Mio nonno è tornato dal campo di concentramento circa un anno dopo la Liberazione, quando tutti lo credevano morto.
Gli piaceva raccontare come se l’era cavata: gli amici di baracca, la fuga fortunata, il ritorno in pattini dalla Russia. Quando ero piccola non si è mai preoccupato di specificare che solo gli ultimi chilometri li aveva fatti coi pattini: prima aveva fatto l’autostop.
Io mi immaginavo questo giovanotto biondo che pattinava per le strade verso casa, dalla Russia. Un vagabondo velocissimo. Una scheggia.
Con questo spirito ho scelto di parlarvi di This machine di Simone Saccucci e Federico Appel (Diabolo edizioni, 2021). È un fumetto su due che se la cavano: Woody Guthrie (1912-1967) cantante, compositore e chitarrista folk e Pete Seeger (1919-2014) benjoista e compositore.
This machine è diviso come un vinile, con un lato A e uno B, i capitoli prendono il titolo dalle canzoni di Guthrie e di Seeger. Le canzoni hanno fortissime radici storiche, soprattutto perché è la vita di Woody Guthrie ad averla fatta, la storia.
Lato A
Hard travelin’
Capitolo uno: Il fumetto inizia con Woody Guthrie e Pete Seeger bloccati a fare l’autostop in una via polverosa dove non passa nessuno e dove rischiano di essere menati.
La canzone parla della dura vita del vagabondo, ma soprattutto spiega che cos’è un vagabondo: un uomo che vive per strada e fa dei lavori da spaccarsi la schiena per un dollaro. Se viene arrestato rischia novanta giorni di reclusione. Leggere John Steinbeck e ascoltare Guthrie sono esperienze con forti parallelismi.
«I’ve been hittin’ some hard harvestin’, I thought you knowed
North Dakota to Kansas City, way down the road
Cuttin’ that wheat, stackin’ that hay, and I’m tryin’ make about a dollar a day
And I’ve been havin’ some hard travelin’, lord»
La vita di Woody inizia subito come un “hard travelin”: la famiglia perde la casa in un incendio e i suoi membri sono segnati da ogni tipo di disgrazia. La madre si ammala e muore, poi la sorella muore in un incidente con una stufa. Il padre (muore ustionato in circostanze poco chiare) era stato accusato di aver preso parte al linciaggio di Laura e Lawrence Nelson . Woody scriverà diverse canzoni sui linciaggi che potrebbero essere ispirate a quello in cui era coinvolto suo padre.
Ce ne sono almeno tre: Don’t Kill My Baby and My Son (1966) e High Balladree, che non sono state registrate e Slipknot di cui invece abbiamo la registrazione.
A provare il fatto che i linciaggi colpivano nel profondo l’anima di Guthrie c’è anche uno schizzo (di un ponte e dei corpi appesi), di sua mano, negli archivi di Ralph Rinzler nella Smithsonian Institution.
Nonostante Woody sia nato l’anno dopo il linciaggio dei Nelson, giravano numerose foto del linciaggio sotto forma di cartoline (una pratica comune ai tempi): non si può non pensare a come un ragazzino si sia trovato in mano le prove della colpa di suo padre e ne sia rimasto colpito nel profondo.
I ain’t got no home
Capitolo due: è qui che Pete Seeger incontra Woody Guthrie, siamo nel 1940 a una manifestazione di antifascisti a New York e iniziano i guai: Woody riceve da una ragazza una misteriosa lettera. Da qui in avanti il fumetto sarà quasi concitato.
«I mined in your mines and I gathered in your corn
I been working, mister, since the day I was born
Now I worry all the time like I never did before
‘Cause I ain’t got no home in this world anymore»
Le disgrazie sono state tante, ma viaggiando ne vede molte altre e ne scrive. Scrive di un mondo in lotta, di gente che non ha più niente. In realtà i Guthrie prima delle disgrazie erano decisamente benestanti: il padre era un agente immobiliare, politico democratico e impiegato alla corte distrettuale, il primo ad avere una macchina in paese e forse membro del Ku Klux Klan. Se una mela può rotolare lontano dall’albero sicuramente la “mela” Woody ha fatto chilometri.
Worried man blues
Capitolo tre: Finalmente Woody e Pete vengono raccolti da un camioncino pieno di lavoratori è l’occasione per un po’ di musica!
«It takes a worried man
To sing a worried song
It takes a worried man
To sing a worried song
I’m worried now
But I won’t be worried long»
Rimasto solo fa il vagabondo, campa con qualsiasi lavoro ma impara a suonare la chitarra.
Non è una cosa da poco, se non altro perché è meglio suonare che spalare terra, e con quella sua chitarra Woody ci ha regalato non solo delle belle canzoni ma un intero genere musicale. Il Talking blues, o folk parlato, è un blues con caratteristiche derivanti da quello afro-americana che mantiene le caratteristiche della ballata delle zone rurali del midwest. Ebbe rilievo nel periodo della Grande depressione (tra la fine degli anni Venti e l’inizio degli anni Trenta) negli Stati Uniti e veniva eseguito con la chitarra folk impegnata in un numero limitato di accordi.
I testi parlavano di rivalsa sociale, della situazione del proletariato d’industria e agricolo prendendo a piene mani da quelle che erano le canzoni del sindacato, Union Folk, e quindi vengono associati alla cultura progressista di sinistra e di vera e propria “lotta al sistema”. La figura del cantante era circondata da un’aura romantica: un menestrello girovago, spesso un hobo, un vagabondo, che attraversa l’America scroccando passaggi ai treni merci.
L’eredità di questo modo di cantare è stata raccolta e riportata alla ribalta negli anni Sessanta da cantanti come Bob Dylan che hanno usato il medesimo genere per mostrare il proprio dissenso verso la guerra del Vietnam.
Which side are you on?
Capitolo quattro: I nostri due finiscono nel bel mezzo di una protesta di minatori, ovviamente si salvano grazie ad una rocambolesca fuga e saltano su un treno merci in corsa.
«Which side are you on, boys?
Which side are you on?
Which side are you on, boys?
Which side are you on?»
Which side are you on? è una canzone popolare che ha le sue radici proprio nelle proteste dei minatori. È stata scritta da Florence Reece, moglie di un minatore, dopo una perquisizione a scopo intimidatorio durante uno sciopero. Questa canzone è diventata molto popolare e Pete Seeger l’ha cantata spesso sia con Guthrie che con altri, negli ultimi anni è ritornata in auge come canzone di protesta dopo che Ani DiFranco l’ha cantata al raduno del movimento “Occupy Wall Street”. Per approfondire le radici di questa canzone consiglio questo articolo di Laura Pugno.
Lato B
All you fascists
Capitolo cinque: ovunque Pete e Woody vadano sono sempre inseguiti, ma con loro viaggia la musica e le muse hanno evidentemente un occhio di riguardo per i loro figli vagabondi.
«All of you fascists bound to lose:
I said, all of you fascists bound to lose:
Yes sir, all of you fascists bound to lose:
You’re bound to lose! You fascists:
Bound to lose!»
Durante la seconda guerra mondiale Woody non se ne sta con le mani in mano: s’imbarca nella marina mercantile. Detta così sembra che gli vada pure bene, tranne per il fatto che i nazisti colpivano molto volentieri le navi mercantili: la Kriegsmarine (marina tedesca) tentava di limitare gli approvvigionamenti che venivano dagli USA affondando i convogli scortati da navi militari.
Ben due navi su cui Woody prestava servizio vengono silurate. Una delle due volte Guthrie se la cava per un soffio e approda come naufrago in Sicilia.
Do re mi
Capitolo sei: Woody e Pete finiscono sempre in una rissa, fortuna che questa volta hanno uno grosso dalla loro.
«Lots of folks back East, they say, is leavin’ home every day,
Beatin’ the hot old dusty way to the California line.
‘Cross the desert sands they roll, gettin’ out of that old dust bowl,
They think they’re goin’ to a sugar bowl, but here’s what they find
Now, the police at the port of entry say,
“You’re number fourteen thousand for today.”»
Tornato dalla guerra non c’è riposo per Guthrie. Finisce nelle liste nere del maccartismo durante quella che venne chiamata “caccia alle streghe”. Aveva combattuto e ora per lui sembra non esserci più posto, si ritrova perseguitato dalla “Commissione per le attività anti americane”.
Fu un periodo particolarmente duro per chi come Woody aveva espresso chiaramente la sua opinione. Joseph McCarthy (1908-1957), il senatore che aveva messo in piedi questo “circo” si dimise nel 1955 dalla commissione d’inchiesta che presiedeva, dopo aver accusato di “comunismo” alti gradi dell’esercito.
What did you learn in school today?
Capitolo sette: alla fine l’unica cosa chiara in questo viaggio è che qualsiasi momento è buono per un po’ di musica!
«And what did you learn in school today, dear little boy of mine?
What did you learn in school today, dear little boy of mine?»
Questa canzone di Pete Seeger parla di cosa ha imparato un ragazzino a scuola ed è un elenco di stereotipi sulla patria. Seeger aveva lasciato gli studi di sociologia a Harvard per seguire Guthrie nei suoi vagabondaggi alla ricerca della vera anima popolare musicale nascosta in qualche angolo del paese. Doveva essere veramente una malattia grave per Woody la propensione a una vita vagabonda, visto che è contagiosa. Certo ogni tanto bisogna fermarsi, ma come impiegare il tempo? Woody scrive un’autobiografia romanzata aiutato da Mary Jennings Guthrie Boyle, la seconda moglie. Bound for Glory esce nel 1943 e nel 1976 ci fanno un film.
In Italiano trovate il libro sotto il titolo Questa terra è la mia terra edito da Marcos Y Marcos:
«Vedevo uomini di tutte le razze sballottati nel vagone merci. Stavano in piedi, o sdraiati, buttati qui e là, uno accanto all’altro, uno sopra l’altro. Sentivo l’odore acre e salato del sudore che inzuppava i miei calzoni e la camicia cachi, e i vestiti da lavoro, le tute, gli abiti sgualciti e sporchi degli altri.»
This land is your land
Capitolo otto: il capitolo finale, dove tutto finisce bene (ma non vi dico niente di che cos’è questo “tutto” che finisce bene perché è spoiler).
«Nobody living can ever stop me,
As I go walking that freedom highway;
Nobody living can ever make me turn back
This land was made for you and me.»
Nel 1967 Woody Guthrie muore, ma credete che uno così muoia senza conseguenze, senza lasciarci nulla? Da tutte le sue sventure ha sempre saputo trarre fratellanza (potete chiamarlo socialismo), musica e persino libri. Dopo le persecuzioni della “caccia alle streghe” qualcosa in Woody non va, si pensa all’alcolismo, alla schizofrenia. Invece è la corea di Huntington, una malattia genetica neurodegenerativa, di cui moriranno anche alcuni dei suoi discendenti. A causa dei problemi psichiatrici dovuti alla malattia fu rinchiuso per un lungo periodo in un ospedale psichiatrico dove Bob Dylan lo andrà spesso a trovare.
Nel 1967 però nasce, per volere della moglie (sempre Mary, la seconda, ma ne aveva avuto una terza, da cui comunque aveva divorziato), il Committee to Combat Huntington’s Disease, il comitato per combattere la malattia di Huntington, attivo ancora oggi.
Sembra una trentenne ma in realtà è un unicorno. È alla continua ricerca di cose nuove da imparare. A differenza degli altri unicorni, non servono magici aiutanti per scovarla, basta portarle una pizza.