Presente umanità

Arabella Strange | Rorschach |

Piove. Piove!
Dopo mesi di siccità piove!
Sono seduta sul mio terrazzo, al riparo, ad ascoltare tutti i diversi rumori che fanno le gocce quando cadono sul cemento, quando cadono sulle grondaie di metallo, quando l’acqua sulle strade rende il rumore degli pneumatici sull’asfalto uguale a quello delle onde di un lago.
Mi sono svegliata e la luce era grigio argento.

Mi sento particolarmente pagana: dopo essere stata messa in castigo per un po’, chissà per quale motivo divino, la Pioggia è tornata con le sue dita minuscole a toccare il mondo. Questo mondo, il mio, che è una briciola del mondo vero, immenso, ma che per me, anche se lo so, è il mondo.

La mia sindrome bipolare, come quella di tutti gli altri miei fratelli e sorelle, reagisce con forza incontenibile alla primavera e all’autunno: possono essere salti di gioia o cadute nell’abisso, ma queste due stagioni non passano mai senza risuonare. È come se fossi, senza poterci fare nulla, uno strumento musicale.
E in questo momento sono un’arpa perfettamente accordata, ogni piccola goccia è una nota: la canzoncina la sento solo io e questa mattina è una canzoncina di gioia.
Guardo le gocce sospese sugli schienali delle sedie di plastica bianca e sui rami ancora spogli della vite del Canada.
Diamanti.

La domanda che senza fine scorre sullo sfondo dei miei pensieri ogni singolo giorno è: sarò mai umana?
Gli sbalzi d’umore, anche se contenuti in parte dai farmaci, mi rendono una bestia diversa.  Basta il minimo trigger per scagliarmi verso l’alto o verso il basso ed è come doversi occupare di un paese che rischia perennemente di prendere fuoco o di venir travolto da una inondazione.
È orribile. È mostruoso. È meraviglioso.
Riesco a vederne la meraviglia, ora, mentre sono seduta qui e gli uccelli cantano anche se dovranno trovare un posto in cui posarsi, immagino, senza farsi infradiciare, ma io li vedo che volano da un albero all’altro, piccolini veloci salterini. Sembrano felici.

Faccio mille cose belle, un lavoro stupendo tra i libri, ho amici meraviglioso. Eppure c’è sempre questa inquietudine: come posso fare a diventare umana?
E tendo a pensare, come Pinocchio, che questo avverrà nel futuro se sarò fortunata. Ma è un pensiero sciocco.
Non c’è niente di più umano di una malattia, niente che riveli di più la nostra forza e la nostra fragilità. Incredibili tutte e due.

La dea della pioggia stamattina mi sta coccolando e in questo abbraccio invisibile io mi sento metà animale e metà persona.
L’animale sta esultando.
La persona prende l’animale, se lo mette sulle ginocchia e comincia ad accarezzarlo.
Perché paradossalmente non occorre che diventi umana. Essere umana è questo. La mia futura umanità è qui. Adesso.
Scampanellante, timida, impaurita, esultante, affamata di vita.
Insieme a me il mondo sta risuonando, di miliardi di ritmi diversi.
So che è tremendo da dire, perché la sindrome bipolare è fortemente associata al suicidio.
Ma, in questo momento, non farei cambio con nessun altro.
Sono sveglia. Sono viva, e questo corteo di gocce scintillanti è il mio strascico nuziale.

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(Quasi)