Il giorno dopo essere rientrata dalle vacanze, mi sono iscritta in palestra, con la ferma intenzione di perdere i dieci chilogrammi che ho guadagnato nell’ultimo anno. Le cause sono tre: l’età, l’aver smesso di fumare e l’aver comprato lavatrice e asciugatrice. Questo probabilmente è il motivo principale, perché non cammino più avanti e indietro dalla lavanderia a gettoni a casa, trascinando enormi sacchi di panni. Una fatica che mi manteneva incredibilmente in forma.
«Guarda che, per dimagrire, serve la matematica, non la palestra. Devi mangiare meno di quello che consumi.»
Certo. Dal punto di vista scientifico, il dimagrimento dipende dal bilancioenergetico: se introduci più energia di quanta ne consumi, ingrassi; se consumi più energia di quanta ne assumi, dimagrisci. Però io mangio poco, sicuramente meno del mio fabbisogno giornaliero e ingrasso lo stesso.
«È una questione di principio. Aumenti di peso perché accumuli materia. Perdi peso se la consumi, convertendola in energia utile a svolgere un lavoro.»
Eh sì, lo diceva Clausius nell’Ottocento formulando le leggi della termodinamica. L’età e la mancanza di fumo mi hanno sicuramente rallentato il metabolismo, rendendolo irreversibilmente meno efficiente. Ma dieci chili sono troppi, considerando che, per colpa del dentista, non posso sgranocchiare patatine, cecini, frutta secca e via dicendo. Più ci penso e più mi convinco: non è una questione di termodinamica, ma di meccanica. Anzi di regolarità.

«È dimostrato che l’attività fisica regolare produce una perdita di peso modesta. Lo vedi anche tu che dopo quaranta minuti di tapis roulant hai bruciato 300 kcal. Ti mangi una fetta di torta alla Robiola e le hai reintegrate.»
È qui che sbagli. La torta alla Robiola la mangiavo anche prima. È indubbio che il cibo sia fondamentale alla nostra sopravvivenza, come tutti i processi termodinamici che portano alla sua trasformazione in molecole vitali. Tuttavia, se le cellule non funzionassero con regolarità, lavorando in sinergia come gli ingranaggi di un orologio, il cibo non potrebbe svolgere tale importantissimo ruolo. E la sua energia andrebbe sprecata in inutili processi. Senza la regolarità della macchina biologica, la termodinamica della vita non esisterebbe. È il fatto essenziale da tenere in considerazione. E attenzione, non sto dicendo che siamo robot. Tutt’altro. L’orologio va caricato ogni giorno. E la molla chi la stringe? Io essere cosciente. Io soggetto. Come io essere cosciente ho liberamente scelto di comprare lavatrice e asciugatrice e interrompere la routine giornaliera. Assumendomi la responsabilità di ingrassare.
«Ahah, ma la regolarità è matematica. E la matematica è oggettiva, non c’entra niente con la coscienza. Siamo tornati al punto di partenza, se vuoi dimagrire devi calcolare la differenza tra chilocalorie in entrata e chilocalorie in uscita e andare in deficit calorico.»
Non proprio. Anche la matematica non è certezza assoluta. La sua oggettività si fonda su assiomi che accettiamo veri, senza poter essere formalmente dimostrati. Ce lo insegna Gödel con il teorema dell’incompletezza – dove mette in dubbio che si possa formalizzare un qualsiasi enunciato, senza dover introdurre nuovi assiomi – e ce lo insegna la meccanica quantistica, che«ammette la possibilità che anche un orologio in moto regolare possa tutt’a un tratto invertire il suo movimento» (Erwin Schrödinger, Che cos’è la vita?, Adelphi, p.142). Esperienza che io stessa ho vissuto, mentre aiutavo il mio gattino a trapassare. E tu mi vieni a dire che non potrei ingrassare con un bilancio energetico negativo o dimagrire con uno positivo, perché è una logica incomprensibile al cervello?
«Fammi assaggiare un pezzo di torta alla Robiola, per piacere. Non vorrei che mi scagliassi addosso una maledizione come quella dello zingaro nel romanzo di Stephen King, L’occhio del male, e fossi condannato a perder peso inesorabilmente.»
Torta alla Robiola
La torta alla Robiola è un dolce classico di Ravenna, inspiegabile se si pensa che la Robiola non è un formaggio romagnolo. Esisteva prima delle cheesecake e della bacca di vaniglia al supermercato e ha un irresistibile aroma di vanillina. Per via degli albumi montati, durante la cottura si gonfia come fosse un soufflé (legge di Charles o Gay-Lussac), per collassare su sé stessa quando spegnete il forno. Allora si formerà un bel buco al centro, che potete riempire di gelatina o confettura ai frutti rossi, oppure lasciarlo vuoto.

Ingredienti per una tortiera di 22 cm di diametro (6/8 persone)
- 200 gr biscotti secchi tipo Digestive o Oswego
- 120 g burro morbido
- 3 uova taglia M
- 180 g zucchero bianco
- 1 bustina di vanillina
- 60 g di farina bianca per dolci
- 350 g formaggio Robiola (quella a forma di cubo nel banco frigo del supermercato)
- 250 g di panna fresca
- qualche goccia di succo di limone

Procedimento
- Tritate i biscotti insieme al burro utilizzando un mixer da cucina.
- Rivestite la tortiera con carta da forno e stendetevi sopra i biscotti tritati. Per appiattire bene la base, utilizzate il dorso di un cucchiaio o un batticarne. Infine, riponete la tortiera in frigorifero.
- Sgusciate le uova e separate i tuorli dagli albumi. In una ciotola montate a neve gli albumi con il succo di limone, usando le fruste elettriche. Mettete da parte.
- In un’altra ciotola sbattete i tuorli con lo zucchero e la vanillina, usando una frusta. Poi aggiungete la farina setacciata e mescolate formando una pastella.
- Schiacciate la Robiola con i rebbi di una forchetta e amalgamatela al composto di tuorli e farina. Infine, aggiungete la panna (non montata) e create una crema liscia e omogenea.
- Incorporate infine gli albumi precedentemente montati, poco per volta per evitare la formazione di grumi.
- Versate la crema di formaggio così ottenuta sulla tortiera rivestita di biscotti.
- Cuocete in forno a 180°C per 10 minuti, poi abbassate a 160°C e cuocete per altri 70 minuti. Se durante la cottura la superficie della torta diventa troppo dorata, copritela con un foglio di carta stagnola o proteggetela con una teglia da forno rovesciata. Una volta cotta lasciate che la torta si raffreddi nel forno con lo sportello semiaperto.
- Conservate la torta alla Robiola in frigorifero e servitela a partire dal giorno successivo la sua preparazione.


è alla vita numero 4, inclusa l’infanzia, che ricorda a malapena data l’età. La sua psicologa dice che è una studiosa ma lei si ostina a fare cose pratiche come programmare, cucinare e ora anche disegnare.