Lo zainetto delle vacanze

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Come sai, per tutto il mese di agosto QUASI rimane immobile. Mica chiudiamo veramente, come ci piace dire in giro: i numeri usciti negli ultimi quindici mesi restano qui impilati e li puoi afferrare, leggere e rileggere a piacimento. Però ci piace pensare che anche tu, proprio come noi, durante il mese di agosto, avrai sempre con te uno zainetto colmo di cose per leggere, guardare, ascoltare, giocare.
Siccome ci illudiamo di poterti essere utile, ti leggiamo i post-it che abbiamo appiccicato sulle cose che infiliamo nei nostri zainetti. Cose che ci incuriosiscono e da cui pretendiamo stupore e sorpresa. Non ti aspettare un’infilata di recensioni. È la nostra dichiarazioni di intenti di godimento, nella speranza di non essere delusi.

Naoki Urasawa è un narratore straordinario e irrefrenabile. Un incontinente del cliffhanger, capace di scaricarti addosso razioni di tensione e stupore con un ritmo da metronomo. Non c’è un solo capitolo di uno qualunque dei suoi manga che non si chiuda facendoti saltare sulla sedia. Poi, certo, a volte di essere sorpreso ogni trenta o quaranta pagine in storie che ne durano migliaia, a volte, stufa. Però finché si rimane concentrati e attenti è un gran godimento. I suoi fumetti sono una lettura da ombrellone meravigliosa. Non si inceppano mai e, nonostante l’abuso di trucchi narrativi, scorrono senza mai banalizzare. Infila una sua serie nello zaino (o leggila con un tablet da uno qualsiasi dei siti dediti alla pirateria). In questo momento, nel mio zaino c’è Asadora. Emozione allo stato puro. [PI]

QUELLO CHE RILEGGI N VOLTE: Catch 22, Joseph Heller (Comma 22, Bompiani). Il capolavoro di denuncia e satira antimilitarista, antiburocratica, antitanatofila. Ci sono i principi attivi di Fuga dalla Libertà di Fromm ma si riesce anche a farsi delle gran risate. L’assurdo della società umana messo a nudo senza compromessi, senza sconti, con piena cognizione di causa. Se lo leggi e non ti dice niente so chi sei, qual è il senso delle tua vita e posso rivelartelo (ma dovrai pagarmi profumatamente). [LC]

Nick Cave è ormai l’unico artista di cui compro sempre i dischi alla loro uscita, senza nemmeno interessarmi di sentire prima come possano essere. Questo nuovo Carnage senza Bad Seeds ma con Warren Ellis (il musicista, non lo sceneggiatore, che si è autodefinito la Yoko Ono del gruppo) mi incuriosisce, per cui sarà senz’altro l’ascolto dell’estate. Se poi si aggiunge il fatto che ho già comprato il biglietto per il tour di settembre, non potrò di certo esimermi dallo studiare ogni solco per prepararmi alla visione/ascolto del concerto. [OM}

Il caos da cui veniamo di Tiffany McDaniel non so di cosa parli, ma il suo L’estate che sciolse ogni cosa è uno dei libri meglio scritti, più belli e sconvolgenti che abbia letto da tempo. L’ho letta per caso, per il tam tam dei “lettori forti”, e mi ha ricordato lo Stephen King che amo (amo poca roba), quello di Stand by me. Sappiamo tutti che i Cinquanta di King sono gli Ottanta della nuova generazione di scrittori e sceneggiatori. Nell'”estate” un procuratore distrettuale, dopo aver fatto un doloroso errore giudiziario, rimette in discussione le categorie di Bene e Male, e invita sul giornale il diavolo a presentarsi a casa sua. Sarà il figlio tredicenne a incontrare per primo un ragazzino nero, con gli occhi verdi, che dirà di essere il diavolo e di aver risposto all’invito.
Del libro nuovo non so niente ma, dopo un esordio bomba come quello, vado sulla fiducia. [AS]

QUELLO DA FINIRE: Thinking Fast and Slow, Daniel Kahnemann (Pensieri Lenti e Veloci, Mondadori Oscar Saggi). La traduzione del titolo italiano è così underwhelming che mi sono avventurato senza remore nella lettura in lingua originale. Ti spiega tutta una quantità di cose in modo convincente, quelle che fai-pensi senza rendertene conto. E anche quando lo sai continui a farle lo stesso. Una summa di bravura tecnica, accademica e scrittoria, con la presenza costante dell’anzitempo dipartito Amos Tversky – l’altra metà di un duo che ha preso sonoramente a calci la presunzione di razionalità dei processi decisionali economici. Rimasto da finire per colpa del Kindle – i libri che mi piacciono veramente non dovrebbero stare chiusi lì dentro… [LC]

Michael Moorcock ha uno strano destino in Italia: nonostante il numero di romanzi e cicli che ha scritto in una carriera che supera il mezzo secolo di attività e il centinaio di romanzi, nel nostro paese si ripropongono continuamente, quasi come un disco rotto, gli stessi cicli del Campione Eterno (solitamente iniziando da Elric) e qualche manciata di vecchissimi romanzi di fantascienza, ignorando completamente la produzione non dico più recente ma, almeno, successiva. A dire il vero qualcosa è uscito tra gli anni Novanta e gli inizi degli anni Zero, ma in modo parziale e disperso tra diversi editori e collane. È da vent’anni, quindi che il resto della sua opera (i romanzi autobiografici; quelli in cui, mescolando i generi, racconta una storia personale della Gran Bretagna colonialista; gli innumerevoli racconti in cui rimescola vecchi concetti con nuovi approcci, reinventandosi completamente; il suo saggio sulla narrativa fantasy) viene completamente ignorato. Da qualche anno sto acquistando i suoi libri in maniera quasi compulsiva, e questa estate ho deciso che è giunto il momento di leggere The Cornelius Chronicles, la tetralogia di romanzi dedicata alla sua creatura più famosa, quel Jerry Cornelius protagonista del film Alfa e Omega, il principio della fine, che tanto mi colpì quando lo vidi in un sabato sera su uno dei canali della Rai. [OM]

Iain Sinclair è uno scrittore inglese la cui sorte in Italia è ancora più misera di quella di Moorcock raccontata da Omar. I suoi libri tradotti e pubblicati, infatti, ammontano a uno solo: London Orbital per Il Saggiatore. Non so se avrò la costanza di arrivarci in fondo (l’ho già tirato fuori dallo zaino e ne ho letto qualche pagina in anticipo, constatandone la mole e la prosa un po’ sbrodolona), ma mi aspetto comunque molto da questo trattato pratico di  psicogeografia. In più l’opera di Sinclair ha influenzato molto quella di Alan Moore, da From Hell in poi, e per me è già abbastanza. [FP]

Nello zaino proprio non ci entra. È enorme Trenta centimetri per quarantadue. Si stropiccerà un po’. Non fa niente. Lo aspettavo da così tanto tempo che non ne farà certo una questione di dimensioni. La fessura di Anke Feuchtenberger. Fumettista di Berlino est, cresciuta di là da un muro impermeabile ai fumetti. Li ha scoperti da adulta senza averne subito alcuna fascinazione infantile. Da bambina leggeva Töpffer e ora è tra le autrici più eversive e meno difficilmente inquadrabili che si possano leggere. [PI]

Ho visto per la prima volta i fumetti di Bishak Som in un’antologia dedicata a Little Nemo e mi colpì immediatamente. Cercai su internet qualche notizia su quell’autore e trovai che, sebbene non prolificissimo, univa in molte sue opere, due miei interessi: il fumetto autobiografico e l’architettura. Una parte importante della sua produzione tocca anche tematiche di genere, mai come adesso così attuali. Il suo ultimo libro, Spellbound – A graphic memoir, che ha già ricevuto molti apprezzamenti da autori come Scott McCloud, Emily Carroll e Molly Knox Ostertag, è forse la cosa che più fremo di estrarre dallo zainetto per potermi immergere nelle sue pagine. [OM]

Qualche mese fa mi sono imbattuto in Tadao Tsuge e nel suo Il lupo dei bassifondi. Lo so che arrivo tardi, ma è un libro bellissimo, che mi è entrato in profondità. Per giorni sono rimasto ossessionato dai suoi personaggi e dalle sue ambientazioni. Visto che abito in una piccola città, i due volumi di La mia vita in barca ho dovuto ordinarli alla fumetteria dove mi rifornisco solitamente. È già passato parecchio tempo, ma ho lasciato uno spazio apposito nello zaino, con la speranza che arrivino prima di agosto. Tu comunque, se li trovi in giro, non esitare. Acquisisci e leggi. Non te ne pentirai. [FP]

Romanzetto estivo di Gherardo Bortolotti, insieme al precedente Storie del pavimento (entrambi di Tic editore), è una delle cose più poetiche, strane, perturbante di questo scrittore molto amato dai critici ma un po’ invisibile, dato che scrive romanzi brevi e strani. Io sono proprio fan. [AS]

QUELLO MAI LETTO: As I Lay Dying, WIlliam Faulkner (Mentre Morivo, Adelphi). Non c’è un vero motivo, forse avevo fatto il pieno di certi toni e certi argomenti quando l’ho comprato quindi poi è rimasto lì – però mi ha sempre fatto simpatia che Bukowski in Pulp immaginasse un Céline redivivo (o mai morto) che sfoglia in una libreria antiquaria una copia firmata di As I Lay Dying. Ero giovane, ho smesso con Bukowski… Probabilmente è ora, da un bel po’, di tornare su Faulkner. [LC]

Da diversi anni, il podcast è uno dei mezzi di espressione che seguo con più interesse per la duttilità e le capacità insite in esso. Che siano “semplici” trasmissioni di approfondimento oppure racconti di realtà, l’abilità di riuscire ad attirare l’attenzione dell’ascoltatore e a farlo ritornare la settimana dopo deve essere altissima, anche perché la concorrenza è elevatissima, soprattutto ora che seguire i podcast è diventato quasi una moda. Tra i precursori negli Stati Uniti c’è stato Ira Glass con il suo This American Life (raccontato a fumetti diversi anni fa da Jessica Abel e tradotto & adattato in italiano dall’amico Alberto Corradi), ma ci sono anche altre trasmissioni che sono emerse negli ultimi anni come, appunto, 99% invisible.È un podcast creato e presentato da Roman Mars, che si occupa di raccontare quelle parti della nostra vita che non sono visibili. Da un presupposto oggettivamente piuttosto vago ne è derivata una delle trasmissioni radiofoniche più interessanti e varie, capace sempre di stupire per le tematiche che vengono affrontate. Ora lo stesso approccio è stato portato nella “non-fiction” e sono davvero curioso di scoprire quali parti sono invisibili all’interno delle città americane affrontate dall’autore. The 99% invisible: City – A field guide to the hidden world of everyday design. [OM]

Per le uscite settimanali di La grande dinastia dei paperi di Carl Barks invece non serve lo zaino. Basta che vai in edicola ogni martedì. Io, grazie a Paolo che ha segnalato su Facebook la ripubblicazione di questa raccolta, ci andrò puntualmente.[FP]

E sempre grazie a Paolo, dopo una conversazione notturna su messenger il cui argomento principale erano ovviamente gli X-Men, ho recuperato anche Alice in Sunderland di Bryan Talbot. Sapendo bene che autore gigantesco sia, e amando molto La storia del topo cattivo, mi aspetto davvero grandi cose da quest’opera, e agosto è il mese giusto per leggerla d’un fiato e senza pietà. In più, il lavoro di Talbot su Carroll e Sunderland ha anch’esso a che fare in certo modo con la psicogeografia di Sinclair. Strani anelli da zainetto. [FP]

La musica non va più nello zaino, ma, sempre ragionando ad album:
The The – Dusk
Depeche Mode – 101 / Live at the Pasadena Rose Bowl
Mark Lanegan – Funeral Blues
PJ Harvey and John Parish – A Woman a Man Walked By
Interpol – Turn on the Bright Lights
dEUS – Following Sea
[LC]

Ho un rapporto un po’ conflittuale con Ben Wheatley. Ho amato il suo adattamento cinematografico di Condominium di James Ballard, ma altre cose mi hanno lasciato un po’ freddino (se non, in certi casi, annoiato). Questo In the Earth però sembra toccare tematiche a me care, come il folk horror, e dal trailer sembra essere decisamente più sanguigno e coinvolgente rispetto ad altre pellicole. Ho il biglietto del cinema nella tasca esterna dello zainetto. Vedremo tra qualche giorno quale sarà il mio giudizio… [OM]

E poi Technosapiens di Andrea Davide Signorelli (D editore): io leggo raramente saggi, ma dopo un esordio sulla attuale contaminazione uomo-macchina questo breve saggio esplode in un Black Mirror che riguarda non il prossimo futuro, ma quel che sta già accadendo in molti paesi e che riguarda, orribilmente, il controllo mentale. Non è un saggio complottista, anzi, è pieno di dati e fonti, e a me ha lasciato a bocca aperta. [AS]

Alla fine di luglio è uscita in italiano la prima edizione integrale al mondo di Black Kiss di Howard Chaykin. Contiene le tre storie di Dagmar e Bev (i due volumi e lo speciale natalizio). Un vortice di generi, portati al limite. Il più duro tra gli hard boiled, il più gonzo tra i porno, il più inquietante tra gli horror. C’è una mia postfazione quindi sto barando: l’ho già letto. Non ti deluderà. [PI]

disegno di Alpraz.

Le vacanze, quella manciata miserabile di giorni che ci allontana da quelli tutti uguali dedicati… obbligati, piuttosto, dal lavoro, sono l’unico momento in cui possiamo provare a vivere. Quando vivi non hai bisogno di leggere storie di altri, hai la tua. Il tavolino davanti al divano in cui mi sfondo ogni sera tornato dal lavoro è coperto di romanzi, saggi, dischi, fumetti mentre il televisore poco distante manda in continuazione serie e film.
Ma nello zaino che, ogni estate, mi carico sulle spalle per andarmene in giro a vivere quella manciata di giorni, di tutto quello non c’è traccia.
C’è il ricambio necessario dei vestiti, c’è un coltello, quando fumavo c’era il tabacco, e poche altre cose essenziali.
Per un’estate provaci. Fai come me. Lascia le vite degli altri, per quanto raccontate bene, di fianco al divano e nello zaino non metterci niente. [BB]

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