Ciao Alpraz

Quasi | Affatto |

di Massimo Galletti

A me capita (e anche spesso, ultimamente) di provare a chiedere a qualcuno se mi risponde a questa domanda, ammetto improbabile: «tu chi sei?».
Tu chi sei; davvero, in fondo, nelle cose che non dici e non si vedono, negli anfratti in cui forse nemmeno tu stesso sei certo di avere voglia di andare a indagare troppo. Oltre le maschere, oltre il quieto vivere, oltre la rappresentazione sociale nella quale ci dibattiamo per sopravvivere con più o meno agio.
Lo chiedo agli altri, ma temo sia un modo per aiutarmi a far luce riflessa su di me: io chi sono, noi chi siamo, davvero, in fondo, oltre, le maschere, e oltre?
Alpraz, in qualche modo, con sincerità, con tatto ma anche con grande decisione, con pudore spudorato, risponde con un libro a fumetti a questa domanda che nessuno gli ha posto. Che si è posta da sola e la cui risposta (inevitabilmente parziale) ci tiene a farci sapere.

Io non sono io di Alpraz è fondamentalmente, e per vari motivi, un libro da abbracciare.
E tenersi caro.

Per vari motivi dicevo. Uno banalmente, ma poco banalmente, di lingua: di anomala, basica, lingua fumetto.
Il “fumetto”, quello di cui parliamo e scriviamo solitamente, che è normalmente tante cose, pur diverse, a cui siamo ormai abituati. Che so: sceneggiature, disegni solidi, personaggi e libri costruiti pensando ai più vari pubblici e mercati… E ci si abitua, che il fumetto “è” quello.
Poi ogni tanto ti appare davanti una cosa come questo libro, e sei costretto, se vuoi essere serio, e vero, a resettare, a riportare il fumetto fuori dal tempo, dagli standard, dalle mode.
Riportarlo al punto zero, quasi alle caverne, all’espressione pura, quella che sta tra il raccontarsi e l’arte.
Ecco, ci tengo, che non vorrei farvi sprecare tempo e soldi. E nemmeno che dopo ve la prendiate con una cosa che non era rivolta a voi. Leggete questo libro se avete voglia di ascoltare una persona che ha deciso di raccontarvi alcune cose sue che sente dentro, e che ha deciso di raccontarvele in un libro a fumetti autoprodotto a schema assolutamente libero.
Io non sono io può apparire un libro inusuale. Unisce pezzi di pensieri che si fanno racconti, non si preoccupa troppo di collegarli in modo che si comprendano sempre i nessi, li lega in un percorso che può apparire tortuoso. Ma è il senso che vuole raccontarci l’autrice, e va preso così.
Prende un ritmo, svia, accelera, si ferma a riempirti di input e frasi, si mette a correre in un gioco di segni veloci e muti, riprende il filo e si avvia ad arrivare a farti intuire quel che fin dall’inizio voleva dirti.
Una strada popolata di sé, e di incontri inevitabili, di “amici”, e “gente”, siamo pezzi di un mondo, e l’io che siamo e che mostriamo anche e principalmente dai nostri rapporti con gli altri si alimenta. Persone che nei pensieri a fumetti dell’autrice spesso trasfigurano in animaletti, e mostriciattoli, e forme inventate.
Si trasmuta spesso in forme pure la figura dell’autrice stessa, nel raccontarsi, come se alcune mutazioni, alcune strettoie di forma e mente (le) fossero inevitabili.
Non tutto è sempre chiaro, forse non vuole esserlo o forse essendo una via di mezzo tra un diario e un grido basta che lo sia a lei, a chi scrive e si racconta.

E comunque se una cosa passa, e ti piace, che tu capisca tutto tutto non è poi così essenziale.

A me è passata, e a questo libro ho deciso di voler bene.

Ovviamente gli altri motivi per cui abbracciarlo, questo libro, e volergli bene, sono l’autrice, il suo raccontato, il suo autobiografico che non è come quasi sempre infine narrazione, ma solo percorso, sequenza a fumetti sì, ma a cercarsi, a trovarsi, a spiegarti.
E se prima di questa lettura per me Alpraz era queste vignette fumetto di una o poche sequenze scorse qua e approfondite sui suoi social per curiosare, gradevoli e bizzarre, ora dopo cento pagine di questo libro a scavarsi in segni e pensieri sequenza, Alpraz è un’amica di penna da cui aspetto altre lettere, a spiegarsi spiegarmi, lunghe o vignette fumetto veda lei, quel che le serve,  come le va.

Lettere semplici come il racconto in disegni di un bambino, sbagliate come una lingua che ti sembra strana e invece è solo la sua, lettere di un’amica complicata quanto tutti noi, sincera un po’ di più.

Ciao Alpraz, questa era la mia lettera di risposta.

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