Formaggio

Boris e Paolo | QUASI |

No. Non siamo impazziti. Non ci stiamo giocando un numero del mensile di QUASI su un’arguzia.
«Cosa diventa il formaggio dopo un mese?»
«…»
«Forgiugno!»
E tutti giù a spalancare gli occhi per non ridere e a fare smorfie che manco in quel reality show che se lo fai ti squalificano.
Il nostro “Formaggio” è preciso e puntuale e fa ridere un sacco. In modo sguaiato. Senza freni.
Perché si riferisce, senza esitazioni, a “L’Echo des Savanes”, mensile francese pubblicato da Les Éditions du Fromage e nato nel maggio 1972, che compie cinquant’anni proprio in questi giorni.

Siamo convinti che le radici della rivista affondino in un evento accaduto tre anni prima della pubblicazione del primo numero, in una brasserie, dietro la redazione di “Pilote”.
“Pilote” era il settimanale parigino di fumetti nato nel 1959 per sparigliare le carte tra le due testate che si contendevano gli affetti dei giovani lettori francofoni: “Le journal de Spirou” e “Le journal de Tintin”. Era diretto da due grandi sceneggiatori, uno specializzato nel racconto avventuroso, Jean-Michel Charlier, e l’altro nel comico, l’immenso René Goscinny.
L’evento che ci interessa è successo il 21 maggio 1968, proprio al culmine di quel mese che ha infiammato Parigi e ha gridato a brutto muso a ogni cittadino e contribuente «Anche se allora vi siete assolti / Siete lo stesso coinvolti».
In quella giornata calda, Goscinny, con l’aria borghese datagli dal completo tre pezzi con cui si reca tutti i giorni nella sede di “Pilote”, viene convocato dai fumettisti che pubblicano sul settimanale nella brasserie “La Rotonde des Tuileries”, in rue des Pyramides, dietro la redazione. Pare proprio che non si aspettasse un’imboscata. Appena entrato nel locale, viene sottoposto a un processo sommario e, in quanto rappresentante di una forma di potere, viene bersagliato dal fuoco di fila di condanne e ripicche.
Ci sono anche istanze sensate: i lettori di “Pilote” sono cresciuti e sono scesi in piazza; bisogna smetterla di trattarli come bambini. Goscinny, in ogni caso, si sente tradito. Sta battendosi perché le professioni del fumetto abbiano riconoscimenti economici e tutele per i lavoratori. Addirittura ha inventato un mestiere che, prima di lui, era una stranezza artigianale da non tenere in alcuna considerazione: quello dello sceneggiatore.
Tornato in redazione, carico di amarezza, chiama Georges Dargaud, il proprietario di “Pilote”, e dà le dimissioni. Vengono rifiutate e allora Goscinny rilancia pretendendo maggiori poteri all’interno della direzione del settimanale. A, quel punto, quasi a voler dimostrare che si può avere un ruolo di potere e ascoltare, Goscinny trasforma il settimanale e lo fa diventare ancora più bello.
Il peggio sembra essere passato. Quando la situazione – in apparenza – si stabilizza, i tre umoristi più bravi di “Pilote”, Mandryka, Gotlib e Bretécher, abbandonano la rivista e ne fondano una tutta loro.

Nel maggio 1972 nasce “L’Echo des Savanes”. Non dura tanto con la formula iniziale, ma di lì a poco diventa evidente agli autori che possono costruirsi degli spazi editoriali nuovi e più personali. E in pochi anni nasceranno “Fluide Glacial” e “Métal Hurlant”, fino a “Ah! Nana”, “Circus”, la casa editrice Futuropolis e “(À Suivre)”.

Insomma, il cinquantesimo compleanno della rivista “L’Echo” è un momento che QUASI vuole proprio festeggiare. Che sia formaggio, allora!

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