Il punto della storia

Francesco Pelosi | Ritratti |
disegno di alpraz

«Allora, da che punto della storia vuoi cominciare?» 

A poco a poco, nel mezzo di un bagliore bianco, si delinea una figura. È il vecchio Mago, e ti sta parlando. Tu guardi fisso la sua bocca che si muove lentamente. Articola parole più simili a formule esoteriche, intervallandole, quasi una per una, con il fumo delle silk cut ininterrotte fra le labbra. Non sai cosa rispondergli. Ma non c’é n’é bisogno, perché continua lui.
«Il pattern ormai l’hai capito, no? Arrivi per caso in un bar che non c’é, entri e ti imbatti in qualche strano personaggio che altri non é che la versione invecchiata dei fumetti che ami. Parlate un po’ e poi qualcuno o qualcosa fa svegliare il vecchio Big En, il tizio addormentato lì sul bancone. Lui starnutisce e tutto scompare. CHOW!, fa. E ti risvegli dal sogno».
Poi l’uomo di fronte a te fa una pausa e prende un respiro che gli costa quasi mezza sigaretta. Tiene tutto quel fumo dentro di sé per venti secondi buoni e poi quando finalmente lo lascia andare, questo gli esplode fuori dal naso e dalla bocca, scorrendogli sull’intera faccia, come una cascata al contrario. E a quel punto fa il suo affondo.
«Resta da capire chi sei tu», dice.

Il Mago veste un impermeabile logoro, e sotto ha un completo altrettanto sgualcito. Ha la barba e i capelli biondi e lunghi, questi ultimi raccolti in una grossa coda dietro la nuca. Le mani, grosse, rugose e avvizzite, sono tempestate di anelli di ogni forma e dimensione. La litania della sua voce stordisce, ti astrae dal tempo e dallo spazio, ma guardandoti intorno capisci di essere ancora qui, in quel bar che non c’è.
«Una volta deciso questo», continua lui, «poi potrai davvero entrare e uscire da qui a tuo piacimento. In ogni istante della narrazione. E così potremmo anche cominciare a interrogarci su cosa ci sia veramente là fuori… E su cosa sia questo bar».
Poi ti passa un foglietto piegato sul tavolo e un potente dejà vu ti scuote. Lo apri, sapendo che ti troverai a leggere una rivista rivoluzionaria stampata in bianco, nero e rosa. E invece c’è solo un disegno. Sembra la ruota di una bicicletta.
«Te l’ho già detto», ti incalza, «gli antichi egizi vedevano la nostra anima come il centro di una ruota dalla quale partono infiniti raggi. Ognuno di quei raggi è una vita che viviamo. Una nostra incarnazione, se vuoi. O forse, una fantasia sulla quale ci intestardiamo, un sogno. La vita che crediamo reale, quella che consideriamo il presente, è solo il raggio su cui la nostra anima è concentrata in questo momento».
Forse cominci a capire. L’ultima volta avevi aderito a una rivoluzione. Chissà com’è finita. Non te lo ricordi, ma visto che sei ancora qui, probabilmente male. Oppure no, magari quella storia sta continuando in un altro raggio della ruota e ora ti stai concentrando su un’altra.
«Non esattamente», ti dice il Mago, rispondendo ai tuoi pensieri, «ma ci sei quasi. Certo, se continui a venire qui, ci sarai sempre e soltanto quasi. Per conto mio, è comunque il miglior modo di esserci. Né di qua né di là, né sopra, né sotto, ma dappertutto… Per intenderci,guarda alle tue spalle».
Lo fissi per un istante prima di deciderti a fare quel che dice. Sta fumando, ovvio. E mentre ancora una volta, un nubifragio di fumo sbuffa dalla cavità oracolare, ti volti lentamente all’indietro, senza sapere cosa ti aspetta. 

Ora, se vuoi, puoi fermarti qui. Non continuare a leggere. Puoi alzarti lentamente, raggiungere il bancone, farti un ultimo goccio e poi solleticare il naso del vecchio Big En con le dita. E in meno di un secondo sarai altrove.
Se invece una parte di te vuole continuare, non devi far altro che completare la rotazione della testa e del busto e andare avanti a leggere.

E così ti vedi. Alle tue spalle ci sei tu che stai entrando in questo bar che non c’è.
E così ti vedi. Davanti a te, ci sei tu che stai parlando al tavolo con il Mago.
E non sai più che fare.
Quel che ti è stato detto poco fa – o che forse ti sarà detto a breve – riecheggia nell’aria. «Resta da capire chi sei tu». Ma per fortuna, ci pensa il vecchio Big En a cavarti d’impaccio.

«CHOW!», fa.

E il Mago scompare. Scompare il bar e scompari anche tu. Due volte.
A poco a poco, nel mezzo di un bagliore bianco si delinea una figura. Ti sta parlando. E tu guardi fisso la sua bocca che si muove lentamente.

«Allora, da che punto della storia vuoi cominciare?»

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