Certo non è stata una sorpresa, che Hulk Hogan non stesse bene lo si sapeva e le voci non erano confortanti, ma non è che vedere sullo schermo del radar il meteorite che s’avvicina lo renda un ciottolo di fiume. Arriva e basta. Arriva e sbam. Certo a 44 anni dovrebbe essere normale aver perso qualche elemento fisico importante delle proprie coordinate interiori ma tutte le volte ti senti come se, uscendo di casa, guardandoti intorno, mancasse una roba grossa. Tipo il cielo, toh, come se in alto ci fosse una pezza nera al posto di quel che veniva registrato come il cielo. E sì, ok, era solo un pupazzone che faceva finta di fare a botte, era wrestling, una pagliacciata, mica una cosa importante e vaffanculo, quel che è importante lo decido io, nelle mie coordinate interiori e no, la dipartita dell’Hulkster non mi fa stare bene, anzi discretamente di merda e se la tua sensibilità, la tua cultura, la tua visione del mondo sono troppo raffinate per prendere sul serio il ruolo che un lottatore di wrestling – dài, rincariamo la dose, pure razzista e sostenitore di Trump – può avere nella vita di qualcuno, la strada te l’ho indicata sopra, affanculo, strozzati con un avocado toast leggendoti un libro di narrativa borghese, io ho altro a cui pensare.

Tipo scrivere un pezzo che gli renda giustizia perché ok, se non hai vissuto sotto un sasso negli ultimi anni lo sai chi sono e se non lo sai leggi la bio in calce all’articolo o da qualche parte sulla rivista. Hulk Hogan è un pezzo di me e non so come dirlo. Sì, certo, se non ci fosse stato lui forse non avrei mai conosciuto il wrestling non lo avrei amato tanto non sarei mai salito su quel cazzo di ring e bla bla bla ma davvero te lo devo dire? Scusa se sono un pelo acido ma quando ti levano il cielo da sopra la testa un pochino nervosetto lo sei, specie se non sai cosa dire per non sembrare un necrologio di quelli che mettono fuori dalla bacheca del paese. Non lo so e nemmeno questo mi fa stare bene. Forse è proprio parte del mio non stare bene. Se la tua cultura è raffinata e hai mandato giù l’avocado toast e hai ripreso a respirare vedila come un’elaborazione del lutto. Sì, lutto, se ti sembra una parola esagerata vedi il paragrafo precedente, verso la fine. Perché c’è una comunità, in Italia, anche nel mondo ma per lo più io conosco gli italiani. Una comunità di persone che intorno a questo hobby infantile fanno amicizia, litigano, si giocano la schiena, a volte si fidanzano, si sposano, quella roba lì, si fanno anche robe brutte, si pugnalano alle spalle, perdono chili di peso e mettono chili di muscoli, passano le nottate davanti alla televisione. Vivono, cazzo. Vivono. E stanno male, quando una chiave di volta viene sfilata e per un attimo sembra venir giù tutto.

Poi sì, l’essere umano era discutibile ma lo era Martin Heidegger, lo era Leni Riefenstahl, lo erano un mucchio di stronzi che però hanno fatto qualcosa che li ha sdoppiati, persone in carne, ossa e stronzaggine da una parte e colonne portanti di mondi interiori da un’altra. Succede così quando fai una rivoluzione, e che ti piaccia o meno, che tu sia in grado di capirlo o meno, Hulk Hogan l’ha fatta, diventi qualcosa, non più solo qualcuno, una parte di te non ti appartiene più, non appartiene più soltanto alla tua vita ma diventa un patrimonio condiviso. E sì, quella parte lì vive ancora, eccola di nuovo la retorica ma credimi non è semplice nemmeno disfarsene del tutto, ma comunque la persona che a quel patrimonio ha dato corpo non c’è più e questo significa… che non c’è più. Che manca un pezzo. A te. A tanta gente che conosci. A tuoi amici, a gente che ti sta sul cazzo, a gente che ti capisce. A gente che forse troverà parole migliori delle tue, ma che al tempo stesso sa che forse, a noi non servono. Watcha gonna do when grief runs wild on you, brother?
Stefano Tevin e l’Onorevole Beniamino Malacarne sono un reboot del classico Dottor Jekyll e Mister Hyde ma, invece di seguire il trend contemporaneo dell’inclusività, deviano dal canone nel fatto di essere ambedue dei fetenti. Nati entrambi nel 1981, uno è una specie di scrittore (romanzi, fumetti, articoli, quella roba lì), l’altro è un lottatore di wrestling. Tevini ti parlerà di fumetti, fantastico e simili, Malacarne di Wrestling (oltre a occuparsi della gestione operativa dei reclami e soprattutto di chi li esprime).