Tuono Pettinato. Buono per forza, Pettinari per scelta.

Quasi | Visiting Professor |

di Alessandra Ioalè

Nei Giorni di Tuono[1], ho passato molto tempo con Pira, parlando soprattutto del nostro “lato bambino”, concepito dalla società come il residuo della fase iniziale della nostra vita, un’appendice intestinale, residuo dei nostri antenati primitivi, da togliere, che invece dovrebbe essere una parte importante da preservare e far crescere insieme a noi, perché fondamentale all’entusiasmo per la vita. Quando penso a Tuono Pettinato, prima penso sempre ad Andrea Paggiaro. Un bambino che ha dovuto crescere in fretta, quando la vita lo ha messo davanti a situazioni che avrebbero fatto paura perfino a un adulto e che hanno dettato per lui le condizioni, che ha dovuto accettare e non scegliere. In soccorso è arrivato un linguaggio espressivo alternativo efficace, come il disegno, che nel tempo si è incarnato in Tuono Pettinato, che ha insegnato a quel “bambino spaurito”, per usare le parole di Maicol&Mirco, ad affrontare e «raccontare quella paura rassicurandoci tutti»[2]. Credo proprio che, Tuono Pettinato abbia permesso a quel bambino di crescere con Andrea, fino all’età adulta, facendogli conservare la spensieratezza e l’entusiasmo per la vita e tutte le piccole cose che essa gli ha offerto. Un grandissimo pregio, in un’epoca in cui le persone non si entusiasmano più se non davanti a qualcosa di spettacolare. Un pregio, che gli ha permesso di avere una grandissima apertura, comprensione e accettazione anche dell’altro fuori da sé.

disegno di Claudio Calia

Parafrasando uno degli indimenticabili dialoghi di Kill Bill Vol.2[3], vi dirò che se nella «filosofia dei supereroi abbiamo un supereroe e il suo alter ego», allora Tuono Pettinato è come Superman, un unicum del suo genere, perché Tuono è Tuono. L’alter ego di Tuono Pettinato è Buono Pettinari, nato da un bellissimo calembour appena raggiunta la popolarità, come nome del profilo Facebook per mimetizzarsi fra di noi. Buono Pettinari è il modo in cui Tuono Pettinato critica, prendendola in giro, la nostra società, partendo proprio dalla visione che gli altri hanno di lui. Una personalità come la sua, spietata come un tuono che si esprime con l’eleganza vezzeggiativa dalle buffe espressioni, costretta nell’etichetta del “Buono” e stirata nel candido abito dell’anonimo e insospettabile signor “Pettinari”, che all’occorrenza ti serve delle mine di assoluta diabolica genialità. Ricordiamoci sempre però, che l’Odiario è anche il manifesto non tanto del suo essere cattivo, quanto piuttosto un autore autenticamente umile, un po’ peperino, sì, ma gentile, educato, che regalava la sua disponibilità fino a diventarne schiavo, incarnando quella massima da lui stesso coniata per cui «la cortesia è la forma più raffinata di sadismo». Ciò che odiava, in questo caso, era il tempo, che non bastava mai per fare tutti i fumetti che voleva ed esaudire tutte le richieste che accettava, perché comunque rappresentavano momenti di evasione funzionali al lavoro stesso di fumettista professionista, che di anno in anno vedeva aumentarne la mole tanto da determinare il cambiamento fisiologico del proprio segno, come fa notare prontamente LRNZ nel documentario dedicato alla figura dell’autore[4].

Ho sempre pensato, quindi, al supereroe, Tuono Pettinato, e alla sua copertura, Buono Pettinari,  come manifestazioni di quella peculiare duplicità ossimorica, che ha contraddistinto l’attività creativa dell’autore-bambino Andrea Paggiaro. Sviluppata nell’estrema grazia fiabesca di un font con cui scriveva le storie più raccapriccianti o tristi o drammatiche del nostro tempo, abbassandone, rovesciandone o decostruendone il senso dato a priori, unito alla semplicità di un tratto nero dal guizzo “simpatico”, con cui disegnava i ritratti impietosi di probabilissimi stereotipi umani trasfigurati in tanti piccoli mostri dalla caratterizzazione “buffa”, “tenera” e “pucciosa”, poi schedati nei suoi libri come nelle peggiori o migliori questure della vita. 

Tutte le opere di Tuono emanano l’essenza di ciò che una volta Paolo Madeddu scrisse per definire l’album Band à part dei Nouvelle Vague nella sua recensione per “Rolling Stone Italia”[5] e, parafrasando il giornalista, posso dire che i suoi fumetti sono lupi travestiti da agnelli, sono il diavolo con fattezze di bimba perché, mentre le leggiamo, ci sorge il dubbio di essere stati ingannati, attirati in una trappola da storie conosciute cui pensavamo di essere ormai immuni. Ci si può rendere conto di poter rientrare almeno in uno di quei mostri ed il velo dell’incoscienza verso sé stessi e la realtà che ci circonda, cade. In quei momenti, a casa sua, lo guardavo e gli dicevo: «sì, fa riderissimo, ma non c’è un cazzo da ridere» e lui, guardandomi beffardo, mi rispondeva sogghignando: «Eh! Ehehehehe». Con questa cifra stilistica, Tuono si divertiva a sabotare la retorica della realtà normata e accettata, come lanciare il sasso nel calmo laghetto facendo divertire a sua volta il lettore, che scopre un nuovo senso nello specchio d’acqua.

Nella lettura trasversale e parallela di Oramai e Chatwin, emerge poi un’altra peculiare duplicità, che si lega a quella stilistica determinandola. Del primo, rimarrà iconico il dialogo tra Tuono, intento a capire come gestire il tempo a proprio vantaggio, e Vladimir Jankelevitch, che gli mostra come «essere veramente padroni del proprio tempo» vivendo una vita spericolata e avventurosa, ma allo stesso tempo calma e tranquilla coltivando l’ozio creativo[6].  Del secondo, invece, è sintomatica la scelta del gatto, icona d’indipendenza e del saper vivere con dignità e rispetto di se stesso, tanto in casa da domestico, facendo credere agli umani di esserne i padroni quando in realtà è tutto il contrario, quanto in strada da randagio, trasformando le due dimensioni nelle sue Shangri-La.  Visioni e vissuti opposti e contrari, ma complementari, che restituiscono quella che insomma è stata la vita che voleva vivere Andrea, la vita del fumettista, che è sì un bel po’ randagia, ma è anche tanto casalinga e che è riuscito a vivere grazie al suo supereroe Tuono Pettinato, raggiungendo quella condizione di libertà espressiva, ottimale per la creazione di ciò che oggi rimane di lui.

Tuono non era solito dare lezioni di vita nei suoi fumetti, sapeva che con essi si può fare divulgazione e che attraverso essi le paure possono essere esorcizzate e le soluzioni trovate, ma non si possono cambiare le persone. Sarebbe stata una perdita di tempo e Andrea sapeva altrettanto bene che il tempo, anche se in fisica non esiste, nella vita quotidiana sì, ed è l’unica cosa che non si compra, ma si può solo spendere, preferibilmente bene, senza prendersi troppo sul serio. In quanto a noi, non possiamo rivivere i momenti con Tuono, per quello abbiamo i ricordi e ce li faremo bastare per andare avanti con il tempo, che indietro non torna.


[1]     Giorni di Tuono è il festival ideato e realizzato dalla Fondazione Tuono Pettinato, per raccontare la persona Andrea Paggiaro omaggiando la figura di Tuono Pettinato, tutto il suo lavoro a fumetti e il suo grande impegno nel supportare il giovane fumetto italiano.

[2]     Maicol&Mirco durante l’incontro prima della proiezione di Tuono – il documentario per Giorni di Tuono.

[3]     Nell’ultimo capitolo della saga di Quarantino, dal titolo Faccia a faccia, Bill spiega a Beatrix Kiddo alias Black Mamba alias Arlene Plympton, come quest’ultima sarebbe stata solo il “costume” indossato per mimetizzarsi tra le persone comuni, ma che lei, Beatrix, sarebbe sempre rimasta la killer Black Mamba, che uccideva per Bill.

[4]     Tuono, Dario Marani (dir.), Fish Eye, 2021

[5]     Paolo Madeddu, in Review musica, in Rolling Stone Italia n°33, Milano, Luglio, 2006, p. 133

[6]     Tuono Pettinato, “Oramai”, in Comics&Science, CNR Edizioni, Roma, 2014, pp. 23-26

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