Playlist: Il gatto di Schrödinger

Quasi | If I Can't Dance, It's Not My Revolution |

#1

E se fossero tutti di Schrödinger? [FP]

#1

Vabbè, non è quella di Schrödinger, è una povera gatta che deve accontentarsi di Paoli, ma noi proprio per questa sfiga incommensurabile, le vogliamo bene forse anche di più. [BB]

#2

Nel 1984, io e i miei sedici anni ingenui eravamo abbastanza indifferenti alle previsioni di George Orwell. La mia preoccupazione maggiore era la certezza che sarei morto vergine. Il sesso era un mistero imperscrutabile, chiuso in una scatola. Complicati calcoli mi spiegavano che poteva essere vivo, morto, sia vivo sia morto, né vivo né morto. Mentre cercavo di capire come entrare in contatto con le intelligenze aliene che mi avrebbero iniziato ai misteri del sesso, a un certo punto, la radio ha iniziato a suonare una canzone ossessiva pulsante. Diceva: «Shout, shout, let it all out / These are the things I can do without / Come on, I’m talking to you, come on // In violent times / You shouldn’t have to sell your soul / In black and white / They really, really ought to know». Mica lo capivo bene il senso di quella canzone. Erano anni semplici e, per i ragazzi della mia generazione cresciuti in provincia, tutte le canzoni in inglese avevano lo stesso significato di prisencolinensinainciusol. Pensavo alla tristezza virginale dei miei sedici anni e cantavo questa canzone incomprensibile, struggendomi di dolore. [PI]

#2

Che, poi, manco me li ricordavo più i Tears for Fears e mai ci avrei ripensato. Neanche adesso, se non avessi barato. Per la playlist ho fatto quella roba che nessun redattore di QUASI dovrebbe fare mai (e men che meno confessare, ma sono sicuro che almeno metà dei curatori di questa rivista che non legge nessuno tollererà questa mia scorrettezza). Ho aperto google e ho cercato di trovare una canzone specificamente dedicata a quel gatto lì. Ed eccola! Il primo risultato! Nel 1993 il gruppo incide questa cosa. Sono riconoscibilissimi: basso scopiazzato ai Level 42 e testi incomprensibili. «You took the best seat will you risk it / When the chips were down / Better make it long / Schrödinger’s cat is dead to the world // You say your cat sees in the dark / You criticize the play and isolate the box / I always knew you were a scientist at heart». E improvvisamente prisencolinensinainciusol parla del gatto di Schrödinger. [PI]

#3

Un cielo gonfio di scirocco in cui tutto si confonde. Lo so, è difficile pensare che questa canzone sia legata all’orrido gatto, ma ancora oggi, tutte le volte che la sento, mi commuovo. E poi almeno un Guccini ci deve essere. [PI]

#3

Roberto Vecchioni ha scritto questa canzone per il suo amico Francesco Guccini, il quale però non ha mai mostrato particolari apprezzamenti a riguardo. Il pezzo si apre con un monologo che Vecchioni mette in bocca a Guccini, facendogli dire: «Mi è andato il cane sotto a un camion quella sera / ho pianto come un vecchio sopra una bandiera /se fosse stato un compagno basco avrei / pianto di meno». Ma Guccini commentò che tutt’al più avrebbe pianto per un gatto sotto a un camion, non certo per un cane. [FP]

#4

Che poi, anche quello lì! Ma che nome è? Schrödinger! Per pronunciarlo tutte le volte rischio di sputare un ponte dentale. E per scriverlo… mai una volta che non abbia fatto copy & paste dal primo risultato di google. Tanto valeva che si chiamasse prisencolinensinainciusol. [PI]

#4

prisencolinensinainciusol (ho fatto copy & paste) è uno dei miei pezzi preferiti al mondo! Una volta ero triste, al lavoro. Mi sono chiusa in bagno. Vedevo dalla finestrina la facciata posteriore dell’Hotel Vittoria, enorme e bianca. Cielo azzurro, mattina, finestre aperte. Stavano rifacendo le stanze. Improvvisamente, a volume ottocento megatoni, parte quel pezzo lì. Impossibile restare tristi. L’ho ballato tutto, sfrenatamente, cercando di non cadere nella turca. [AS]

#5

Credo fosse quasi inverno, sono sicuro dell’anno: il 2011, perché è quello dell’uscita di Ceremonials. Un concerto – cazzo! quanto mi mancano i concerti! – di incredibile potenza e divertimento. Ora. La canzone che metto in questa playlist non ricordo l’abbia fatta, ma è compresa nell’album. È una canzone che parla di chimica e di fisica, di atomi, fino alle unità minime della materia, (sono i quark, vero, Peppe?). Come un gatto di coso, l’ schroqualcosa, ogni tanto me la ricordo eseguita sul palco, ogni tanto solo sullo stereo di casa. In ogni caso è bellissima. [BB]

#5

Erwin Schrödinger fu il primo a utilizzare il termine “entangled” (intrecciato) per contrassegnare una determinata proprietà, una caratteristica peculiare, di un sistema fisico. Lo fa in un articolo del 1935 che inizia così: «Quando due sistemi (…) entrano in interazione fisica temporanea dovuta a forze note che agiscono tra di loro e quando dopo un periodo di mutua influenza i sistemi si separano di nuovo, allora non possono più essere descritti nello stesso modo di prima (…). A causa dell’interazione i due (…) sono diventati entangled». Nel giro di un anno scriverà tre articoli sull’argomento ma per cinquant’anni il termine verrà usata solo occasionalmente dagli specialisti della fisica quantistica. Riemergerà timidamente all’inizio degli anni ‘80 per poi diventare celebre, all’inizio dei ’90, per merito dei chiacchieratissimi libri di Roger Penrose, premio Nobel per la fisica di quest’anno. Irreversible Entanglements è il nome di un gruppo free-jazz formatosi nel 2015 a Brooklyn, un collettivo di musicisti dal grande impegno civile e politico. Tante note e tante parole che pulsano nella testa e pancia e che intrecciano le budella. Era ora. [PL]

#6

Rick e Morty è attualmente la serie che mi inchioda al divano. Lo sai: è una serie che con il mondo quantico ci gioca come farebbe un gatto con il suo gomitolo. Nella stagione che sto guardando, non chiedermi quale, forse la penultima, a un tratto riconosco un pezzo dei Mazzy Star. Dall’album Among My Swan, dopo il quale, senza sciogliersi ufficialmente per vent’anni non hanno dato segni di vita. Un po’ sciolti, un po’ no. Il pezzo merita. Ma la serie, se ancora non la conosci, approfittane e corri subito a vederla. [BB]

#6

Non so se qualcuno l’ha già messa. Però poi, per riportare tutto alla nostra realtà, che di quantistico ha proprio poco, la storia di un gatto che una volta stecchito, stecchito è rimasto. [BB]

#7

Una volta ho letto un libro che mi è piaciuto moltissimo, Will Grayson, Will Grayson di David Levithan, in cui la storia cominciava con l’annuncio di una presunta reunion dei Neutral Milk Hotel con un concerto a sorpresa in un locale. Nel libro i Neutral vengono citati spesso, insieme a un’altra band, gli Schrödinger’s cat. Finito il libro ho detto al mio amico Sancho, il mio pusher di musica, che ero andata a cercare gli Schrödinger’s cat su youtube, talmente mi aveva convinto il libro della loro esistenza, ed ero rimasta delusissimo. «Cazzo! Anche loro a scrivere ‘ste cose su delle band inventate!!!». E Sancho mi ha rivelato che gli Schrödinger’s cat non esistevano, ma i Neutral Milk Hotel – nome che, tra i due, mi sembrava più improbabile – esistevano eccome. Mi ha fatto un cd con Avery Island e In The aeroplane over the sea che ho ascoltato per mesi. Nel libro di Levithan la reunion è una fake news: io invece li ho visti, dal vivo, sotto un diluvio, e ho saltellato nel fango esaltata insieme a una cinquantina di persone pensando: incredibile, non solo esistono, ma sono qui a Verona che suonano! In fondo erano il gatto di Schrödinger: aperta la scatola erano vivi. [AS]

#7

Mentre Erwin Schrödinger, nel 1935, formula per la prima volta – in aperta polemica con l’interpretazione di Copenhagen della fisica quantistica, portata avanti da Niels Bohr e Werner Heisenberg (non quello di Breaking Bad ma se si considera che era alla guida della ricerca nucleare bellica nazista…) – l’esperimento mentale del povero gatto che è sia vivo che morto finché non vai a vedere come sta davvero, il mondo si dibatte nelle conseguenze della Grande Depressione e negli exploit dei fascismi. Da quest’epoca vengono gli strumenti con cui un misterioso ensemble chiamato Orkestra Obsolete esegue una versione assolutamente geniale di Blue Monday dei New Order. Lascia un misto di sorrisi e spleen, perfetto per questo gennaio ’21. [LC]

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