Sguardi su Corpicino

Tiziana Metitieri | Spaziami |

Ci si può inoltrare in tre sentieri di lettura leggendo Corpicino e se ne scorgono i segnali già in copertina. Al ricordo del suo autore, Tuono Pettinato, è dedicata la QUASI di giugno.

Nella copertina, il titolo è sovrapposto al ritratto del protagonista, facilitando la fissazione su testo e immagine che dunque solo in questo spazio non si contendono risorse attentive e segnano l’inizio della storia a vignette che si percorre attraverso i consueti salti tra disegni e parole per oltre 120 tavole.

«Tuono Pettinato lo trasforma in un giallo classico» ha scritto Boris Battaglia.

In basso, l’attenzione viene poi attratta da una striscia fucsia con scritto in bianco «Allarme: analfabetismo di ritorno nei giovani lettori, leggerebbero solo le frasi delle fascette sui libri». È l’inizio dei sottopancia da ultime notizie in tv, crudeli ed esilaranti, che accompagnano la storia solo a partire da quando diventa di dominio pubblico, dalla tavola in cui il tragico fatto di cronaca diventa notizia.

«Fiori d’arancio per la soubrette Michelle Guadalajara e l’imprenditore Giangiorgio Pellizzoni. Un figlio in arrivo? Magari, la carriera può aspettare.»

Infine tutt’attorno a titolo e ritratto e sotto la striscia fucsia s’intravede una cornice di facce, di profilo e di fronte, furiose e spaventate, vanitose e curiose, nei risguardi diventano nere silhouette. Corpicino è affollato di un paio di centinaia di facce che guardano chi legge, che si guardano tra loro, che guardano dai quadri appesi, che si sdoppiano per mostrare stati emotivi contrapposti come pietà e rancore, autorevolezza e smarrimento, tenerezza e perfidia. Per le prime 22 tavole si vede al più una faccia umana attraverso le vignette; da pagina 23, in cui il tragico fatto di cronaca diventa notizia, le facce diventano due e poi molte di più su corpi diversi e con diverse espressioni. Facce animate e inanimate, facce evocate nelle memorie e facce a esemplificare teorie e ipotesi di esperti, facce di formiche. Per chiudere con le tre facce di lettori di fumetti «e ci siamo pure noi» e la maschera dell’istituto di antropologia nella tavola successiva. Tutto scorre sotto la faccia di chi legge.

C’è da supporre che le pagine più affollate vadano in aggiunta a sollecitare l’area fusiforme del nostro cervello, quella regione specializzata per le facce che si trova nel giro fusiforme del lobo temporale. Una regione che, se risulta ipofunzionante, non permette un’accurata percezione visiva dei volti e determina una difficoltà nota come prosopoagnosia.

Nel caso dell’immagine bistabile di una faccia, le sollecitazioni sono poi ancora maggiori a causa dell’ambiguità intra-categoriale che può essere risolta solo intercettando i dettagli appartenenti all’una o all’altra versione. Tali dettagli fanno affiorare, assieme ai nostri sforzi intenzionali, la percezione di volta in volta dell’una o dell’altra.

È proprio un’immagine bistabile l’ultimo ritratto di Marcellino Diotisalvi in vita che ci regala Tuono Pettinato, prima delle tavole nere.

L’ambiguità della posizione del naso crea l’effetto, che risulta parzialmente attenuato nel guardare la posizione del corpo.

È di fronte o di profilo?

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(Quasi)