis Dandro prende le distanze dalla sua dettagliata autobiografia e ritorna con le affascinanti storie di Winnie the Pooh. Nel 2015, il classico per bambini di A. A. Milne, da tempo considerato il punto di riferimento per la narrazione intelligente e stravagante, è diventato di pubblico dominio. L’amata serie ora riceve il trattamento fumettistico di un artista di talento al culmine della sua abilità nel fumetto. Dandro espande il mondo del Bosco dei Cento Acri in tutte le direzioni, creando splendide scene a tutta pagina in cui Pooh e i personaggi preferiti di tutti – Piggy, Ih-Oh, Tigro e, ovviamente, Christopher Robin – si scatenano, discutono, falliscono e amano. Debito agli indimenticabili disegni a penna di E. H. Shephard, questa aggiunta al canone della letteratura senza tempo per tutte le età comprende tutte le avventure originali di Winnie-the-Pooh, insieme a una nuovissima storia di Dandro creata esclusivamente per questo libro.»

Nel corso del mese esce anche la nuova edizione di Molecole instabili di James Sturm. È una storia del 2003 in cui l’autore di Americana, uno dei fumetti più lontani dall’idea di mainstream made in USA che tu possa immaginare, ti racconta la storia vera e reale dei Fantastici Quattro. Infatti, spoiler, i supereroi non ci sono.

E, a proposito di storie di supereroi senza supereroi, Panini pubblica anche una nuova edizione di Notte oscura: Una vera storia di Batman scritta da Paul Dini e disegnata da Eduardo Risso. A me questo sceneggiatore piace proprio tanto, in particolar modo quando scrive le storie più cartoonesche (le storie dei supereroi DC in declinazione “adventures”). Non mi sembra che questo fumetto sia tra le sue cose migliori, ma ho proprio la sensazione che, se non si fosse liberato di questa brutta vicenda con un esorcismo narrativo, sarebbe impazzito.


Estraggo l’ultimo foglio dal rullo della macchina da scrivere con gesto enfatico. Attraverso il corridoio della redazione fischiettando Y todo a media luz ed entro nell’ufficio dell’editore. Senza bussare.

«Eccolo qui! Dannato dittatore! Pronto per andare in stampa. Questa tua mania consumistica mi sta prosciugando: ho comprato un sacco di libri!»
Mi guarda da sopra gli occhiali. Poi si allunga e mi strappa i fogli di mano. Inizia a leggere, aspirando sempre più forte una sigaretta fatta a mano, di dimensioni tali da sembrare un sigaro, in barba a tutte le leggi vigenti. Mi sbuffa una nuvola di fumo denso e aromatico in faccia e parla.
«Dimmi un po’… qui è tutta roba che deve ancora uscire… come hai fatto a spendere un capitale in libri?»

E allora lì gli devo spiegare che, mentre sfogliavo i cataloghi, ho scoperto alcuni libri francesi di cui non sapevo nulla.

Un saggio che sembra bellissimo: La révolution Garo 1945-2002 di  Claude Leblanc. “Garo” è la rivista giapponese su cui è nato Kamuiden di Sanpei Shirato. Racconto continuamente una storia che sente di leggenda (e la racconto per l’ultima volta a Claudio). Katsuhiro Nagai, editor di manga bravissimo e idealista, scopre di essere gravemente malato: gli restano pochi mesi di vita. Si licenzia e con la liquidazione fonda una rivista per rivoluzionare il fumetto nipponico. La rivista si chiama “Garo” e nasce per pubblicare il nuovo fumetto di Shirato. Il secondo autore che chiama sulle pagine della rivista è Shigeru Mizuki. Se fai una rivista che parte da questi presupposti, stai decisamente facendo la rivoluzione. L’aneddoto si conclude con un colpo di scena: il medico che aveva predetto il prossimo decesso di Nagai si sbagliava.
Ecco… continuo a raccontare questa storia. Magari leggendo questo libro, scopro che la verità è meno bella di così ma più vera. L’editore presenta il libro così:

«Fondato nell’autunno del 1964, quando il Giappone si apprestava a ospitare i primi Giochi Olimpici di Tokyo, il mensile Garo non solo aprì la strada a una rivoluzione nel mondo dei manga, ma accompagnò anche l’evoluzione della società giapponese durante questo decennio cruciale nel la storia del paese. Al di là del suo ruolo pionieristico a livello grafico, Garo si è affermato come spazio di riflessione per una parte della gioventù giapponese che desiderava mettere in discussione il funzionamento della società. Durante i primi 10 anni di esistenza della rivista, le opere di Shirato Sanpei, Tsuge Yoshiharu, Mizuki Shigeru, Tsuge Tadao, Katsumata Susumu e Tatsumi Yoshihiro hanno contribuito ad aprire un capitolo importante nella storia dei manga.»

E poi è uscito il nuovo numero di “Nicole”, la rivista annuale di Cornelius. Tutti gli anni, tra febbraio e marzo esce questo annuario che ha alcune caratteristiche davvero pregevoli. Offre una finestra sul catalogo dell’editore (e di altre realtà piccole e con attenzione alla progettazione dei libri), pubblicando fumetti, spesso autoconclusivi, che ancora non si sono visti altrove. Inoltre, la prima parte del volume, che è un oggetto da 300 pagine, contiene il riassunto di ciò che è successo nel mercato del fumetto francese – e non solo – nel corso dell’anno precedente.
Lo trovo bello, utilissimo e perfino collezionabile (quei volumi hanno dorsi che, quando li allinei, mettono allegria).

«E perché non ne hai scritto?»
«Beh… perché è roba già uscita.»
«E…»
«E chi vuole la può comprare senza aspettare, senza vivere la tensione dell’attesa.»
«E…»
«E l’articolo parla dei fumetti che usciranno nel corso del mese prossimo. L’ho fatto per una questione di coerenza.»
«Fammi capire… Hai scritto un sacco di parole per dire che  escono dei fumetti che, nella maggior parte dei casi, conosciamo già…»
«Sì…»
«E non hai detto nulla di un saggio che racconta la storia di una rivista bellissima e di un annuario del fumetto fatto bene, come da queste parti non se ne vedono…»
«Sì…»
«Mi sembra davvero un articolo molto utile!»
«Ho capito…»
«Alla prossima che fai / pren…»
«Hai assolutamente ragione, Claudio! È per questo che esistono organigrammi e gerarchie!»
«…»
«FERMATE LE ROTATIVE!»

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(Quasi)