Wonder Woman

Boris e Paolo | QUASI |

Nella cosmogonia di Howard Phillips Lovecraft, gli antichi vivono negli abissi. Si sono rifugiati nelle profondità degli oceani dopo che la guerra con gli Shoggoth e il cambiamento climatico li hanno indeboliti. Ora sono altri i mostri che dominano il pianeta che ci ospita.

Anche nel fumetto funziona più o meno così. C’è stata una prima ondata aliena che, giunta sulla Terra, ha prosperato brandendo la sua tecnologia superiore. Quelle potenzialità tecniche discriminanti le hanno consentito di creare una schiatta di servitori dai quali è diventata sempre più dipendente. Poi le guerre e il cambio di contesto. E oggi sentiamo parlare di monsieur Jabot, Max und Moritz e Ally Sloper solo in alcuni circoli iniziatici. Si sono rifugiati in un luogo oscuro e ci osservano.

C’è una generazione di eroi, arrivata successivamente, che ha mostrato potenzialità sconvolgenti. Sono imbattibili, volano, sanno distinguere senza esitare il bene e il male. E sanno sempre da che parte stare. Sono arrivati nel Nuovo Mondo insieme a un formato di pubblicazione che avrebbe cambiato per un po’ i modi dell’intrattenimento dei giovani: l’albo spillato a fumetti. Il primo è stato Superman, nel 1938, poi Batman, Capitan Marvel, Flash, la Justice Society, Capitan America, Aquaman… un pantheon di maschi superdotati che, uno dopo l’altro, hanno spento ottanta candeline.

I disegni di Wonder Woman su questa pagina sono di Claudio Calia

Nel novembre del 1941, esattamente ottant’anni fa, è arrivata Wonder Woman, la nostra preferita. Da decenni guardiamo con indifferenza gli albi e i volumi che raccolgono le sue storie, eppure la amiamo. Ci sembra sia paradigmatica da innumerevoli punti di vista e, nel corso di questo mese, pubblicheremo alcuni articoli per raccontare questa nostra opinione. Però, già nell’editoriale, vogliamo farti notare una cosa.
Non è la prima eroina con superpoteri (prima di lei c’è stata Fantomah di Fletcher Hanks), però brandiva, fin dalle origini, un armamentario da mistress che l’ha infissa con vigore nell’immaginario dei lettori e delle lettrici: costume cortissimo e aderente, lazo della verità per le pratiche bondage e bracciali della sottomissione.
La storia delle sue origini è interessantissima. Max Gaines legge l’intervista rilasciata da William Moulton Marston a “Family Circus”. Lo psicologo parla del potenziale inespresso del fumetto e Gaines, che è l’editore che si è inventato e sta facendo prosperare il formato comic book, vede in quelle parole un’opportunità commerciale irrinunciabile. L’imprenditore mette immediatamente sotto contratto lo psicologo e da questo incontro nasce Wonder Woman. I nomi presenti sulla prima pagina del fumetto sono Charles Moulton, pseudonimo dello sceneggiatore, e Harry G. Peter, il disegnatore.

Facci caso. Quando leggiamo le storie dei grandi creatori di supereroi truffati brutalmente dall’industria, il nome di Moulton Marston non c’è mai. Forse era più bravo a gestirsi i rapporti d’affari e ha avuto un contratto migliore, forse aveva fonti di reddito più articolate e non ci ha fatto troppo caso o forse è morto troppo presto per intentare causa. Sicuramente era più scaltro e spregiudicato, visto tutto quello che aveva combinato prima di Wonder Woman, dalla bancarotta alle consulenze truffaldine.
Però, ora, leggi con noi i nomi degli autori stritolati dall’industria dei comics: Jerry Siegel, Joe Shuster, Bill Finger, Jack Kirby, Steve Ditko… Jerry, Joe, Bill, Jack, Steve… Noti niente?

Ti diciamo altri due nomi: Elizabeth Holloway e Olive Byrne. Siamo convinti che anche tu, come noi, non riesca a memorizzarli. Proprio come noi, ogni volta che vuoi citare queste due donne, devi aprire un libro o un browser per ritrovarle. I loro nomi non compaiono nel colophon o nella pagina dei credits di nessun comic book.

Qual è stato il loro ruolo creativo nella nascita di Wonder Woman? È davvero un mistero?

Ci sono autrici fondamentali per la storia del nostro immaginario che vivono in abissi più oscuri e profondi di quelli popolati dagli antichi.

Facciamo un ultimo gioco prima di chiudere questo editoriale. Adesso elenchiamo alcune autrici delle quali sappiamo che sarebbe importantissimo parlarti, ammettendo che molte di queste le conosciamo poco o nulla.

Nell Brinkley, Machiko Hasegawa, Jackie Ormes, Charlotte Salomon, Shary Fenniken, Diane Noomin, Moto Hagio, Yumiko Igarashi, Catherina Jones, Keiki Takemiya, Nicole Claveloux, Roz Chast, Wendy Pini, Lynn Johnston, Posy Simmonds, Ryoko Yamagishi, Mirka Martini, Chantal Montellier, Dori Seda, Maria Colino, Melinda Gebbie, Nikoline Werdelin, Anke Feuchtenberger, Moyoko Anno, Linda Medley, Debbie Drechler, Junko Mizuno, Phoebe Gloeckner, Francesca Ghermandi, Natsuki Takaya, Julie Doucet, Joanna Rubin Dranger, Lynda Barry, Rutu Modan, Ancco, Judith Vanistendal

Scorri con noi la lista e conta i nomi delle autrici di cui non sai niente.

Bene. Comincia il mese di QUASI dedicato a Wonder Woman.

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