Il gioco simbolo della “riccanza” nato agli inizi del ‘900 come profonda critica sociale alle “vacanze dei ricchi” e trasformato dalla Grande Depressione.
All’inizio del XX secolo, in un’America attraversata da profonde disuguaglianze economiche, una donna visionaria di nome Elizabeth Magie ideò un gioco da tavolo destinato a cambiare per sempre la storia del gioco moderno. Il suo nome era The Landlord’s Game, e non nacque come semplice passatempo, ma come uno strumento educativo e politico, pensato per spiegare le ingiustizie del sistema capitalistico e promuovere una riforma economica basata sull’equità.

Elizabeth Magie, nata nel 1866 a Macomb, in Illinois, era un’attivista, scrittrice e inventrice. Convinta sostenitrice delle idee dell’economista Henry George, promotore del cosiddetto “georgismo”, una teoria economica che sosteneva l’adozione di una tassa unica sul valore dei terreni, come strumento per ridurre la concentrazione della ricchezza e garantire una distribuzione più equa delle risorse, Magie tradusse queste complesse teorie economiche in una forma accessibile e fruibili a tutti: un gioco.
Nel 1903, ideò The Landlord’s Game e lo brevettò ufficialmente nel 1904 (U.S. Patent No. 748,626), diventando così una delle prime donne nella storia americana a registrare un gioco da tavolo e una delle poche a vedersi un brevetto accettato.

Il gioco riproduceva un ciclo economico in miniatura: i giocatori si muovevano lungo un tabellone simile a quello del futuro Monopoli, acquistavano proprietà, costruivano case, pagavano affitti e tasse. Ma il vero cuore del gioco stava nella sua doppia modalità di gioco: una che premiava l’accumulazione della ricchezza (il “monopolista”) e una cooperativa che mostrava i vantaggi della condivisione (il “georgista”). Magie voleva dimostrare, attraverso l’esperienza diretta, come la concentrazione dei beni potesse portare alla povertà degli altri e come un sistema equo potesse invece garantire benessere per tutti.

Il tabellone era rettangolare, con caselle disposte in un circuito chiuso, ispirato al paesaggio urbano dell’epoca, la toponomastica era presa dalle vie di Atlantic City e New York. I giocatori si muovevano tirando i dadi, compravano terreni, costruivano case, pagavano affitti e imposte.
L’aspetto più innovativo era la doppia modalità di gioco:
Modalità monopolista, che oggi chiamiamo competitiva: i giocatori accumulano proprietà per far fallire gli altri.
Modalità georgista, che oggi chiamiamo cooperativa: i profitti provenienti dalla terra vengono tassati e redistribuiti, simulando un’economia più equa e collaborativa.
Questa struttura era pensata per mostrare come due sistemi economici diversi potessero produrre esiti sociali opposti. Non era solo intrattenimento: era una lezione di economia sociale travestita da gioco.

Il design grafico del tabellone era semplice ma ricco di significato. Le proprietà riportavano nomi reali, come “Broadway” o “Fifth Avenue”, evocando le grandi città americane e i luoghi simbolo della ricchezza. Le caselle erano divise per colori a seconda della categoria economica, come ferrovie, terreni residenziali o aree pubbliche.
Il centro del tabellone era occupato da una zona dedicata al “Public Treasury”, dove finivano le imposte raccolte, visibilmente in contrasto con la mentalità del guadagno e la pura accumulazione capitalistica. Le prime versioni erano stampate su cartone, con un’estetica più funzionale che decorativa, a sottolineare lo scopo didattico del gioco. Negli anni successivi, Magie aggiornò il design, fino alla versione del 1932 intitolata The Landlord’s Game and Prosperity, con una grafica più colorata e una divisione più netta tra le due modalità di gioco.
The Landlord’s Game ebbe una certa diffusione tra insegnanti, universitari, sindacalisti e riformatori sociali, ma non raggiunse mai una distribuzione commerciale su larga scala, mantenne sempre le caratteristiche di un gioco autoprodotto. Negli anni ’30, Charles Darrow, piazzista disoccupato e in rovina per la Grande Depressione, venne a conoscenza del gioco e ne creò una versione modificata.
Il nuovo giovo venne chiamato con il nome di Monopoly, distorcendo gli intendi della sua creatrice, e vene commercializzato dalla Parker Brothers, che la trasformò in un successo globale. Per evitare contestazioni legali, la casa editrice acquistò i diritti da Magie nel 1935 per appena 500 dollari, senza concederle royalties né alcun riconoscimento pubblico. In una rara intervista al Washington Post del 1936, Magie espresse la sua delusione: “Ho creato questo gioco per spiegare una verità. Loro l’hanno usato per glorificare l’opposto.”
Solo molti decenni dopo, la figura di Elizabeth Magie, morta nel 1948, è stata riscoperta come la vera madre del Monopoli, una pioniera del design ludico e una donna coraggiosa che utilizzò il gioco per denunciare le disuguaglianze del suo tempo.

La sua opera rappresenta non solo un capitolo fondamentale della storia del gioco, ma anche un potente atto di critica sociale, ancora oggi straordinariamente attuale.

Il nome di battesimo è troppo lungo e complesso, l’ho abbreviato a Duccio ed è comunque complesso. Ho studiato per fare lo storico e non è andata, ho fatto il rivoluzionario e non è andata … in generale non è andata ma non mi arrendo: la vita è un gioco, l’unico che sai come finisce, quindi divertiamoci.