Giù La Testa

Valerio Bindi | La grotta dei sogni dimenticati |
copertina The Blighted Eye

Non c’è una sola versione circa come è morto Mussolini, non è nemmeno sicuro chi lo abbia ucciso davvero, e con gli ordini di chi. Il Comitato di Liberazione si prese la responsabilità dell’ordine di esecuzione con un comunicato il 29 aprile del 1945, a firma di Pertini, tra gli altri.

«Il CLNAI dichiara che la fucilazione di Mussolini e complici, da esso ordinata, è la conclusione necessaria di una fase storica che lascia il nostro Paese ancora coperto di macerie materiali e morali, è la conclusione di una lotta insurrezionale che segna per la Patria la premessa della rinascita e della ricostruzione. Il popolo italiano non potrebbe iniziare una vita libera e normale – che il fascismo per venti anni gli ha negato – se il CLNAI non avesse tempestivamente dimostrato la sua ferrea decisione di saper fare suo un giudizio già pronunciato dalla storia».

Caricati su un camion i corpi di Mussolini e altri gerarchi vengono portati alle sette di mattina a piazzale Loreto a Milano. La scelta era simbolica: furono lasciati in terra nello stesso luogo dove il 10 agosto dell’anno precedente quindici partigiani erano stati fucilati da fascisti italiani, volontari della Legione Muti, agli ordini delle SS e abbandonati in terra senza che nessuno potesse avvicinarsi. Il 29 aprile non fu possibile arginare la folla che cercava vendetta sui cadaveri e i pompieri presenti sul luogo, per sottrarli alle umiliazioni, li appesero ad una pensilina, in attesa che fossero rimossi, nel primo pomeriggio. Quell’immagine del dittatore appeso per i piedi ha fatto il giro del mondo, è in questo modo che la fine del fascismo in Italia viene consegnata alla storia dalle prime pagine dei giornali americani ed entra nell’immaginario collettivo.

giornali americani primo maggio 45
Prime pagine sulla fine del fascismo

Credo che il fumetto americano abbia in qualche modo recepito quell’immagine e l’abbia tradotta nel tempo in diverse inquadrature evocative e che sarebbe interessante condurre una ricerca complessiva al proposito. Il panorama è certo molto ampio, e sarebbe spettacolare ricostruirlo con rimandi e osservazioni scientifiche. In questo piccolo osservatorio ho pensato di cercare qualcuna di queste immagini nell’archivio di Glenn Bray, il settantacinquenne collezionista americano, archivio in parte raccolto nell’imponente volume della Fantagraphics The Blighted Eye nel 2014, e che è stato parte di numerose esposizioni. Perché proprio questo archivio? Glenn Bray è noto per la sua riscoperta di un personaggio molto controverso, lo scultore polacco Stanislav Szukalski, di cui ha curato diverse monografie dalla fine degli anni Settanta fino a oggi.

disegno del frontespizio di The Blighted Eye
Frontespizio di The Blighted Eye

Szukalski, nasce a  Warta e poi, tredicenne, va a New York con la madre. Il suo incredibile talento espressivo per la scultura lo porta alla scuola d’arte di Chicago, ma un connazionale scultore convince i parenti a farlo rientrare in patria l’anno successivo, dopo tre anni di scuola torna a Chicago e inizia la sua carriera artistica. Farà avanti e indietro con l’Europa e svilupperà una serie di idee esoteriche che lo portano ad essere un perfetto esemplare di arte nazionale. Sviluppa anche una passione per Mussolini, che vede come un rinnovatore, e cui dedica una scultura in cui a braccio teso e nudo fa la lupa. Sì, la lupa, e ha due lupacchiotti da allattare pure. Una scultura assurda in realtà, che potrebbe benissimo apparire satirica se non fosse in realtà serissima. Negli anni trenta in Polonia è un idolo nazionalista (e oggi lo è di nuovo). Ricevette una telefonata per fare un monumento a Hitler e Göring. Prese un anticipo e inviò un bozzetto con Hitler che danzava in tutù. Il monumento non proseguì, chissà perché. Ma intanto il governo polacco gli aveva messo a disposizione un museo personale a Varsavia. Non ne rimane molto: i nazisti prima lo bombardarono e poi lo distrussero, con gran parte delle sue opere dentro quando occuparono la Polonia. Erano convinti a mostrare con evidenza che l’unica arte nazionalista possibile fosse quella tedesca e giudicavano Szukalski un «pinnacolo dell’arte degenerata», kitsch polacco, come ricorda Sylwia Grochowina. E forse possiamo supporre che non avessero amato molto Hitler in tutù.

due sculture di Stas Szukalski
Due sculture: Remussolini e Struggle

Stas Szukalski faceva tra l’altro una simpatica rivistina nazi-underground con ascia bipenne in copertina che si chiamava “Krak” e propagandava la scomparsa dal pianeta o almeno dalla Polonia di comunisti ed ebrei. Non ebbe grande diffusione ma contribuì nel suo piccolo alla shoah. In questo filone il suo capolavoro insuperato è la collezione di 42 volumi 25.000 pagine e 14.000 illustrazioni composto in quarant’anni che si chiama Protong e sviluppa una razzistissima teoria fisiognomica dell’umanità divisa tra gli esseri che discendevano dalle scimmie e dagli yeti e quelli che erano i veri uomini. C’erano poi dei meticci mezzi scimmiosi che lui individuava appunto fra queste migliaia di disegni. Inutile dire che Vladimir Lenin, Mikhail Bakunin, Pyotr Kropotkin, Niccolò Machiavelli, Winston Churchill, Nikita Khrushchev e Fidel Castro erano tutti dal lato scimmiesco del mondo. C’è da dire che i suoi disegni sono spettacolari e che affascinano in molti modi il mondo del fumetto. E alcuni suoi sfondi sono stati utilizzati in un celebre film hollywoodiano su, guarda il caso, una scimmia: King Kong! 

tre disegni di Szukalski
Tre disegni di Stas Szukalski

Un suo seguace umano e stilistico per dire è Jim Woodring,  ⎻ che tra l’altro si ispira, ma non sono sicuro lo sappia, a un altro fumettista misconosciuto europeo, France Podrekar, nato a Ljubljana una manciata di anni prima di Szukalski ⎻. Woodring ha scritto un bel ricordo di lui e dice che, certo, il suo sentire può sembrare fascista e razzista ma che, seppure erano idee sbagliate le sue, di sicuro non era un pazzo. Anche se, ammette, molto spesso gli si accostava questo aggettivo. Anche il padre di Leonardo DiCaprio gli era amico e Leo lo prendeva per una specie di nonno. George DiCaprio, che era nel fumetto underground, aveva diversi altri amici curiosi come Timothy Leary. Ma, senza divagare, è grazie alla produzione di George e Leo che esce un documentario su Szukalski, Struggle: The Life and Lost Art of Szukalski (2018) che si è visto di recente sulle piattaforme di streaming. Qui si scoprono la fascinazione che ha esercitato su Rick Griffin e persino su Robert Crumb.

Glenn Bray ha ereditato il suo archivio e ne conserva la memoria. Un controverso artista, capace di mixare fumetto underground, visioni simboliste ed esoteriche, nazionalismo e razzismo in un inestricabile groviglio, ma non c’è solo lui tra le opere che conserva il nostro collezionista. Basil Wolverton è tra gli autori che ha raccolto e nel suo archivio ci sono moltissime altre cose straordinarie. Andiamo a vedere qualcuno dei fumetti a testa in giù che Glenn Bray ha collezionato. Per esempio una bella copertina di Al Feldstein per il numero 9 di “Shock Sunspenstories” (giugno-luglio 1953) della gloriosa e avanzatissima EC, l’etichetta che trattava nei fumetti i temi caldi dei diritti della scienza e del razzismo. Qui un cadavere a testa in giù e piedi in alto viene spolpato dagli avvoltoi: il morto è ammanettato ad un vivo che non può liberarsi di questa presenza, e memoria, orribile. Un’altra cover della EC questa volta è di Graham Ingels per “The Haunt of Fear” la rivista dell’orrore a fumetti, numero 20, agosto 1953. Il cadavere trasportato in copertina non è sottosopra ma dalla prospettiva da forca, diciamo che ha l’aria di esserci stato o di finirci a breve visto che ne vediamo molto bene proprio i piedi. Tutti i fumetti dell’orrore avevano la funzione di fare i conti con gli orrori reali vissuti negli anni poco precedenti, di mitigare ferite. Di cambiare punto di vista. 

A queste copertine fa riferimento Spain Rodriguez quando realizza “Insect Fear”: nell’archivio troviamo la cover dell’ipotetico numero 5, fatta nel 2003, riecheggiando le copertine del comic book originale che risalgono agli anni Settanta. Tra l’altro nell’ultimo numero, il terzo (gennaio 1972, prodotto da Print Mint), la copertina era occupata proprio da un corpo sventrato a testa in giù: un maiale, o un cane,abbandonato morto in un vicolo losco e zozzo con loschi figuri in un angolo. Nella copertina della rivista mai realizzata c’è una scienziata che viene divorata da una torma di insetti geneticamente modificati, piedi in aria e testa in giù. Ma qualche riferimento ai cattivi pelati e malmenati Spain Rodriguez lo ha sempre inserito: per esempio in “Subvert Comix” della Rip Off Press (1972), nella saga dell’agente della Sesta Internazionale, il vendicatore guerrigliero Trashman, dove il perfido Mr Zool viene preso a calci in faccia da una bella guerrigliera e ne esce con una faccia piuttosto sconquassata e, anche se sembra riesca a scappare, non lo vedremo più. 

immagine da Trashman
Dettaglio da Trashman di Spain Rodriguez

Anche Justin Green compare sottosopra in archivio con un’immagine molto forte tratta da Binky Brown Meets the Holy Virgin Mary è una pagina importantissima nella sua opera seminale che ha aperto la strada del fumetto autobiografico e che in Italia con il suo titolo e le sue tematiche ancora ad oggi non ha trovato un editore che si assuma il compito di una pubblicazione. Il nostro è nudo, legato appeso per i piedi con una falce che minacciosa gli spunta tra le gambe e mentre ascolta l’Ave Maria tenta di disegnare tenendo la matita fra i denti e con un occhio bendato. Siamo nel 1972 ancora una volta, e la Last Gasp lanciava una vera bomba ai suoi lettori: guardandola questa immagine riporta noi lettori italiani al Pier Paolo Pasolini della abiurata Trilogia della Vita e al suo Salò o le 120 giornate di Sodoma, film che sarebbe uscito dopo soli tre anni e avrebbe portato all’uccisione deliberata, oscena e criminale del regista, il cui corpo fu poi trascinato via dalla macchina dei suoi assassini e abbandonato all’Idroscalo di Ostia. Una morte mai indagata fino in fondo ma in cui, tra un depistaggio e l’altro, si è dimostrato come fascisti e criminalità siano stati coinvolti. 

pagina da Binky Brown Meets the Holy Virgin Mary
Justin Green

Non possiamo non chiudere questo racconto con alcune immagini dalla Bibbia di Basil Wolverton (The Wolverton Bible) disegnata dalla metà degli anni Cinquanta, di cui Glenn Bray come si diceva è un appassionato collezionista. Nel suo archivio ci sono bellissime tavole dell’Apocalisse, che qui accostiamo ad una immagine molto forte, tanto da essere a volte censurata nelle ristampe, che illustra Giosuè, 8, 29: «Quanto al re d’Ai, l’appiccò a un albero, e ve lo lasciò fino a sera; ma al tramonto del sole Giosuè ordinò che il cadavere fosse calato dall’albero; e lo gittarono all’ingresso della porta della città, e gli ammassarono sopra un gran mucchio di pietre, che rimane anche al di d’oggi».

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