Irreversibile: Ed Piskor (28/07/1982 – 01/04/2024)

Paolo Interdonato | Pantomime del Calisota |

La mia cena non è stata niente male. Paccheri ai frutti di mare e vermentino in abbondanza. Niente di eccezionale, eh… tutta roba da normale ristorante dietro casa, ma adesso, mentre il sapore del dentifricio attenua il retrogusto di vino e caffè, apro il PC e inizio a pestare sui tasti. Sono lievemente ebbro e mi libero del buon senso che mi suggerisce di non farlo: «Don’t drink and write», dice, manco fosse un’orrida pubblicità progresso promossa da chissà quale ministero dal nome astruso.

Non conosco Ed Piskor. Certo, ho visto quegli albi giganteschi, li ho anche sfogliati, ma poi li ho riposti. Sono abituato a comprare i fumetti che leggo e, quindi, non li leggo tutti. Mi impongo scelte. E mica sono tutte giuste. Piskor è uno di quegli autori che mi sono ripromesso di guardare con attenzione la prossima volta.
Nel tardo pomeriggio del primo aprile, un messaggio nella chat della redazione di (Quasi) mi dice che forse Piskor si è suicidato. Cerco informazioni in rete, ma è ancora tutto troppo fresco. Pochissime ore prima, il fumettista (o qualcuno per lui) ha pubblicato una lunga lettera in cui spiega perché farà quello che ormai ha già fatto.

Leggo la lettera: contraddice tutto quello che pensavo di sapere sul suicidio. Racconta i fatti nel dettaglio, spiega cosa è successo nelle ultime settimane, denuncia le persone che gli si sono schiantate contro con violenza. Poi saluta la famiglia e fornisce indicazioni circa la gestione dei suoi patrimoni, quello artistico e quello economico. Conclude fornendo indicazioni dettagliatissime su come riconoscerlo e, in un poscritto, dà chiara evidenza di quanto denaro abbia in tasca, lanciando un ultimo ACAB.

Una lettera paradossale: cinque pagine di dettagli, spiegazioni, scuse, accuse e indicazioni pratiche e operative.
Mi pare così strana da pensare a un pesce d’aprile.

I fatti, in estrema sintesi, sono questi: durante il lockdown, quattro anni fa, Piskor conosce una diciassettenne su un social network; quando la situazione si normalizza e lei ha conseguito la maggiore età, i due si incontrano; dopo essere diventati amici, in un paio di occasioni, i due fanno anche sesso; lei è una fumettista e lo accusa di grooming; ne consegue la consueta fatwa che si trasforma in shitstorm e linciaggio; alcuni tra gli amici prendono distanze immediate (il fumettista che faceva un podcast con lui  addirittura lo condanna); il ricco contratto che stava per firmare con un editore (dice $75.000) sfuma.

Non ho alcuna competenza e la temporanea presenza di Tiziana Metitieri in questa redazione mi ha insegnato che non si parla di suicidio se non si è adeguatamente attrezzati. Nella chat della redazione si ipotizza di parlarne. Ma per dire cosa?
Il grooming fa schifo, ma pure il linciaggio e l’ergastolo. Corda e sapone non sono mai una buona idea, neanche quando ti basta la tastiera del tuo smartphone e l’account di un social per brandirli. Cosa fare? Muovere un’invettiva contro il telelinciaggio… Maddài.

Nella vita mi sono innamorato più volte. Qualche volta ho perfino fatto sesso con persone che non amavo. Non sempre sono stato corretto. Del resto, le persone che hanno fatto sesso con me non sempre sono state corrette.
Ecco, mi pare che il senso di tutto stia in quell’avverbio e nella sua negazione: non sempre.

Il mio amico Claudio Calia dice che di solito le cose vanno bene. Poi basta una serata sbagliata, una cazzata, e la vita va in frantumi. Claudio ci ha perfino dedicato uno dei fumetti che mi sono piaciuti di più lo scorso anno: I giorni così. I giorni così succedono. Ne basta uno e la tua vita va in frantumi.

Non so cosa sia successo, in uno di quei giorni, a Ed Piskor. E nemmeno alla ragazza che afferma di essere stata vittima di grooming, o a chiunque abbia aderito alla campagna accusatoria, o a tutti gli altri coinvolti di cui, con attenzione, ho scelto di non fare i nomi. Però so una cosa. Ho letto A volte ritorno di John Niven. In quel romanzo ho scoperto che Mosè, quel sistema di regole sintetizzato nel decalogo che viene brandito come codice normativo di un’etica vincolante e schifosetta, se lo è inventato di sana pianta. La regola divina, per una convivenza rispettosa, per evitare il grooming o il linciaggio, è una sola: comportati bene!
I giorni così succedono e producono effetti nefasti: non è necessario scatenare faide che producono catene di drammi irreversibili.

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Una risposta su “Irreversibile: Ed Piskor (28/07/1982 – 01/04/2024)

  • Anonimo

    I fatti non sono neanche quelli. La ragazza 17enne, ora 21enne, contattata su Instagram e la donna frequentata con cui in teoria ci sono stati dei rapporti sono due persone diverse. Hanno, pare, un nome simile (Molly), il che ha complicato la ricostruzione laddove non era già falsata dalle testate clickbait. Nella lettera di suicidio la cosa è chiara: lui parla di tre persone direttamente, che sono quelle da cui sono arrivate le accuse. Con la allora minorenne ha avuto solo scambi via messaggi privati su Instagram, lui ammette la stupidità della cosa ma nega l’implicazione sessuale. Una seconda fumettista, adulta, lo aveva accusato di comportamenti (solo verbali) un po’ viscidi, è quella che lui nella lettera accusa di aver detto il falso e con cui dice di aver avuto dei rapporti consenzienti istigati da lei. Una terza donna, un’artista e podcaster, ha detto che le chiese di poterla disegnare nuda. Tutte e tre le donne, prima della sua lettera, avevano cancellato i loro post social al riguardo dopo aver chiesto di non far degenerare la cosa una volta visto l’aizzarsi di folle.
    Chiedo scusa per il commento lungo ma tutta la storia mi ha onestamente segnato e mi sto facendo molte domande su questo contesto dove ci sentiamo tutti in diritto di esprimere opinioni sulle vite altrui, come se fossero narrazioni da criticare e spesso senza neanche conoscere la superficie pubblica dei fatti che giudichiamo.

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