Un confronto impossibile – parte seconda: Una ballata di Malinowski

Paolo Valeri | Antropocomics |

Come si diceva nello scorso articolo, la prima storia di Corto Maltese, Una Ballata del Mare Salato, appare come un’etnografia degli avventurieri almeno quanto gli Argonauti del Pacifico Occidentale si rivela una ballata.

Mettendo in bocca a Malinowski le parole dello stesso Pratt si potrebbe tranquillamente presentare così il suo testo: «Se non ci fosse che un solo tema, non sarebbe una “ballata”. Una ballata si compone di più cose. Ognuno dei personaggi ha, dietro di sé, una sua propria storia e tutti si trovano a vivere una situazione che li domina, lo scambio kula. È il kula che li costringe a incontrarsi. Tutti questi personaggi hanno una loro storia, io li metto assieme e vedo cosa succede».

Infatti Argonauti del Pacifico Occidentale comincia così: «Le popolazioni costiere delle isole dei Mari del Sud, tranne pochissime eccezioni, sono, o erano prima di estinguersi, abili nella navigazione e nel commercio. Molte hanno sviluppato eccellenti tipi di canoe d’alto mare su cui si imbarcavano per intraprendere lontane spedizioni commerciali o scorrerie di guerra e di conquista». E Malinowski dedicherà intere pagine e illustrazioni a spiegare il funzionamento e i principi di navigazione della Nagega o delle Masawa, le canoe tipiche del Pacifico. Ma per vederle basta gettare l’occhio sulla prima vignetta della Ballata, dove le parole di Pratt fanno da contraltare allo spumeggiare sui fianchi di quello che, con le parole dello stesso Oceano, viene definito un “guscio di noce”.

Già, l’Oceano Pacifico che parla: un luogo che diventa personaggio. Ditemi voi se questa non è la base di qualsiasi etnografia? E infatti secondo l’autore sono «l’amore e il rispetto per culture diverse dalla nostra» che stanno alla base della filosofia di vita del suo celebre antieroe: è in tutto e per tutto un programma antropologico.

Nonostante l’identica parentesi temporale dei due testi a differire profondamente però è il tempo narrativo. Malinowsi usa il presente. Tanto che per definire il tipo di narrazione da lui inaugurata, dove le genti trobriandesi e la loro società sono congelate in una spiegazione che le inchioda a un eterno adesso, si è coniato proprio il termine di presente etnografico. Al contrario la narrazione di Pratt è tutta volta dichiaratamente al passato. Non tanto per il tempo verbale ma attraverso l’espediente, decisamente romantico, del manoscritto ritrovato da cui sarebbe tratta la storia. Uno stratagemma che conferisce all’azione una dimensione anteriore, di qualcosa che già non è più. Un tempo perduto da ritrovare che permea la Ballata di una struggente nostalgia di Altrove.

Più di tutto, però, a marcare la differenza tra i due testi è il modo con cui lambiscono il territorio della magia: ciò che Malinowski spiega, nel racconto di Pratt viene usato.

Gli Argonauti è una lunga disamina di tutti i rituali magici che precedono, accompagnano e seguono il kula, lo scambio cerimoniale dei trobriandesi, supportata da puntuali traduzioni lessicali e fini ricostruzioni sociologiche. Eppure la magia rimane sempre qualcosa degno di comprensione ma mai di verità. Lui stesso in realtà non parteciperà mai ad una spedizione kula perché, l’unica volta che ci prova, una tempesta la fa fallire facendogli guadagnare la nomea di “portasfiga”: e tutto senza che lui sia in grado di mettere in discussione questa verità in quanto si ostina a ritenerla una credenza. Insomma, Malinowski seziona l’incanto dei trobriandesi ignorando totalmente quello che agisce su di lui. Quello stesso incanto che lo fa smaniare per tornare in Europa, lì nel luogo dove si sta facendo la storia e da cui lui si sente esiliato: lo sappiamo dai suoi diari privati.

Nella Ballata invece la magia, il caso, il perturbante e la fortuna sono sempre un passo fuori campo, mai inquadrati direttamente eppure sempre presenti. Tutte le presenze stranianti fluttuano ai margini, all’orizzonte tra le onde del grande Oceano che sovrasta i destini di tutti. Al largo e mai pienamente visibili, come la pinna dello squalo che guida Tarao: una magia inspiegabile per i bianchi ma efficace più della scienza esatta della navigazione dei sommergibili di ferro.

Una Ballata del Mare Salato e Argonauti del Pacifico Occidentale funzionano come controcanto l’uno dell’altro. Il testo di Malinowski disinnesca l’incanto delle popolazioni delle trobriand riducendolo a descrizioni inerti, a pratiche in attesa dell’arrivo del progresso razionale. Senza però riconoscere quanto quel progresso sia portatore di un incanto diverso, che lui stesso esercita attraverso quello che battezza metodo della documentazione statistica mediante la prova concreta. Hugo Pratt lavora invece su un altro piano, gli elementi stranianti e irrazionali che si ravvisano tra le sue vignette non servono a reintrodurre l’incanto originario ma piuttosto ne disegnano uno nuovo. Servono in definitiva a scardinare la pretesa che l’incanto in cui viviamo sia una forma di verità oggettiva.

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