Lo zelo per la tua ca(u)sa mi divora

Alberto Choukhadarian | Chouk Amuck |

E se c’è qualcuno, nell’ultimo secolo di storia italiana, che ha dato pieno significato a uno dei Salmi più belli è Don Lorenzo Carlo Domenico Milani Comparetti. Incomparabile il suo approccio alla vera essenza del Cristianesimo: l’incontro con una Persona trasfiguratasi in vita terrena per lasciare un’eterna eredità di affetti (ri)volti verso i suoi figli più amati: gli ultimi, i semplici, gli afflitti e diseredati (!), i “duri” dai cuori puri. Pure tu, cara/o che hai la benevolenza di soffermarti per qualche minuto su queste righe, non cadrai nella trappolona facilona di c(r)edere (!) alla tentazione si tratti invece solo di un insieme di rigide regole liberticide o di vuoti riti replicati all’infinito sullo sfondo di periodici raduni da attendere addobbati con il vestito della festa, vero? Ecco, grazie, risparmiacelo di grazia, quest’insano spirito degli attuali sba(n)dati tempi.

Immergersi nell’attitudine naturale del Priore Milani, l’inesausto afflato educativo per ristorare (ehm) una condizione sociale più equa, limando il dislivello tra le classi abbienti (delle quali lui faceva parte!) e quelle disagiate è, dall’ottobre 2019, più facile grazie al lavoro della sua pronipote Alice, che delizia quei privilegiàtoni che soni i lettori di fumetti già da eoni, inanellando una serie di successi uno dopo il precedente: Wislawa Szymborska, Marie Curie, Università e Pecore, appunto. E della collana Rami che dirige per Becco Giallo vogliamo fare sintetico riassunto titolare? Malibu di Eliana Albertini, Il futuro è un morbo oscuro, Dottor Zurich! di Lise & Talami, prelibato chef d’oeuvre, Allen Meyer di Paolo Castaldi: andiamo benino, direi.

Milani, intendendo Alice, scrive e si ascrive, con la stessa scioltezza delle sue pennellate acquerelle, alla proverbiale Scuola Sintetica Pisana, che tracima dal TumulT(u)o(no) approccio magistralis del Pettinato, la cui lectio continua imperterrita da decenni a (tras)formare segni tanto netti nella loro essenzialità almeno quanto fedeli feroci cantori della realtà, come quelli imperdibili sanciti dalle impenn(ell)ate motorizzate di Silvia Rocchi.

Non occorrono molti altri fotogrammi dalla vita del Maestro di Barbiana, rispetto a quelli scelti dall’autrice, per sbalordire ammirando la sua innovazione precursora, incurante delle miopi (im)pressioni curiali, dedita all’Unica Causa possibile: la cura delle anime nell’oggi, nel momento contingente della crescita, fisica e spirituale, per forgiarne uomini esemplari nella loro indipendenza e dignità, poco meno degli angeli (quali sono tutti i bambini), come da progetto (e scusa se l’ho scritto di getto: se non ti va l’oggetto, lo getto, ché può capitare, con le crisi di (ri)getto).

Quanta passione, diretta discendente da quella di Nostro Signore, in quegli spontanei eccessi verbali e negli improvvisi accenti d’ira (come non pensare ai tavoli dei cambiavalute ribaltati nel Tempio di Gerusalemme?)! Coinvolgente e contagiante, come l’incontrollabile impulso a migliorarsi che deriva da (sacro)sante letture come questa e da quelle che Don Lorenzo proponeva ed imponeva ai suoi ragazzi, a cominciare dai quotidiani: la creazione di Alice si fa beffe della ricreazione, e dipinge la ferma volontà di un uomo impareggiabile nella sua candida determinazione, devota alla ricerca più significativa del nostro effimero passaggio terreno, la pulsante tensione verso l’Assoluto, percependo al contempo l’incompleta finitudine della Bellezza.

Carità e casto Amore, nella sua ineguagliabile magnifica vita. Lorenzo diceva della Carla, la sua “fidanzata”: «Ma non le ho mai dato neanche un bacio, s’intende!». Come se non bastasse tutto il resto, perfino un meraviglioso romantico.

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(Quasi)