(Quasi) un premio

Boris e Paolo | QUASI |

I premi letterari, anche quelli assegnati ai fumetti, sono quasi sempre inutili. A meno che non prevedano una ricompensa in denaro non servono proprio a nulla.
Inoltre, vengono dati in accordo a un sistema di regole così complesso e articolato che il manuale Cencelli, al confronto, pare l’enumerazione dei requisiti per entrare nelle Giovani Marmotte.
Per assegnare un premio, si fanno un po’ di cose strane. Si definiscono le categorie, si selezione il campione di opere che parteciperanno, si definisce la rosa dei candidati, si qualifica una giuria… e vinca il migliore.
Tutto bellissimo. Peccato che, quando parliamo di fumetti, vengono ripartiti su categorie che spacchettano il fare fumetti in accordo alla loro produzione industriale: migliore sceneggiatura, miglior disegno, migliore opera per nazione, addirittura miglior colorista. Tutta roba lecita, ma di cui – diciamocelo – a noi e a te frega pochissimo (a meno che tu non faccia il colorista, che è sicuramente un mestiere utilissimo e da premiare ma che esiste solo perché la produzione dei fumetti è stata industrializzata e taylorizzata, per garantire una produzione capace di rispettare periodicità serrate).
C’è poi la questione degli equilibri editoriali. Un premio vive anche della visibilità che le case editrici gli tributano. Se non garantisci una coppa o una fetta di salame a tutte le etichette che partecipano, nel migliore dei casi scoppia una polemica, se va male il boicottaggio.
Infine c’è lo spirito dei tempi. E con quello mica ci si può battere. I temi caldi del momento, quelli che muovono le coscienze, devono essere tenuti in debita considerazione mentre assegni i premi. Purtroppo la qualità di un’opera non è direttamente correlata al fatto che essa tratti un argomento importante o sia realizzata da persone che afferiscono a una categoria che, fino a quel momento, è stata discriminata.

I premi letterari, anche quelli del fumetto, possono essere indispensabili. Possono mettere in evidenza opere fino a quel punto ignorate, danno un’idea dello stato dell’industria nel momento della premiazione, fanno fare un sacco di risate (soprattutto se conosci – o intuisci – i retroscena).

In questo mese di maggio, entriamo nel quinto anno di vita di (Quasi), la rivista che non legge nessunə. Fin da quando abbiamo iniziato questo gioco, ti abbiamo detto con chiarezza che ci interessava parlare del bello, del buono e dell’utile. Lo sappiamo: non ce l’abbiamo sempre fatta. Qua e là, c’è scappata la polemica e il demone dell’arguzia ha avuto la meglio. Però, mostrando un’insperata coerenza alla testata, ci siamo riusciti (Quasi) sempre.
Da quest’anno vogliamo tentare una follia: vogliamo che questa rivista dia un premio – o (Quasi) – ai fumetti usciti in Italia nel corso dell’anno precedente.

Il periodo in esame è il 2023.

Le categorie che vogliamo premiare sono tre: fumetto italiano, fumetto straniero e patrimonio.
A rischio di essere didascalici, chiariamo che con fumetto italiano intendiamo un fumetto pubblicato in prima edizione da un attore italiano (valgono anche le autoproduzioni); con fumetto straniero un fumetto tradotto o importato per la prima volta da un’etichetta italiana; con patrimonio un’opera che classifichiamo come classico del fumetto, che torna in una nuova edizione tra i prodotti che possiamo procurarci agilmente e leggere.

Il premio consiste in analisi e critica.

Quei fumetti saranno guardati, discussi, verificati, collocati in spazi teorici e di lettura. Nessuno dei premiati si porterà a casa una targa.

Il premio ha chiaramente un limite enorme. Nasce dalle discussioni, durate almeno un anno, tra i due curatori di questa rivista. Le altre persone che fanno (Quasi) hanno ricevuto l’elenco dei fumetti premiati e delle menzioni e nessuno ha chiesto loro di riconoscersi in quelle scelte. Siamo certi siano le migliori possibili (sennò non le avremmo fatte), ma, siccome siamo su (Quasi) e il dissenso è molto ben voluto, le pagine della rivista sono aperte a eventuali dichiarazioni di opposizione anche feroce.

Bando alle ciance: ecco i titoli di cui parleremo nel corso del mese.

(Quasi) un premio 2024

Fumetto italiano

Il Saraceno, Vincenzo Filosa

Menzioni:

  • Dove c’è più luce, Sualzo
  • Transformer, Nicoz
  • Coccodrilli squisiti, Hurricane

Fumetto straniero

La parte meravigliosa volume 2: gli occhi di Juliette, Rupert e Mulot

Menzioni:

  • La bestia,  Zidrou e Frank Pé
  • Aaron, Ben Gijsemans
  • Goodbye, Eri, Tatsuki Fujimoto

Patrimonio

Tre sentieri, Baudoin

Menzioni:

  • Infanzia, Sempé
  • Skin, Peter Milligan e Brendan McCarthy
  • Cronache del dopobomba vol.1, Bonvi
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