#1
Segnali di fumo? Ammazza, allora questa è scontata! Che poi, figurati, tutta la canzone parte proprio – sembra – da un razzo segnaletico sparato a cazzo da un tizio durante un concerto di Frank Zappa al Casinò di Montreux. I Deep Purple sono alloggiati non molto distanti dal Casinò. Dalle finestre dell’albergo vedono del fumo dall’edificio in fiamme, fumo che a loro appare alzarsi sopra il lago di Ginevra. “Fumo sull’acqua”, appunto. Saranno costretti a cambiare studio di registrazione per il loro nuovo album (che comunque gli verrà benone, eh!). Il disco sarà Machine Head e conterrà quel pezzo, che io ti propongo nella più celebre versione da Made in Japan. [FB]
#2
Dalle mie parti per dire “nebbia” c’é un termine dialettale bellissimo che la rende perfettamente: “fumära”, con la dieresi sulla prima a che la trasforma in una quasi e, allungandola come fossero due. Quando stai tornando a casa da fuori provincia, specie se è notte e inverno, il momento improvviso in cui la fumära cala sulla strada e ti inghiotte, è quello in cui sai che sei quasi arrivato. Un messaggio, un segnale di fumo, per l’appunto. Paolo Conte è un uomo della provincia, uno dei pochi ad aver saputo dare valenza universale a quei luoghi piccoli, sparuti e nebbiosi. In Elegia, una delle sue canzoni più belle, lo dice perfettamente : «Guidavo nella notte, ferma immobile, friabile / venivo da una valle dove annuvola nell’umido». [FP]
#3
Tanti anni fa ho avuto la fortuna di parlare per alcuni minuti con Fernanda Pivano. Avevo vent’anni e un manoscritto da farle leggere e lei la sera sarebbe stata ospite nel cinema di alcuni amici. Ormai molto anziana, mi aspettava seduta su una delle poltrone rosse della sala e appena mi accomodai al suo fianco, con la mia cartelletta tremante fra le mani, mi mise un braccio attorno al collo e cominciò a raccontarmi aneddoti su Bukowski e su De André, senza che io mi fossi nemmeno presentato. Il manoscritto glielo diedi alla fine, ma probabilmente rimase lì fra le poltrone. Fra tutte le cose raffazzonate che raccontò, una mi colpì. «Il verso che più amo di Fabrizio», mi disse Fernanda «è quando dice che c’è un dollaro d’argento sul fondo del Sand Creek». [FP]
#4
Claudio Rocchi, nell’altra copertina di Volo Magico n. 1, quella dove c’è lui con i capelli lunghi e la chitarra, mi ha sempre ricordato un nativo americano. Di certo Volo Magico è uno dei suoi rituali, un segnale di fumo attraverso il tempo. [FP]
#5
I segnali di fumo sono uno dei media che Marshall McLuhan non ha inserito in alcun modo nel suo Understanding Media. Non che non gliene fregasse niente. Dicono amasse una barzelletta che parlava proprio di quello strumento del comunicare.
Ci sono due indiani che comunicano tra loro da due cucuzzoli in Arizona con i segnali di fumo. A un certo punto, poco lontano, testano una bomba atomica e il fungo si leva altissimo. Quando la nube si dissolve, uno dei due indiani manda all’altro un messaggio che dice: «Dannazione! Se solo lo avessi detto io!»
Ecco. I segnali di fumo sono il modo di comunicare di una società pretecnologica che deve sintetizzare al massimo le informazioni. Hai presente quando hai voglia di andare a dormire e WhatsApp fa ancora BZZZ BZZZ? Con i segnali di fumo non può succedere. McLuhan, con la sua barzelletta, ci fa notare che quei segnali possono tornare utili anche in una società post apocalittica. E, allora, sfodero senza paura un Guccini tra i più pesi, ma interpretato dalla voce di Augusto Daolio. (Faccio notare – un po’ per fare il pomicione con Lorenzo, un po’ perché la sua morte mi aveva fatto male davvero – che al basso c’è Dante Pergreffi). [PI]
#6
Il mondo finisce tra cinque anni. Non ci sono più media capaci di raccontare le notizie più atroci. Tocca a Ziggy allora prendere questi cocci di notizia montarli in forma di ballata e cantarli a voce spiegata. [PI]
#7
L’apocalisse – con l’enorme nuvola di fumo nero che si porta dietro – mica si deve per forza accompagnare a fame, guerra, peste e morte. Può arrivare, con un passo di danza un po’ cafone, tra corpi svestiti, sudati e carichi di desiderio. (Il desiderio è un’ottima ragione che può spingere i corpi ad ammassarsi; decisamente migliore della vittoria di una squadra di calcio). [PI]
#8
La smoking gun è un segnale di fumo, molto definito, di colpevolezza. Indiana, vero nome Lauren Henson, cantante e compositrice britannica di Loughborogouh. La segnalo per il testo particolarmente cretino: «I’m in possession of a smoking gun / And I wanna hurt you just for fun / It’s nothing you’ve said, it’s nothing you’ve done / I wanna hurt you just for fun». [AS]
#9
Noiosissimi fino alla morte, ma con un nome bellissimo. E il pezzo si intitola segnali di fumo. Non possono non starci in questa playlist. [BB]
#10
Phoebe Lucille Bridgers è proprio il tipo di cantautrice che a me piace tanto. Un sacco simile a tutte le altre e senza particolare originalità nella voce né nella scrittura. Roba adattissimo da ascoltare mentre guidi nella notte. Ha due dischi all’attivo, e nel primo, c’è questa traccia, che mi sembra giusta per la playlist. Non trovate anche voi? [BB]
#11
E poi questo pezzo di Fabri Fibra: le parole sono segnali, e come i segnali, spesso se ne vanno in fumo. [BB]
#12
Dio fuma Avana. E usa il fumo dei suoi sigari per mandarci i suoi messaggi. Dice che il Paradiso è dei fumatori. E se lo dice Dio, possiamo non credergli? [BB]
#13
Il segnale di fumo è forte, quando il fumatore è Serge Gainsbourg, uno che per raggiungerlo dovevi affettare il nebbione da Gitanes che lo circondava. Mi pare giusto quindi andare a ripescare questa versione veramente sciagurata di Smoke Gets in Your Eyes, intessuta su un blues dell’imbecille che sembra una parodia e non capisci bene cosa volessero fare quelli che l’hanno prodotto, se il problema è che sono francesi o che stanno prendendo per il culo. Si rimane in un dubbio decisamente fumoso mentre Gainsbourg fa sornionamente strame del pezzo reso appiccicosissimo dalla reiterazione radiofonica e non solo della versione dei Platters. L’autore, Jerome Kern, ha dalla sua anche quello spettacolare campo di gioco per jazzisti che è All The Things You Are, dove a far strame (e figure di palta) siamo noi suonatori della domenica. Serge, invece, poteva fare il cazzo che gli pareva e andava sempre bene! [LC]
#14
Sì, tutti bravi a indicare il fumo sull’acqua col riffone di Ritchie Blackmore NA!-NA!-NAAAA! NA!-NA!-NA!NAAAAAHH!,ma cosa stavano effettivamente suonando Zappa e soci quando lo scemo con la pistola a razzi di segnalazione (anche se forse erano fiammiferi…) diede fuoco al casino di Montreux? Certo, qui siamo sul repertorio zappiano abbastanza difficile – non è Joe’s Garage, quindi se ti metti ad ascoltare ti tocca fare attenzione e ci sta che non ti accorgi che il posto sta prendendo fuoco. Fortunatamente non si fece troppo male nessuno, il piromane fuggì, dell’equipaggiamento della band si salvò solo un cowbell (!). Era il 4 dicembre, Santa Barbara la santa del giorno, patrona dei pompieri e degli artificieri, giustamente. Zappa morirà in un altro 4 dicembre, ventidue anni dopo. [LC]