Francesca Ghermandi: Come ti creo un personaggio (quattro di quattro)

Quasi | Plat du jour |

di Francesca Ghermandi

Questa è l’ultima parte. QUI la prima, QUI la seconda e QUI la terza.

2011

Per 4 mesi, ho costruito e realizzato una rivista a fumetti insieme a dei ragazzi di un centro che si occupa di salute mentale con le coordinatrici Bibi Bizarro e Silvia Ferro. È stata un’esperienza bellissima e istruttiva, durante la quale ho aiutato le persone a ritrovare il filo dei personaggi che volevano realizzare. Lì ho capito quanto sia importante riuscire a fare il primo passo nell’invenzione di un carattere che darà poi vita a una storia.
La rivista, con copertina stampata in serigrafia dalla Galleria Squadro, è stata presentata quell’anno alla libreria Modo di Bologna. La rivista si chiamava “Cinno Selvaggio” (a Bologna “cinno” significa bambino) e il primo numero che ho seguito io aveva come tema “I Misteri di Bologna” e doveva essere una guida strampalata per turisti. Il secondo numero è stato fatto sotto la direzione di Andrea Bruno.

Il Giorno del Pacchino (“Canicola Bambini” n.10)
Questa storiella a colori, racconta di liti fra bambini ricchi e bambini poveri. I ricchi sono pupazzi che hanno giochi pazzeschi, mentre la povera di turno è una bambina brutta e intelligentissima che distruggerà l’ego degli altri cinni. Da questa storia è uscito il personaggio della bambola Mary Jane, simile a una che desideravo ardentemente da piccola ma costava un botto ed è rimasta un desiderio: la bambola Koky della Mattel. La desideravo così tanto anche perché mio fratello più grande, impietosito dalla mia ignoranza a scuola (in 2a elementare!), oltre a farmi i compiti sbagliati da farmi ridere dietro a scuola, se ne approfittava per raccontarmi che Koky era una bambola che diventava tua amica e ti faceva i compiti. E io ci credevo.

A cartoon of an elephant

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Nel 2012 sono stata 3 mesi in Francia, al seguito del mio compagno, Gianluigi Toccafondo, che faceva una residenza di cinema d’animazione. Qui lavoravo tutti i giorni per le mie solite illustrazioni e alla ricerca di una nuova storia da raccontare.
Ho letto una marea di libri e ho disegnato una marea di personaggi, per lo più bambini e piccole storielle. Ho faticato a mettere insieme tutto, era troppo. Cercavo una trama che reggesse. Pure il Decameron in parte mi sono letta (cioè, su wikipedia), ma tutte le trame mi allontanavano sempre dai personaggi e così negli anni a venire, ho iniziato a realizzare dei piccoli fumetti che ho in minima parte pubblicato (su “Internazionale”, sulla mia pagina Instagram e in altri posti). Alcuni di questi personaggi sono tornati nell’ultimo libro. I Selvaggi, per esempio, sono presi da storie disegnate in quel periodo.

Il 2013  è un anno in cui ho disegnato pochissimo (è morta mia madre) e dove ho iniziato ad archiviare i lavori dei miei genitori. Nel 2016 sono stati pubblicati due cataloghi su di loro per mostre separate, frutto di tutto questo lungo e intenso lavoro.

Nel 2014 sono stata in Giappone per 15 giorni a fare un lavoro di pubblicità. In pratica dovevo creare delle storielle e ogni sera presentavo quello che avevo fatto.
Tra i personaggi inventati ce n’è uno che ho ripreso nell’ultimo libro: l’omino-meccanico che scappa dalla testa di Barney.

Nel 2015 ho iniziato a lavorare come aiuto/tuttofare di Gianluigi per Opera Camion, un’idea che si proponeva di portare l’opera nei quartieri popolari. Qui ho imparato, si fa per dire, a fare i pupazzi. È vero che ancora si ricordano di un’enorme testone di Don Giovanni che stava per decapitare un’attrice, ma dai macchinisti ho avuto un sacco di suggerimenti. Qui mi è venuta l’idea che i cantanti dovessero portare le maschere, delle facce che coprissero la loro, per lo più, pessima recitazione ed esaltassero il loro meraviglioso canto. Ma è chiaro che l’idea è stata bocciata prima di nascere: le maschere possono solo impedire il libero canto!
Nello stesso anno, comincio a lavorare all’ultimo libro, i misteri dell’oceano intergalattico, per un editore giapponese.

2016 Mary Jane Mania (“Falso”, rivista a numero unico edita da Moltimedia fattoria digitale).
In questa storiella riprendo la bambola Mary Jane, desiderio di tutti i bambini. È una storia di cruda realtà: dei genitori partecipano a un reality con i loro finti bambini (in questo futuro i genitori possono avere bambini-pupazzi della Mattel) per vincere l’agognata bambola. A coordinare i poveretti in diretta-voce dallo studio: un cronista e la suocera (la pazza che ha organizzato il tutto).
Questa storia è uscita anche, in una versione in bianco/nero, su Fumetti di Menare (In Your Face Comix).

2020 Sunrise Boulevard (Pandemia, Zooo print&press)
In questa breve storiella riprendo dei personaggi realizzati nel 2012: Zio Boris e le sue due nipoti. Zio Boris è uno zio bugiardo che non leva mai il culo dalla sua postazione internet. Per questo gli vengono affidate le due nipoti, lui sa inventare storie e mega-balle. Nei vecchi fumetti, le bambine riuscivano a scappare e ad arrivare persino nel mondo dei Selvaggi. Qui niente, c’è la pandemia, e lo zio deve trovare il modo di farle stare buone a casa senza infastidirlo.

2022 Il Teatro di Bumbòz (work in Progress sulla creazione di un avanspettacolo di pupazzi/marionette e stop motion, sui testi di Raffaello Baldini, ideato e disegnato da me e Gianluigi, con Nicoletta Fabbri e Rosanna Lama). In questo caso, per realizzare le facce dei personaggi, ho illustrato e sceneggiato a fumetti tante poesie di Baldini.

2023 I Misteri dell’Oceano Intergalattico (Eris edizioni)
Barney nasce così.
A 4 anni, come dicevo sopra, fui strappata da un luogo incantato sulle colline bolognesi. Andammo ad abitare in città, in una grande prigione dove non c’era giardino e non potevo mai uscire.
L’asilo era un’altra prigione di pazzi, un posto dove c’era un solo albero nel mezzo del cortile di cemento.
A casa però avevo un amico, un cane di plastica con le rotelle. Era lo stampo preciso di un Basset hound e sembrava un cane vero anche perché le rotelle erano nascoste! Si chiamava Barney e in famiglia già ci consideravano una coppia di comici.
Ricordo che nei primi anni (o forse erano i primi mesi?) in tutta autonomia, potevo solo percorrere un vicolo che portava da casa mia alla casa di mia nonna, un’altra prigione, ma qui almeno c’era un terrazzino. Quindi, quel percorso era l’unico posto dove potevo vedere cosa c’era fuori: gente che camminava portando al guinzaglio cani. E allora decisi di andare con Barney, il mio cane di plastica con le rotelle nascoste e fingermi una che girava con un cane vero. Ma nessuno ci cascava, giusto io.
Comunque per me, per tutta l’infanzia, Barney è stato davvero un amico e così ho pensato che il protagonista della storia doveva essere lui.

Paulie è una persona vera. Si chiama Lorenzo e sulla terra fa il chirurgo maxillo-facciale. Quando l’ho conosciuto, lui era solo il marito della sorella di un mio amico. Ci vedevamo ai capodanni con bambini perché avevamo due bimbe della stessa età (due soggetti che nelle mie storie ritornano spesso).
L’ho rivisto perché lavorava nel reparto sotto a quello dov’era ricoverata mia madre e come medico è stato una persona umanamente eccezionale: mi ha fatto ridere, mi ha fatto conoscere i suoi amici e su tutto, nel 2015, mi ha portato a fare un corso di vela all’isola di Caprera dove, in qualche anno, abbiamo conosciuto molti personaggi finiti nella storia: il Danish, che è un vero velista e di mestiere porta i turisti in giro per l’arcipelago, il Ronzino, un tipetto milanese che ama portare caschi alla cavallerizza e tanti altri. Questo luogo è affollato da una tale diversità di personaggi che neppure in una grande stazione potresti trovare. Per me è stato come il viaggio di Darwin sulla Beagle, quando arriva alle Galapagos.

In ultimo, ma non vorrei dilungarmi, un personaggio laterale ma che ha caricato lo spirito dei personaggi: la cagna BooBoo.
Mia nipote Marta è un’attrice comica (cioè, nella vita fa la direttrice di un centro culturale) e dà voce a tutti in modo esilarante. È una maniaca dei cani abbandonati, (vive in Inghilterra e ha preso quell’abitudine) e si è pure fatta arrivare da un posto in Romania che aiuta gli animali abbandonati, un cane pestifero: la cagna BooBoo alla quale dà la voce per spiegare perché è così arrabbiata. La prima volta che l’ho vista, stava in cucina in un punto strategico per azzannare le caviglie degli avventori. Io non l’ho minimamente considerata, cioè, non me ne ero accorta che stava lì e pare che proprio il fatto di farmi i fatti miei l’abbia rabbonita  (proprio come l’unico gay del villaggio nella serie Little Britain, che rimane basito in un mondo che non discrimina i gay) e per la prima volta, non ha assalito un estraneo che apriva il frigorifero: l’avevo presa in contropiede  con la stessa strategia di Barney e Paulie quando giocano a tappi.

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